Giacomo e Luigi Vincenzi, padre e figlio, furono argentieri nella Modena Ducale della prima metà dell’Ottocento. Presero forma nella loro bottega i nove candelieri d’argento, con il monogramma di Francesco IV, ritrovati nel mercato antiquario di Parigi, battuti all’asta e ritornati in città grazie al modenese Pietro Cantore.
Una coppia di quei manufatti di alta qualità ed eleganza è stata acquisita dal Museo civico d’arte di Modena grazie a una sottoscrizione pubblica. Esposti in Sala Sernicoli in una teca recante il nome di coloro che hanno contribuito all’acquisto, i candelieri saranno protagonisti della mostra che si inaugura, con un brindisi ai donatori, sabato 7 dicembre alle 17 al Museo civico in largo Porta Sant’Agostino: “I Vincenzi ‘argentieri e bisuttieri della Real Casa’. Vicende di una bottega artigiana nella Modena Austro-Estense”, visitabile fino al 4 maggio 2014.
Giacomo e Luigi Vincenzi furono a capo di uno dei laboratori più fiorenti del Ducato di Modena eccellendo nella produzione di raffinate suppellettili d’ogni tipo destinate a illustri dimore, alla Corte, a chiese della città e del territorio, alla sinagoga e alla cattedrale.
La mostra, curata da Lorenzo Lorenzini, presenta oreficerie sacre e profane accanto alla recente acquisizione ducale e ad alcuni pezzi del corredo di San Geminiano. Alla bottega, situata prima in contrada Castellaro e poi sotto i Portici del Collegio, si deve infatti la più prestigiosa delle commissioni pubbliche dell’epoca: il corredo per l’altare di San Geminiano in Duomo composto di paliotto, scaffe, cornice, lampade, candelieri e vasi che danno sfoggio di uno straordinario repertorio ornamentale desunto da modelli milanesi.
A fianco delle argenterie sacre, realizzate a seguito di un concorso pubblico bandito dalla Municipalità modenese nel 1830, sono esposti i disegni preparatori conservati presso l’Archivio Storico del Comune. Il tema è stato oggetto di una specifica riflessione condotta dal curatore della mostra Lorenzo Lorenzini e pubblicata nel catalogo che la correda. Il catalogo presenta inoltre un’inedita ricerca documentaria, ricca di informazioni e dati nuovi, condotta da Lidia Righi Guerzoni e relativa alla produzione di Giacomo e Luigi Vincenzi e un interessante contributo di Elisabetta Barbolini Ferrari, che ci insegna a guardare e a capire gli argenti antichi fornendo, nello specifico, una chiave di lettura per interpretare i candelieri acquistati. La teca appositamente realizzata nella quale sono esposti è collocata a fianco delle vetrine che ospitano il nucleo di argenterie modenesi di uso domestico giunte in Museo grazie al lascito testamentario di Carlo Sernicoli del 2007.
La mostra è aperta al pubblico gratuitamente dal martedì al venerdì dalle 9 alle 12; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18; il 25 dicembre e l’1 gennaio apertura solo pomeridiana dalle 15 alle 18; chiuso al lunedì.
In collegamento alla mostra è stata realizzata una proposta creativa consistente in due laboratori dedicati alle candele e allo sbalzo.
Per informazioni: Museo civico d’arte, largo Porta Sant’Agostino 337, tel. 059 2033101 o 2033125 (www.comune.modena.it/museoarte).
CANDELIERI AL MUSEO GRAZIE ALLA SOTTOSCRIZIONE
In mostra i raffinati manufatti con il monogramma del Duca donati dai privati cittadini
Dopo essere stati acquistati a Parigi nel 2012 dall’antiquario Pietro Cantore in occasione di una vendita all’asta organizzata dalla nota casa internazionale Sotheby’s, i due candelieri appartenuti a Francesco IV d’Austria-Este sono stati acquisiti dal Museo civico d’arte di Modena grazie a una pubblica sottoscrizione che consente di esporre i preziosi manufatti accanto a quelli della ricca collezione Sernicoli donata al Museo nel 2007.
La sottoscrizione è stata lanciata in contemporanea con quella che, a Torino, ha portato all’acquisto da parte del Museo di Palazzo Madama del servizio settecentesco in porcellana di Meissen proveniente dalla famiglia D’Azeglio.
“Si tratta di un’iniziativa che – spiega Francesca Piccinini, direttrice dei Musei civici modenesi – ha coinvolto la cittadinanza in un’azione di restituzione e di risarcimento del patrimonio. L’obiettivo è stato raggiunto grazie all’impegno e alla generosità di tutti coloro che hanno sostenuto il Museo in questa sfida: singoli cittadini e associazioni culturali che da oggi sono i proprietari di un altro pezzo di storia, ora esposto nelle sale del Museo e assicurato perciò anche al futuro godimento dei cittadini che verranno. Nel mondo occidentale – prosegue la direttrice – le comunità si riconoscono intorno a valori condivisi, tra i quali è fondamentale il rispetto per l’eredità culturale vista come strumento di identità e formazione. Il fenomeno della sottoscrizione o “fund raising” può coinvolgere grandi strutture private, o, semplicemente, il cittadino desideroso di aiutare con somme anche modeste un’istituzione. In Italia negli anni Cinquanta così avvenne, per esempio, per la michelangiolesca ‘Pietà Rondanini’, acquistata dai milanesi con una sottoscrizione che coinvolse perfino larghe fasce del mondo operaio. Nel caso di Modena i cittadini che hanno aderito alla sottoscrizione per l’acquisto dei candelieri ducali con il loro gesto hanno dimostrato quanto il Museo rappresenti l’autocoscienza della comunità cittadina attraverso le opere d’arte e i manufatti ad esso affidati perché li conservi, li esponga e ne faccia oggetto di formazione e diletto”.
