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Asili nido: dalla Provincia di Modena fondo di oltre 700mila euro

asilo_nidoAmmonta a 760 mila euro il fondo assegnato dalla Provincia di Modena per progetti di estensione dell’offerta educativa per bambini da zero a tre anni. La somma è destinata sia a soggetti pubblici che privati e finanzia la costruzione e la ristrutturazione di edifici per nidi d’infanzia e servizi integrativi o l’acquisto di edifici già adibiti a questo uso oltre all’adeguamento normativo. L’obiettivo è aumentare i posti-bambino distribuendoli equamente sul territorio provinciale con particolare attenzione alle necessità provocate dal sisma del 2012.

«Investire sui bambini – commenta Cristina Ceretti, assessore provinciale all’Istruzione – non significa solo investire nel futuro, ma anche nei cittadini di oggi. Una comunità che sa offrire servizi efficaci per l’infanzia crea infatti migliori possibilità e condizioni lavorative per le giovani madri, particolarmente colpite dalla crisi».

I soggetti pubblici destinatari dei contributi sono il Comune di Nonantola per la costruzione del nuovo asilo nido di Redù, che potrà ospitare 56 bambini; il Comune di Novi per il secondo stralcio dell’intervento di rifunzionalizzazione, ristrutturazione e adeguamento normativo del nido “Mattei” che dopo il sisma era stato riconvertito a sede del Coc; l’Unione Terre d’argine per la ristrutturazione e la messa in sicurezza dell’area esterna del nido “Orso biondo”, danneggiato dal sisma; il Comune di Vignola per l’adeguamento antincendio del nido “Cappuccetto rosso”. Il finanziamento per i soggetti privati è destinato all’acquisto del nido “Babygiò” di Sassuolo.

«Gli interventi finanziati – aggiunge l’assessore – vanno a ripristinare e migliorare anche le aree colpite dal sisma. In quei territori, ma in tutto il sistema dell’educazione all’infanzia, continuiamo a portare avanti l’integrazione tra pubblico e privato che in futuro dovremo avere il coraggio di arricchire ulteriormente, sperimentando forme più flessibili di servizi per venire incontro a quelle madri costrette a sforzi di flessibilità oraria o ai turni, per esempio nel biomedicale».

 

 

 

















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