Con oltre 300 imprese costruttrici, una produzione in crescita del 3,2% e un giro d’affari di 7,5 miliardi di euro (2012*) quello delle macchine agricole piazza l’Italia tra i big mondiali del settore, terza nella classifica dei Paesi esportatori, dietro colossi come Germania e Usa. Si tratta di un’industria che – al pari di molte altre, ormai – viaggia da qualche anno a due velocità. Penalizzata sul mercato interno, dove le immatricolazioni di trattori (2012) hanno registrato una flessione di quasi 17 punti percentuali, al contrario fa rilevare una crescita piuttosto sostenuta sui mercati esteri, dove le vendite, nel 2012, sono aumentate di oltre il 7% (dato Istat).
L’Emilia-Romagna è la regione leader nazionale del settore, con un quarto dell’export nazionale e dei fatturati.
Per analizzare le caratteristiche e le potenzialità del Distretto delle Macchine Agricole di Reggio Emilia e Modena, UniCredit – con la collaborazione della Camera di Commercio di Reggio Emilia – ha organizzato un Forum Economia: uno specifico seminario di approfondimento sul settore produttivo che ha il cuore nell’area emiliana e che si è svolta oggi a Palazzo Scaruffi, presso la sede della Camera di Commercio di Reggio Emilia, coinvolgendo una quarantina di imprenditori emiliani, in prevalenza dell’area di Reggio e provincia.
All’incontro, avviato dalle riflessioni proposte da Enrico Bini, Presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia e da Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord UniCredit, hanno partecipato Massimo Morselli, Responsabile Area Commerciale Reggio Emilia di UniCredit; Riccardo Masoero, Responsabile Territorial&Sectorial Intelligence di UniCredit; Vito Noto, Responsabile Credit Hub UniCredit; e, in qualità di testimonial, Remo Paterlini, Amministratore Unico Paterlini Srl.
Nel corso del Forum sono state illustrate le caratteristiche di questo Distretto nel quale hanno le loro sedi produttive grandi imprese industriali conosciute a livello mondiale. Sono inoltre presenti un buon numero di imprese di medie e piccole dimensioni, fortemente specializzate in specifiche nicchie del mercato.
Vi sono poi imprese di dimensione artigiana che, pur lavorando nell’indotto della fornitura e subfornitura, sono spesso contraddistinte da un forte orientamento all’innovazione.
Nell’area si rileva un fatturato aggregato nel 2012 di 1,8 miliardi euro, in calo di circa il 7% rispetto all’anno precedente. Un risultato al quale ha certo contribuito il terribile sisma che ha colpito il territorio.
Nel campione analizzato da UniCredit prevalgono le imprese (70%) che nell’ultimo anno registrano un calo di fatturato. Presenta un fatturato in crescita, invece, poco meno del 30% del campione di aziende che vede riportare risultati positivi soprattutto da medie e piccole imprese.
“Il Distretto delle Macchine Agricole di Reggio Emilia e Modena è una realtà produttiva solida e d’eccellenza che va sostenuta e incoraggiata in un percorso di rilancio e sviluppo – dice Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord UniCredit -. La creazione di Reti, la sinergia tra i principali attori dell’area, l’innovazione e l’apertura a nuovi mercati possono costituire proficui percorsi da seguire in tal senso. UniCredit con il suo impegno quotidiano, declinato attraverso le agenzie e i team sul territorio, e con iniziative come questo Forum Economia vuole sottolineare la rilevanza strategica dell’internazionalizzazione nelle prospettive future di un distretto che si distingue per le produzioni qualificate e altamente apprezzate e analizzare i punti di forza e le aree di miglioramento del settore, mettendo a disposizione la propria esperienza e le proprie risorse. Grazie alla unicità della Rete del nostro Gruppo, presente nel mondo con un network distribuito in 50 mercati, con più di 9.200 sportelli e oltre 155.000 dipendenti, possiamo offrire una partnership distintiva per le imprese che vogliono ricercare nuove opportunità di business all’estero”.
