“La soluzione ai problemi di sovraffollamento del carcere di Modena, risultato tra i più affollati d’Italia dall’indagine di un sindacato delle guardie penitenziarie, deve passare necessariamente attraverso alcuni correttivi a livello nazionale, che hanno iniziato ad essere applicati ma in modo troppo lento e senza le risorse necessarie. Su questo fronte ci stiamo impegnando con energia anche come Anci”.
Lo ha affermato il sindaco di Modena Giorgio Pighi rispondendo giovedì 9 gennaio in Consiglio comunale all’interrogazione di Sandro Bellei (FI-Pdl) sulla “scarsa sicurezza del carcere S. Anna”. Per la precisione, nell’istanza si faceva riferimento “all’aumentato numero dei detenuti e alle cattive condizioni igieniche, dichiarati dal sindacato Polizia carceraria Sappe, che rendono più penosa la permanenza del detenuto ma anche più difficile il lavoro dei troppo pochi agenti”. Bellei ha quindi chiesto al sindaco se intenda intervenire in fretta presso il Ministero di Grazia e Giustizia per segnalare la situazione.
Il sindaco Pighi, ha spiegato che il numero di detenuti è costituito non esclusivamente dai condannati dell’Autorità giudiziaria locale, poiché l’assegnazione definitiva è determinata da un Ispettorato del Ministero di Grazia e Giustizia e tiene conto della vicinanza della famiglia e di altri elementi legati alle condizioni del carcere. “Negli ultimi tre anni il numero di detenuti in Italia è diminuito di 3 mila unità – ha continuato Pighi – ma non basta e non è diminuito quanto avrebbe potuto a causa di limiti a cui si sta cercando di porre rimedio. Il primo correttivo è costituito dalla norma che consente di scontare in detenzione domiciliare pene fino a un anno e mezzo; la disposizione non è però inserita in modo organico all’interno del sistema giudiziario. Inoltre, per riuscire a rendere effettiva la possibilità di misure alternative alla detenzione, occorrono provvedimenti a livello sociale, per esempio se il domicilio non è dichiarato idoneo non vengono riconosciuti i domiciliari e la persona resta in carcere. Il problema – ha affermato il sindaco – è che il nostro sistema ha sempre considerato a costo zero le misure alternative alla detenzione, mentre il detenuto in carcere costa moltissimo: una situazione che determina non solo una profonda ingiustizia ma anche l’impossibilità di adottare certe misure alternative alla detenzione che richiedono adeguata soluzione. Occorre che lo Stato decida di investire risorse in questa direzione se vogliamo evitare che la Corte dei diritti dell’uomo ritenga insufficiente quanto fatto finora”.
Sergio Celloni (Mpc) ha chiesto la trasformazione in interpellanza sottolineando l’alto numero di carcerati immigrati detenuti al Sant’Anna e il costo sociale dei detenuti. “Vorrei dare un suggerimento – ha aggiunto – l’extracomunitario che vuole venire nel nostro Paese, invece di pagare il viaggio al mercato nero degli scafisti, potrebbe dare una cifra al Comune in cui intende risiedere e avere in cambio un permesso di soggiorno di sei mesi rinnovabile, una tessera sanitaria e sei mesi di tempo per trovare un lavoro”.