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Ai confini della scienza. L’alchimia nei fondi della biblioteca universitaria di Bologna

BUBLa Biblioteca Universitaria di Bologna, perseguendo l’obiettivo istituzionale della valorizzazione del prezioso patrimonio che conserva, ha progettato e allestito una mostra di manoscritti e libri a stampa antichi di grande interesse storico e di notevole valore estetico, che meritano di essere conosciuti al di fuori della cerchia ristretta degli studi specialistici: si tratta delle opere di argomento alchemico, che la Biblioteca possiede in gran numero.

L’alchimia, cioè l’arte di purificare la materia mutando in oro i metalli vili, è un sapere antichissimo, largamente diffuso e praticato in Europa e in Italia per molti secoli, dal Medioevo a tutto il Seicento e oltre: fu proprio l’avvento dei Lumi a relegarlo pian piano ai margini della cultura ufficiale. Mentre la ricerca dell’oro tra alambicchi e formule indecifrabili può interessare oggi solo gli appassionati di esoterismo, la lunga storia di questa complessa dottrina e il meraviglioso repertorio iconografico che la tradusse in immagini, sono invece oggetto di un crescente interesse da parte degli storici dell’arte e del pubblico, come testimoniano la mostra che gli Uffizi hanno recentemente dedicato a L’alchimia e le arti e quella su La grande magia tuttora in corso nella nostra città presso il MAMbo.

La mostra della BUB coglie dunque questo risveglio d’interesse e lo alimenta offrendo ai visitatori un percorso che si snoda tra manoscritti e libri a stampa, dalle testimonianze più antiche all’ultima fioritura settecentesca. Nel primo codice esposto, ad esempio, troviamo un nome che ci riporta indietro di molti secoli: quello di una Maria sororis Moysis, tradizionalmente identificata con Myriam, sorella di Mosè; si tratta verosimilmente di una donna vissuta all’inizio del III secolo d.C., forse siciliana o copta, ed è la prima alchimista identificabile con un personaggio realmente vissuto e non con una figura mitica. Ma si è dato spazio anche alle grandi raccolte a stampa che tanto contribuirono alla conoscenza e alla diffusione dei testi alchemici, come la cinquecentesca Margarita nouella o i grandi volumi della Bibliotheca chemica di Manget, che videro la luce all’inizio del Settecento.

Ammirando opere derivate dalla tradizione araba e preziosi erbari, tra pagine di autori noti, come Raimondo Lullo, oppure quasi sconosciuti, i visitatori seguiranno l’evolversi di una concezione pratico-cosmologica di notevole spessore filosofico e saranno attratti – noi crediamo – soprattutto dalle bellissime immagini che illustrano metaforicamente teorie e procedimenti dell’arte alchemica; tra le più affascinanti segnaliamo le miniature della miscellanea manoscritta che contiene le opere di Nicolas Flamel, alchimista francese di fama leggendaria, e le splendide tavole dell’Amphitheatrum sapientiae aeternae, delizia di ogni bibliofilo e in primis di Umberto Eco.

Si ritiene utile evidenziare infine che questa mostra attinge a diversi fondi della Biblioteca Universitaria; molti manoscritti provengono dal «fondo Caprara», raccolto da un ignoto collezionista francese del XVII secolo, appartenuto poi al conte bolognese Carlo Attendoli Sforza Manzoli e donato alla Biblioteca dell’Istituto delle Scienze dalla sua erede, Vittoria Caprara, intorno al 1727; inoltre, a testimonianza dell’interesse che l’alchimia suscitò per secoli negli intellettuali, a prescindere dalla loro attività, troviamo esposti manoscritti e libri appartenuti al naturalista Ulisse Aldrovandi, allo scienziato Luigi Ferdinando Marsili, allo speziale Ubaldo Zanetti e persino a biblioteche conventuali: neppure la Chiesa, infatti, poteva ignorare i “figli di Ermete”, costantemente in bilico tra ortodossia ed eresia.

Interessarsi oggi all’alchimia significa dunque riscoprire un aspetto della nostra tradizione culturale di grande rilievo storico e artistico, il cui fascino è efficacemente testimoniato dai preziosi materiali della Biblioteca Universitaria.

La mostra è corredata dal Catalogo, che contiene ampie e approfondite schede curate dalle responsabili dei settori Manoscritti e Fondi antichi della BUB, Rita De Tata e Patrizia Moscatelli, e da un’introduzione, curata dalla direttrice, Biancastella Antonino, che guida il visitatore ad addentrarsi lungo un percorso affascinante e misterioso.

 

La Mostra, che inaugura giovedì 13 febbraio alle ore 17.00, sarà aperta nei seguenti orari: lunedì – venerdì 10.00-17.00, sabato 9.30- 13.00 Ingresso libero

13 febbraio – 3 maggio 2014: Atrio Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna Via Zamboni, 35

 

 

















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