“Il faro mondiale della ricerca sulle staminali è qui a Modena. Qui si fanno cose che non si fanno in nessun’altra parte del mondo”. A dichiararlo è la senatrice a vita Elena Cattaneo, scienziata di fama mondiale, in visita oggi al Centro di Medicina Rigenerativa di via Gottardi. Il Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio, inaugurato nell’ottobre del 2008, è una struttura all’avanguardia a livello internazionale, dedicata alla ricerca avanzata sulle cellule staminali epiteliali e alle loro applicazioni cliniche. Qui si ricostruiscono e, all’occorrenza, si correggono geneticamente gli epiteli di rivestimento per curare malattie o lesioni per le quali non esistono alternative terapeutiche. Nel caso delle grandi ustioni, quelle che colpiscono più dell’ottanta per cento della superficie corporea, la medicina rigenerativa fornisce l’unica cura salva-vita possibile. In queste circostanze si può solo intervenire cercando di recuperare qualche centimetro quadrato di pelle rimasta illesa per produrre in laboratorio lembi di tessuto con i quali riparare le ferite. A utilizzare per primo in Europa questo protocollo terapeutico è stato il professor Michele De Luca, che dirige oggi il Centro di Medicina Rigenerativa.
“Il Centro di Medicina Rigenerativa – spiega il presidente della Fondazione Andrea Landi – ha rappresentato un intervento ragguardevole e tra i maggiori sinora sostenuti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che lo ha finanziato interamente con un impegno di 13 milioni di euro, realizzando tutte le opere strutturali, architettoniche e impiantistiche. La Fondazione si è anche occupata della fase di
progettazione e realizzazione, garantendo tempi rapidi, appena venti mesi, e un’organizzazione efficiente. Non è un caso – aggiunge Landi – che un centro di ricerca con queste caratteristiche sia nato proprio a Modena. Qui si è realizzata una congiunzione favorevole tra la Fondazione, l’Università e la città che insieme hanno creduto fortemente in questo progetto”.
L’edificio è un parallelepipedo con base 40×25 metri, alto 13,50 metri, diviso su tre livelli, ognuno con superficie pari a mille metri quadrati. Il progetto architettonico, a cura del team dello studio ZPZ Partners, coordinato dall’architetto Gioia Bertocchi della Fondazione CRMO, si caratterizza per l’aspetto esterno a “pattern” che riproduce la struttura cellulare dell’epitelio animale. I pannelli sono elementi prefabbricati e alleggeriti, rivestiti da uno strato di polistirene omogeneo su tutta la superficie e da un decoro a rilievo sempre in polistirene; un cappotto di intonaco rinforzato con fibre di vetro riveste tutta la facciata.
Al piano terra sono collocate attività di gestione e ricerca, magazzini e locali tecnici. Al primo piano, dedicato alla ricerca di base, sono collocati il laboratorio di biochimica, biologia cellulare e biologia molecolare. Al secondo piano prevalgono i laboratori di colture cellulari, 17 nell’officina farmaceutica GMP e 5 destinate alla ricerca di base. Nel centro lavorano circa 80 unità di personale.