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Sanità: ricercatori Unimore pubblicano su Journal of Controlled Release

Giovanni-TosiGli studi sulla applicazione della nanomedicina alle patologie del sistema nervoso centrale di due ricercatori dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, la dott.ssa Antonietta Vilella, dottoranda in Neuroscienze, ed il dott. Giovanni Tosi, ricercatore in Tecnologia Farmaceutica, hanno suscitato l’interesse scientifico e l’approvazione alla pubblicazione da parte di una delle più prestigiose riviste di settore farmaceutico: il Journal of Controlled Release.

I due ricercatori modenesi sono i primi firmatari di ben due articoli ospitati sulle pagine della rivista.

La ricerca, multidisciplinare e di interfaccia tra nanotecnologie farmaceutiche e neuroscienze, è il risultato di una proficua collaborazione instauratasi tra il Centro TeFarTI del Dipartimento di Scienze della Vita, diretto dalla prof.ssa Maria Angela Vandelli, il gruppo di ricerca del prof. Michele Zoli del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze, entrambi appartenenti all’Ateneo emiliano, e gruppi di ricerca internazionali dell’Università di Ulm (Germania).

I risultati ottenuti hanno confermato la capacità di nanoparticelle polimeriche biodegradabili e biocompatibili nel superare la barriera emato-encefalica in maniera efficiente e rivelato i bersagli molecolari e cellulari specifici di queste nanoparticelle all’interno delle strutture cerebrali.

“Veicolare efficacemente farmaci a cellule cerebrali a fini terapeutici – affermano gli autori la dott.ssa ssa Antonietta Vilella ed il dott. Giovanni Tosi dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – è un’impresa particolarmente ardua data la barriera biologica da cui è protetto il cervello e la grande eterogeneità cellulare da cui è composto. Questa ricerca dimostra che le differenti popolazioni cellulari cerebrali captano in maniera differente le nanoparticelle e possono quindi essere bersaglio preferenziale dei farmaci che ne siano veicolati. Si è inoltre osservato che questa caratteristica è legata a specifiche proprietà neurochimiche delle cellule bersaglio, in particolare all’espressione della proteina rab5, marker degli endosomi precoci, e della proteina M-SEC, marker dei tunneling nanotube, ponti intercellulari attraverso i quali le nanoparticelle possono spostarsi da cellula a cellula”.

Queste nuove conoscenze aprono importanti prospettive nell’utilizzo di questi nanosistemi altamente ingegnerizzati per il rilascio di farmaci in patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson per le quali ad oggi non esiste una terapia risolutiva.

“L’identificazione dei bersagli cellulari delle nanoparticelle e la comprensione dei meccanismi molecolari che permettono l’entrata delle nanoparticelle nelle cellule ed il loro trasferimento in cellule vicine – affermano i responsabili del progetto il prof. Michele Zoli e la prof.ssa Maria Angela Vandelli dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – forniscono le basi biologiche per la veicolazione di farmaci neuroattivi a specifiche popolazioni di cellule cerebrali. Questo fatto è importante in quanto apre promettenti prospettive per la terapia delle principali malattie neurodegenerative quali la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson”.

 

















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