“Facciamo una premessa: i Cie sono una creazione della legge Turco-Napolitano, e non della Bossi-Fini. E sono stati dettati dall’esigenza di indentificare chi giunge sul territorio italiano privo di documenti, e stabilire se possa rimanervi o debba essere espulso. – precisa Luca Ghelfi (Ncd) – e quindi arriva prima del reato di clandestinità. Perché l’esigenza di sapere chi entra sul territorio, se sia pericoloso, se sia un rifugiato, o un pregiudicato, è antecedente alla definizione del reato. Chiudere il Cie quindi priva di uno strumento, che forse è stato usato male, ma che TUTTI gli stati europei usano per poter fare quelle operazioni appena elencate. Se la sinistra ha altri strumenti, ci faccia sapere quali. Se qualcuno ha dubbi sull’esistenza in Europa di questi centri, visiti il rapporto http://www.migreurop.org, che non è certamente un pericoloso sito di estremisti di destra, per vedere come Nazioni come la Francia, ad esempio, uiano questo mezzo per riconoscere gli stranieri che arrivano sul loro territorio. La vera battaglia doveva essere nel richiedere procedure più veloci, accordi bilaterali con gli stati stranieri, e luoghi più civili dove ospitare le persone. Ma si preferisce chiudere. Chi ora, stranieri sul territorio, è fuori regola cosa farà? O rimarrà in libertà, o aumenterà la popolazione carceraria. Quando alla demagogia dell’utilizzo degli spazi del Cie per le pene alternative, mi chiedo: se non c’erano risorse per fare un bando di gestione che desse qualità agli ospiti, e stipendi ai dipendenti, dove si troveranno le risorse per fare attività di quel genere? Li trova il sindaco? Oppure si fa campagna elettorale sulla pelle dei modenesi raccontando le favole? Insomma, qui si plaude ad una soluzione che è un fallimento dello Stato, e della sicurezza che dovrebbe essere garantita ai cittadini italiani, e ai migranti in regola. Una giornata buia”.