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Modena: una rete a sostegno di famiglie e persone a disagio

Dalla distribuzione di indumenti e alimenti all’accoglienza residenziale temporanea, dall’attività di supporto per bambini e adolescenti all’attività di informazione e orientamento ai servizi e alle opportunità del territorio, dall’erogazione di contributi economici all’accoglienza e ascolto. E ancora, attività di inclusione delle famiglie nel tessuto sociale, interventi di sostegno all’inserimento lavorativo, servizi di sostegno alla domiciliarità per persone disabili.

Sono solo alcune delle attività di sostegno rivolte a persone e famiglie in situazione di disagio economico, sociale, sanitario o in condizione di isolamento o fragilità, messe in campo dal Comune di Modena e, in forma autonoma, dalle parrocchie, supportate dal Centro di ascolto diocesano. Per sviluppare sinergie e un maggiore coordinamento tra le attività di sostegno svolte, l’assessore alle Politiche sociali, sanitarie e abitative del Comune di Modena Francesca Maletti, il vicario episcopale per la pastorale dell’Arcidiocesi di Modena e Nonantola Don Federico Pigoni, il direttore della Caritas diocesana modenese Giuseppina Caselli e i parroci delle parrocchie cittadine in qualità di presidenti delle Caritas parrocchiali hanno siglato un protocollo triennale. L’obiettivo è individuare le linee di indirizzo per realizzare attività integrate e coordinate tra loro, volte a sostenere l’autonomia e la crescita delle competenze familiari, a supporto dello sviluppo delle famiglie e delle singole persone, e creare condizioni per agevolare i percorsi evolutivi dei nuclei che possono trovarsi in condizioni di difficoltà rispetto alla rete relazionale e ai bisogni primari.

“Il modello operativo che si intende sviluppare è basato sul valore e significato della presa in carico di comunità – afferma l’assessore Maletti – dove il tessuto territoriale di appartenenza si fa carico dei suoi componenti più fragili: le famiglie e i singoli in difficoltà. L’obiettivo è creare un sistema di soggetti in grado di fornire una rete di supporto e protezione alle famiglie sia attraverso interventi materiali, come la fornitura di beni e servizi, sia attraverso la costruzione di una relazione di fiducia e vicinanza che sostenga il singolo o la famiglia nei percorsi d’uscita dalla situazione problematica o che almeno prevenga ulteriori peggioramenti”.

Per Giuseppina Caselli il Protocollo è “un strumento per mettersi in dialogo tra istituzioni e cooperare secondo il principio di sussidiarietà e solidarietà, cioè a favore delle famiglie che, nella comunità locale, si trovano in situazione di disagio o sono prossime a diventarlo. Le Parrocchie sono luoghi nei quali si costruiscono relazioni di fraternità e intorno alle quali convergono le famiglie di quel territorio – prosegue – ed è proprio questa qualità di diffusione capillare, con la quale si manifesta l’identità peculiare di un territorio, che rappresenta un grande valore per la coesione sociale e per la promozione del senso di cittadinanza”.

Nei casi in cui viene ritenuta più efficace una progettazione congiunta, si procede a una lettura condivisa delle situazioni di difficoltà e a una messa in rete delle capacità di intervento, con una corresponsabilità della famiglia o del singolo, cui vengono richiesti impegni precisi commisurati alle capacità. Il progetto inoltre definisce tempi di verifica dell’andamento della situazione locale.

Sulla base del Protocollo, in particolare, il Comune si rende disponibile a supportare le attività del Centro di ascolto diocesano per essere più efficaci verso il servizio delle parrocchie, con particolare riferimento alla promozione di orientamenti culturali comuni e all’attivazione di percorsi di formazione. All’interno di tutti i Poli sociali vengono attivati tavoli di coordinamento, con incontri bimestrali, alla presenza dei referenti delle parrocchie e degli operatori sociali per definire modalità operative comuni e approcci condivisi a partire dalla discussione e dal confronto su ogni singolo caso. Si prevede inoltre l’attivazione di un tavolo, che si incontrerà indicativamente tre volte all’anno, tra il Centro di ascolto diocesano, le Caritas parrocchiali e il Centro stranieri comunale per analizzare i bisogni e gli andamenti. L’Amministrazione manterrà il coordinamento di alcuni progetti specifici, come l’emergenza freddo, il progetto rifugiati e altro, in base alla titolarità delle funzioni.

 

















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