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Il Comune di Modena preoccupato per le sorti dell’ex Stazione sperimentale di Agraria

L’assessore al Patrimonio Fabio Poggi, infatti, ha scritto al direttore dell’Ente che gestisce il bene e si è reso disponibile a un incontro per avviare insieme un percorso di valorizzazione dell’immobile la cui alienazione è già stata decisa dallo Stato.

“La palazzina, collocata nel cuore della città – spiega l’assessore Poggi – è stata prestigiosa sede operativa del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura. Chiusa nel 2006 a seguito di una riorganizzazione voluta dal ministero alle Politiche agricole, conserva significativi arredi e laboratori e soprattutto un’importante biblioteca con oltre 12 mila volumi dal ‘700 a oggi e 40 anni di riviste”. Delle sorti dell’Istituto si è fatto carico anche il Consiglio Comunale che nel 2006 ha approvato all’unanimità un ordine del giorno, ma le sollecitazioni al ministero per mantenere attiva la Stazione di Agraria e all’Università per il mantenimento della biblioteca in città non hanno ottenuto i risultati sperati. “Attualmente – afferma l’assessore – l’Ente gestore ha già tentato la vendita che si prospetta tutt’altro che facile e che potrebbe mettere a rischio l’immobile e l’intero patrimonio che vi è custodito. L’Amministrazione comunale si è pertanto resa disponibile a un incontro per individuare gli strumenti necessari a incentivare l’interesse all’acquisto da parte di privati, anche tramite l’eventuale adozione di strumenti di partnership tra enti pubblici previsti dalle normative”.

“Quello delle dismissioni di immobili di proprietà pubblica presenti nel territorio comunale – continua Poggi – è un tema completamente aperto a causa dell’altalenante modo di procedere dello Stato. Il Decreto sul federalismo demaniale (78/2010) ha subito diverse modifiche e, di fatto, per gli Enti locali è stato impossibile contribuire da una parte al recupero e alla valorizzazioni di importanti immobili, dall’altra al reperimento di risorse da destinare alla diminuzione del debito pubblico. Ne è un esempio il caso delle ex Caserme Garibaldi e Sant’Eufemia. Dopo che il Comune ne aveva chiesto la cessione non onerosa ai fini della valorizzazione, l’Agenzia del Demanio, approfittando di un decreto ministeriale del 3 gennaio, ne ha deciso l’alienazione tramite trattativa privata come per altri 40 beni tolti, di fatto, dalle liste del Federalismo demaniale. Ci chiediamo chi, alle attuali condizioni di mercato, potrebbe acquistare immobili del genere, per altro sottoposti ai vincoli della Soprintendenza. E temiamo che, da parte dello Stato, non cercare il coinvolgimento degli Enti locali – conclude Poggi – possa solo prorogare a tempo indeterminato qualsiasi reale azione di valorizzazione di contenitori strategici per lo sviluppo della città”.

 

















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