DAGLI STUDI, NOVITÀ SULL’OREFICERIA MODENESE
Il ritrovamento dei candelieri ducali e la mostra sui Vincenzi occasione per aggiornare la conoscenza della produzione orafa cittadina nel periodo della Restaurazione
La mostra dedicata alla bottega dei Vincenzi, che fornisce uno spaccato della produzione di argenteria nella capitale del ducato austro-estense durante la prima metà dell’Ottocento, ha fornito l’occasione per aggiornare e approfondire la conoscenza della produzione orafa cittadina nel periodo della Restaurazione.
Gli studi condotti in occasione della mostra, infatti, hanno consentito di colmare alcune lacune, tra cui quelle relative appunto all’opera svolta per la corte estense, con la quale la bottega dei Vincenzi ebbe un rapporto consolidato e privilegiato. Un tema finora inesplorato a causa soprattutto della mancanza di reperti certi, nella convinzione che tutta l’argenteria ducale fosse andata perduta all’indomani dell’esilio di Francesco V d’Austria Este, ultimo duca di Modena, nel 1859.
L’ascesa al trono di Modena di Francesco IV d’Austria d’Este nel 1814 aveva rappresentato per l’argentiere Vincenzi una fortunata tappa della sua carriera, connotata dal punzone con il leone rampante affiancato dalle iniziali “GV” oltre a quello con l’aquiletta estense, tanto da proiettare ai vertici la sua maestria orafa e incrementare di riflesso ulteriori commissioni.
Il 15 giugno 1859, appena quattro giorni dopo l’abbandono di Modena da parte di Francesco V a causa della prevedibile sconfitta degli alleati austriaci, Luigi Zini, commissario provvisorio del re di Sardegna, decretò il sequestro di tutti i beni mobili e immobili della casata estense. Ma nell’inventario redatto per conto del regno sabaudo nell’autunno 1860, della grande ricchezza di argenti di cui era dotata la reggia restavano soltanto alcune posate e rami argentati. Non sembra infatti improbabile – ritengono gli studiosi – che il sovrano, notoriamente assai prudente, approssimandosi la guerra del 1859, avesse fatto trasportare gli argenti della reggia, tutti o in parte, nella villa-castello del Cataro, nei pressi di Padova, così come provvide a fare con le armi antiche, con preziosi codici miniati, quadri, bronzi e monete, oggetto di dibattiti processuali con lo Stato italiano nel 1863-1866.
Di conseguenza, a detta degli storici, non sarebbe da escludere che anche l’argenteria, quando il Veneto passò al Regno d’Italia in seguito alla terza guerra di Indipendenza (1866), venisse trasportata nelle residenze ducali di Vienna e di Wildenwart. Tali ipotesi prendono ora forza dalla constatazione che non tutto questo patrimonio è andato perduto.
La coppia di candelieri recentemente acquisiti dal Museo aggiunge, quindi, un tassello importante alla conoscenza della produzione orafa del periodo, essendo al momento, insieme agli altri candelieri ritrovati a Parigi, la sola sopravvivenza nota dell’immenso patrimonio in suppellettili d’argento delle residenze estensi e costituisce pertanto una preziosa ed unica testimonianza delle committenze ducali.
CREATIVITÀ TRA ARTE DELLO SBALZO E CANDELE
Al Dida, a piano terra di Palazzo dei Musei, laboratori gratuiti l’8 e il 21 dicembre
Un laboratorio rivolto agli adulti per imparare a creare candele l’8 dicembre, e un altro aperto a tutti sull’arte dello sbalzo, il 21 dicembre, per imparare a creare da sé originali addobbi natalizi. Collegata alla mostra “I Vincenzi, argentieri e bisuttieri della Real Casa” c’è anche una proposta creativa a cura di “Dida”, il laboratorio didattico a piano terra di Palazzo dei Musei, incentrata appunto su due opportunità di apprendere a realizzare candele e addobbi per le festività tramite la tecnica dello sbalzo.
Con “Illumina il tuo Natale!”, domenica 8 dicembre in due turni, dalle 15 alle 17 e dalle 17 alle 19, i partecipanti potranno realizzare candele profumate e galleggianti; l’attività sarà condotta da Renata e Michele di “Cera una candela”, esperti nella produzione artigianale di oggettistica in cera profumata (la prenotazione è obbligatoria al numero di telefono 059 2033121).
Il laboratorio “Argentieri si diventa”, invece, sarà aperto a tutti a orario libero e continuato dalle 15 alle 19 di sabato 21 dicembre. Consentirà al pubblico di approfittare di un’occasione unica per calarsi nei panni dei maestri argentieri scoprendo l’antica tecnica decorativa dello sbalzo, che si effettua sul rovescio delle lastre di metallo. Lavorando su lastrine di rame con punzoni, bulini, ceselli dalla testa arrotondata e strumenti variamente sagomati, bambini, ragazzi e adulti potranno sperimentare, in modo libero e creativo, l’utilizzo dei diversi strumenti e realizzare originali addobbi natalizi.