Il Consiglio comunale, nella seduta di giovedì 21 novembre, ha respinto l’ordine del giorno illustrato da Adolfo Morandi, capogruppo del Pdl, e firmato anche dagli altri componenti del gruppo, che chiedeva la cancellazione dell’Imu sulle abitazioni concesse in uso ai figli, “assimilabili all’abitazione principale”. Hanno votato a favore Pdl, Fratelli d’Italia e Udc, contro Pd e Sel.
Sul tema è intervenuto Michele Barcaiolo (Fratelli d’Italia) che ha definito una “palese ingiustizia far pagare la tassa su un immobile che produce reddito, cioè un affitto, e anche su uno che non lo produce, come quello concesso in uso gratuito ai figli. Condivido in toto – ha aggiunto – l’ordine del giorno che va a ricalcare i tre emendamenti che avevo presentato in occasione dell’approvazione del bilancio preventivo”.
Il capogruppo del Pd Paolo Trande ha evidenziato che “se l’ordine del giorno, che è un atto di indirizzo del Consiglio comunale, non ha dentro i numeri, rischia di riproporre esclusivamente una posizione ideologica. Almeno ci dovrebbe essere un ordine di grandezza, per capire quanto comporterebbe in termini di ricadute sul bilancio. Per noi votarlo senza avere questa informazione è impossibile, per questo propongo di sospendere la trattazione per acquisire i dati”.
Per il Pdl, Olga Vecchi ha evidenziato che “si può sospendere la trattazione e continuare a procrastinare le cose senza però che niente cambi. Il consigliere Barcaiuolo, sapendo della trattazione di questo argomento, si è informato – ha precisato – e avrebbe potuto farlo anche Trande, così come il Pd avrebbe potuto richiedere la presenza in Aula dell’assessore al Bilancio per avere tali informazioni”.
Secondo Salvatore Cotrino del Pd “non si può dire che il Comune non abbia dimostrato sensibilità sul tema, in quanto l’aliquota per case in concessione ai figli è pari al 7×1000, mentre quella per case in affitto è del 9×1000. Noi non siamo certo sostenitori della tassazione – ha aggiunto – ma c’è la necessità di ridistribuire il reddito con gli strumenti e i vincoli legislativi che sono a disposizione”.
L’assessore Boschini, giunto in Aula, ha ribadito che “una tassazione agevolata esiste già per queste situazioni” e ha precisato che “le mancate entrate ammonterebbero a circa 2 milioni di euro, “grandezze non facilmente fungibili soprattutto in questa stagione dell’anno, quando la prossima settimana si varerà l’ultima variazione di bilancio”. L’assessore ha poi a sua volta evidenziato un problema di equità: “Già esentare dal contributo alla finanza locale la prima casa di 50 metri così come quella di 500 metri crea un problema, ancora di più l’abitazione data in comodato gratuito ai figli”.
Adolfo Morandi ha precisato che quello della mozione “è un invito, non un obbligo automatico, ad approfondire la materia: la norma è arrivata in questo periodo e, quanto meno, si dovrebbe cercare di capire se esistono clausole di salvaguardia che consentono il recupero delle eventuali mancate entrate dallo Stato per case in concessione ai figli in quanto situazioni equiparate alla prima casa”.
Enrico Artioli (Pd) ha affermato: “Do atto della buona fede delle famiglie, ma metto davanti anche le perplessità della difficile sostenibilità dell’operazione. Alleggerire un intervento sulle seconde case in concessione ai figli – ha proseguito – che sono comunque indice di benessere, significa non tenere conto di un discorso di equità. In tempo di crisi e con i numeri citati dall’assessore credo sia difficile portare avanti questo percorso”.
Federico Ricci (Sel) ha letto alcuni passaggi di un articolo pubblicato su ‘Il Manifesto’ “che evidenzia come l’esenzione dalla prima casa e la tassazione sulle altre prescinda dal valore del patrimonio, e propone di dare vita a un movimento sociale e politico per una progressività dell’imposizione fiscale. Ringrazio l’assessore Boschini – ha concluso – per aver detto qualcosa di sinistra riprendendo questi concetti”.