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‘Oltre l’emergenza’. A Palazzo Ducale Sassuolo in mostra l’attività del Centro di Raccolta e del cantiere di primo intervento per il sisma 2012

oltre-l-emergenza“Oltre l’emergenza. L’attività del Centro di raccolta di Sassuolo e del cantiere di primo intervento per il Sisma 2012” in mostra  al Palazzo Ducale di Sassuolo dal 20 ottobre al 24 novembre 2013. Inaugurazione: domenica 20 ottobre, ore 12.00.

La mostra, organizzata dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Regione Emilia Romagna e dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, si propone di illustrare mediante l’esposizione di otto opere significative provenienti dalle aree del territorio più colpite dal sisma 2012 i risultati raggiunti e le complesse attività di recupero e messa in sicurezza che i restauratori, i funzionari storici dell’arte e il personale di assistenza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo stanno svolgendo presso il Centro di Raccolta e cantiere di primo intervento, allestito negli ambienti del pianterreno del Palazzo Ducale di Sassuolo da ormai oltre un anno.

L’esposizione delle opere, scelte per offrire al visitatore una casistica variegata della complessità e delle diverse tipologie di intervento effettuate dai restauratori, è accompagnata da apparati fotografici e spiegazioni volte a fornire un quadro generale del lavoro svolto: dal recupero delle opere sul territorio alla messa in sicurezza, dall’archiviazione e schedatura informatica della documentazione allo stoccaggio nei depositi.

 

Le ragioni di una scelta

20 maggio 2012, ore 04.03.52: inaspettato e devastante, il terremoto ha reso tutti consapevoli che anche il territorio della bassa pianura padana è esposto ad un elevato rischio sismico. Un’intera popolazione che per secoli si era difesa dalle acque ha così scoperto di doversi difendere anche dalla terra.

Una delle prime opere d’arte ad essere estratta dalle macerie della chiesa nella quale era collocata da diversi secoli è stato il trittico dell’Incoronazione della Vergine con i santi Felice e Geminiano, dipinto nell’anno 1500 da Bernardino Loschi. Il recupero è avvenuto il 26 maggio, sotto le incessanti scosse di uno sciame sismico che con la sua pervicace presenza nei due mesi successivi al 20 maggio ha caratterizzato questo terremoto; il 29 maggio un ulteriore sisma ha ridotto in polvere anche i pochi muri dell’abside che fino al giorno prima, resistendo al crollo, avevano risparmiato il trittico. L’opera è così diventata il simbolo della speranza per la rinascita del patrimonio culturale così duramente colpito.

Un patrimonio culturale emiliano che ha il cuore storico tra medioevo e rinascimento, nelle piccole signorie dei Pico di Mirandola, dei Pio a Carpi, dei più potenti Estensi di Ferrara, poi trasferitisi a Modena. I signori di questi Stati hanno lasciato in eredità al nostro tempo splendidi complessi architettonici che, nati nel Trecento come castelli e rocche, sono stati trasformati tra Quattro e Cinquecento in articolate dimore di corte. Con danni più o meno gravi tutti questi complessi, nel frattempo trasformati in sedi museali, sono stati colpiti dalla furia del sisma: ma tra essi rimangono indelebili nella memoria la perdita di intere parti e le ferite mortali del Castello delle Rocche di Finale Emilia e della Rocca di San Felice sul Panaro.

A questi fanno riscontro i monumenti religiosi più significativi dell’area: il Duomo di Ferrara e quello di Modena, la Pieve di Quarantoli, purtroppo gravemente colpita, rappresentano un importante caposaldo della storia artistica padana tra romanico e gotico. Poi il cinquecentesco Duomo di Carpi, progettato da Baldassarre Peruzzi, e quello di Mirandola; importanti chiese quali il Rosario di Cento e la Collegiata di Pieve di Cento, che insieme alla Pinacoteca centese formano il prezioso scrigno dell’opera del Guercino e del Seicento bolognese.

Ma nel complesso il territorio di epicentro, al di là degli episodi artistici ed architettonici di maggior spicco, è costellato di centri storici di dimensioni ridotte come Cento, Pieve di Cento, Crevalcore, Concordia, Nonantola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro; e ancor più di piccole frazioni sparse nella campagna, sorte all’ombra di un campanile. La chiesa nella campagna era infatti il centro di socialità oltre che di fede e devozione, ed attorno ad essa si radunavano le comunità. Nate nel Tre o Quattrocento, poi modificate e ampliate nei secoli successivi, le chiese sono un patrimonio diffuso per tutto il territorio, e rappresentano la continuità storico-artistica oltre che umana di un popolo. Una cultura diffusa, costituita sia da oggetti di devozione popolare sia da opere di alta qualità artistica, salvata grazie agli sforzi e alla passione dei funzionari del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con una azione capillare e attenta, assieme ai Vigili del Fuoco e ai Carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale, e favorita dalla collaborazione delle autorità religiose e civili.

Il Centro di raccolta di Sassuolo nasce, grazie anche alla disponibilità dimostrata dal Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia, per l’esigenza di evitare la dispersione dei beni artistici che, danneggiati o meno, dovevano essere rimossi dagli edifici colpiti dal sisma, e di provvedere alle necessarie e sistematiche azioni di censimento del danno, immediato intervento e sicura conservazione.

Il Palazzo Ducale è apparso immediatamente il luogo ideale per avviare il grande progetto di un deposito delle opere d’arte nel quale realizzare anche il cantiere di prima conservazione: la sua posizione, esterna alla zona terremotata, lo rende infatti affidabile sotto il profilo della sicurezza, oltre che di facile accesso dai comuni inseriti nel “cratere”; gli ampi spazi dei suoi ambienti interni al piano terra hanno inoltre reso possibili le complesse operazioni di arrivo, movimentazione, catalogazione e deposito delle opere, e l’allestimento di laboratori dotati di tutte le strumentazioni utili agli interventi sui beni di diverse tipologie.