“E proprio nell’ambito del rafforzamento delle azioni sull’export – ha ricordato il presidente della Camera di Commercio, Enrico Bini – rientrano anche le nuove iniziative riservate dall’Ente camerale al settore della meccanica agricola. Due gli eventi già in programma: il 23 e il 24 gennaio prossimo metteremo a confronto le nostre imprese della meccanica agricola con operatori provenienti da 5 paesi dell’ex Unione Sovietica, mentre il 27 marzo 2014 l’iniziativa sarà poi ripetuta con operatori russi, con una giornata dedicata ad incontri individuali tra le nostre imprese e gli ospiti di un Paese interessato a nuove partnership commerciali con il nostro territorio. Si tratta – ha concluso Bini – di appuntamenti pensati ed organizzati proprio per agevolare e sostenere le attività commerciali delle aziende reggiane in aree in cui si riscontrano nuove e buone opportunità di sviluppo”.
Distretto emiliano: i punti di forza
Il distretto emiliano della meccanica agricola è considerato leader mondiale per varietà e versatilità della produzione, in molti importanti segmenti delle macchine agricole. Ciò è reso possibile dall’organizzazione in filiera e dalla presenza di uno storico indotto meccanico, condiviso con il mondo dell’automotive, che ha il suo plus competitivo nelle competenze umane e tecnologiche.
È grazie alla disponibilità di un indotto di tale qualità che possono essere garantiti elevati livelli di flessibilità all’intera filiera locale del settore.
Le competenze ingegneristiche e la specializzazione delle maestranze sono elementi fondamentali sui quali si basa la capacità competitiva delle imprese del distretto.
Nonostante la pesante e prolungata crisi del mercato domestico, con volumi produttivi scesi del 27% tra 2007 e 2011, il distretto reggiano ha retto l’urto in termini occupazionali, senza toccare le maestranze e nonostante cali di fatturato e margini.
Si è fatto un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, ma si è così salvaguardato l’importante patrimonio di competenze umane e di expertise.
E i punti deboli
Le dimensioni di impresa che contraddistinguono le imprese del distretto (in particolare le PMI) sono di fatto il limite implicito e la causa di tutti i principali punti di debolezza segnalati per il distretto, nonostante il processo di selezione in atto negli ultimi decenni.
Le dimensioni aziendali (anche dei gruppi di maggiori dimensioni) delle imprese locali sono di gran lunga inferiori a quelle dei leader internazionali del settore, la conseguenza diretta è un minor accesso alle economie di scala, che rende i costruttori reggiani svantaggiati rispetto ai più grandi competitor internazionali.
Le dimensioni di impresa che contraddistinguono le imprese del distretto (in particolare le PMI) sono di fatto il limite implicito e la causa di tutti i principali punti di debolezza segnalati per il distretto, nonostante il processo di selezione in atto negli ultimi decenni.
La ridotta capacità delle piccole imprese di fare sistema, aggregandosi per arrivare direttamente sul mercato finale e ai clienti esteri, è la prima causa della moria di molte imprese che non hanno retto l’impatto della crisi.
Anche i consorzi artigiani creati finora hanno operato per lo più sul fronte fieristico, dimostrando capacità limitate di accompagnare lo sviluppo.
Il fronte dell’export
Già oggi una rilevante quota dei volumi prodotti viene esportata, nel 2012 l’export di Modena è stato di 107 milioni di euro, mentre per Reggio Emilia, di 466 milioni.
Il trend dell’export di distretto, sia nel 2012 che nel 1° semestre 2013, è – tuttavia – risultato meno performante di quello nazionale, ciò è dovuto alla molteplicità di piccole imprese che lavorano esclusivamente su base locale, mentre l’export è fatto prevalentemente dai grandi produttori, che talvolta hanno stabilimenti nel distretto, ma il cui export viene contabilizzato su altre regioni italiane.
L’export è in ogni caso l’unica via per compensare la debolezza strutturale della domanda interna. Oggi sono Francia e Germania i principali mercati di sbocco, ma il made in Italy può e deve puntare di più su Africa, Russia, Middle e Far East, in particolare India e Cina.
(* dati elaborazione Unacoma, Federazione Nazionale Produttori Macchine Agricole)