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Electrolux: i leader Cgil Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto sollecitano intervento delle quattro Regioni sul Governo

Nota congiunta che i segretari generali di Cgil Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto, Nino Baseotto, Franco Belci, Vincenzo Colla, Emilio Viafora rivolgono ai Presidenti delle quattro Regioni sulla vertenza Electrolux.

E’ indispensabile un forte intervento congiunto dei Presidenti delle quattro Regioni coinvolte dalla crisi Electrolux nei confronti del governo affinchè faccia valere, anche in sede comunitaria, le ragioni della permanenza in Italia degli stabilimenti. Non si può subire la scelta della multinazionale di metterla in discussione assieme ad oltre 3000 posti di lavoro più altre migliaia dell’indotto. Tutto questo dopo che Fim, Fiom e Uilm avevano sottoscritto, sei mesi fa, un accordo valido fino al 2015 per affrontare questa fase con un uso della cassa integrazione a riduzione d’orario e successivamente con i contratti di solidarietà. Ciò dovrebbe indurre a una riflessione quanti non si stancano di chiedere al sindacato senso di responsabilità e maggiore flessibilità nel mercato del lavoro: la prima non manca a noi ma alle multinazionali che non rispettano gli accordi e che sono totalmente disinteressate alla sorte dei lavoratori, spesso, come nel caso di Electrolux, dopo aver incassato fior di contributi pubblici. Meno Stato e più mercato è uno slogan vuoto: tutti oggi, a cominciare dalle aziende, si scoprono statalisti salvo accusare il sindacato di esserlo in tempi di vacche grasse, quando si tratta di spartire dividendi. In quanto alla riforma del mercato del lavoro, dovrebbe essere definitivamente chiarito che non è attraverso di essa che si creano posti di lavoro. Ma la crisi Electrolux chiama fortemente in causa anche l’Europa. Noi crediamo fortemente in una UE democratica, coesa, solidale. Ma oggi siamo in un quadro ben diverso nel quale gli stati membri competono unicamente sul dumping fiscale, sulla riduzione del perimetro pubblico e sul costo del lavoro. L’ipotizzato trasferimento della produzione viene infatti motivato da Electrolux con le migliori condizioni economiche che godrebbe nei paesi dell’Est Europa e che mettono in luce tutti i limiti di una UE nella quale le politiche di bilancio fanno premio su tutte le altre e gli aiuti di Stato sono considerati con una valutazione a geometria variabile. Infine, va chiamato in causa il ruolo del governo che, invece di affrontare seriamente con la legge di stabilità il problema della crescita e della competitività del sistema, anche attraverso la riduzione del cuneo fiscale, sta disperdendo le poche risorse disponibili in mille rivoli, a cominciare da una riforma dell’IMU che finisce per spostare la tassazione dai patrimoni ai servizi favorendo i redditi alti. E non ha messo in campo serie misure di sostegno al reddito per rilanciare i consumi, unica strada per evitare il rischio deflazione. Non si sarebbe potuto pensare ad esempio, per fronteggiare queste conseguenze della crisi, al rifinanziamento del fondo di decontribuzione per i contratti di solidarietà bloccato dal 2006? Anche contro questa miopia dell’esecutivo Cgil, Cisl e Uil hanno scioperato e per questo decine di migliaia di persone sono scese in piazza nelle nostre Regioni: perché la conseguenza finale delle scelte della legge di stabilità, se non verrà modificata, è la perdita dei posti di lavoro. Dunque questa vertenza sarà un banco di prova decisivo rispetto al quale l’esecutivo è chiamato a fornire ai territori e ai lavoratori risposte concrete.

(Nino Baseotto, Franco Belci, Vincenzo Colla, Emilio Viafora, segretari generali Cgil Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,Veneto)

 

















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