(Carla Di Francesco, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna)

 

Il recupero dei beni culturali mobili danneggiati dal sisma

La rapida e sconvolgente successione di scosse sismiche verificatesi in Emilia Romagna nel maggio 2012 ha provocato immensi danni anche al patrimonio architettonico e storico artistico nell’area cosiddetta ‘di cratere’ (sono 1700 le schede di rilievo del danno). La verifica delle condizioni del patrimonio culturale e l’organizzazione delle complesse attività di tutela e di recupero dei beni mobili danneggiati od in pericolo sono state immediate. Le Soprintendenze, strutture territoriali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo (MIBACT), sono state coordinate dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna nell’Unità di Crisi – Coordinamento Regionale (UCCR), istituita il 7 giugno 2012 ma di fatto già attiva il giorno dopo la scossa del 20 maggio. In breve tempo sul territorio colpito dal sisma sono intervenute squadre formate da funzionari e tecnici delle Soprintendenze competenti e della Direzione Regionale, coordinate coi Vigili del Fuoco (primi responsabili dell’accesso nei luoghi danneggiati e degli interventi diretti di recupero in presenza di rischio) e col Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri (che ha garantito controllo e sicurezza nel corso del salvataggio e del trasferimento dei beni).

Le Soprintendenze per i Beni Storici ed Artistici di Modena e di Bologna, coadiuvate dalla Direzione regionale, si sono subito attivate sia al loro interno, per la creazione di elenchi aggiornati dei monumenti colpiti e la raccolta di tutta la documentazione esistente negli archivi, schede di catalogo ministeriali e diocesane, fotografie, relazioni e descrizioni etc.; sia sul territorio, con l’organizzazione dei sopralluoghi per la verifica diretta dello stato degli edifici e dei beni mobili, sotto la tutela dei Vigili del Fuoco e nel quadro delle relazioni istituzionali tra gli enti coinvolti (in particolare i proprietari dei beni, le diocesi, le parrocchie, i comuni). Il passo successivo è stata la programmazione dei recuperi delle opere ed il loro ricovero in un luogo sicuro ed attrezzato, individuato nel Palazzo Ducale di Sassuolo, associando ad ogni bene recuperato la documentazione tecnica e fotografica già esistente od eseguita nel corso degli interventi di recupero e di deposito.

I primi recuperi di opere d’arte e di beni culturali ed il loro trasferimento in sicurezza nel Centro di raccolta del Palazzo Ducale di Sassuolo sono avvenuti già tra il 25 ed il 26 maggio 2012. La reazione è stata quindi pronta, pur nella difficoltà di operare in condizioni di estrema emergenza, con lo sciame sismico ancora in atto e culminato nella seconda fortissima scossa del 29 maggio, con concitate e complesse relazioni tra i vari soggetti presenti sul territorio e la necessità di garantire l’incolumità di chi agiva in condizioni di grave rischio.

Questa attività è stata coordinata da una struttura operativa istituita tra le due Soprintendenze di Modena e di Bologna nell’ambito dell’Unità di crisi regionale, che ha organizzato i sopralluoghi, gli interventi di movimentazione e rimozione dei beni mobili, i depositi ed il cantiere di pronto intervento nel Palazzo Ducale di Sassuolo (per i quali si vedano i pannelli 3 e 4). I recuperi dei beni nell’area del cratere sismico sono stati eseguiti con l’intervento di squadre di tecnici del Ministero dei Beni Culturali e dei Vigili del Fuoco, affiancate da ditte specializzate nel trasporto di opere d’arte, coadiuvate quando necessario da operatori del restauro. Le squadre si sono sempre coordinate con i rappresentanti degli Enti proprietari (gli Uffici Diocesani Beni Culturali, i Parroci, i Comuni).

Le difficoltà da affrontare sono state numerose. Prima fra tutte, l’urgenza di intervenire in tempi brevissimi in luoghi dichiarati inagibili, sotto la minaccia dello sciame sismico in atto e delle mutevoli condizioni metereologiche. In molti casi non è stato possibile raggiungere e rimuovere opere collocate in zone inaccessibili e rischiose od ancora sotto le macerie, o di dimensioni molto grandi, o vincolate a strutture architettoniche pericolanti (ad esempio i paliotti in scagliola, le grandi ancone o le cornici lignee sugli altari, i cori lignei, gli organi).

Tra maggio e ottobre 2012, in piena fase di emergenza, sono stati effettuati 190 sopralluoghi e 67 interventi di recupero dei beni mobili in 90 siti lesionati, per un totale di 1264 opere trasferite nel Centro di raccolta di Sassuolo, che contemporaneamente veniva attrezzato per accoglierle (vedi pannello 4). Più recentemente con l‘avvio dei cantieri di messa in sicurezza degli edifici storici, la rimozione delle macerie e la possibilità di accesso ad aree prima inagibili, sono stati possibili nuovi recuperi di beni, ammontanti finora a 282 opere. Alla data di oggi (ottobre 2013) sono stati quindi trasferiti in totale nel Centro di raccolta di Sassuolo, da tutta l’area del cratere sismico, 1564 beni culturali.

Sono stati inoltre individuati, in accordo con le Diocesi e con alcuni Comuni, anche altri depositi dove ricoverare opere ed arredi non danneggiati dal sisma. Anche questi beni sono conservati in condizioni di sicurezza e sono inclusi in elenchi che ne permettono la tutela ed il controllo.

(Stefano Casciu, Soprintendente ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia)

 

 

 

















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