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Sanità. Cup 2000, Lusenti: “Rilancio della società e garanzie occupazionali”

Carlo-Lusenti-3Sostegno all’innovazione per fornire risposte ai cambiamenti nel settore sanitario, garanzie per l’occupazione e investimenti. La riorganizzazione di Cup 2000 disegnata nel documento di indirizzo strategico per l’elaborazione del piano industriale, approvato all’unanimità da tutti i soci il 1^ ottobre scorso per il rilancio della società in house con la Regione, gli enti locali soci e le aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, rappresenta “la medicina, non la malattia”.

È quanto ha assicurato l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Carlo Lusenti, intervenuto per un’informativa su Cup 2000 (gestione informatizzata dei servizi sanitari) nella seduta congiunta delle commissioni Bilancio affari generali e istituzionali e Politiche per la salute, presiedute rispettivamente da Marco Lombardi e Monica Donini. Una seduta fiume, ieri pomeriggio, dove sono state numerose le domande poste dai consiglieri sulla riorganizzazione paventata e sulle prospettive del personale, attualmente addetti ai servizi per i quali è prevista una internalizzazione nelle singole Ausl. E sempre nel pomeriggio di ieri, alcuni consiglieri di opposizione hanno depositato la richiesta formale di discussione della questione Cup2000 nella prossima seduta dell’Assemblea legislativa.

Le finalità della riorganizzazione – ha spiegato Lusenti – sono quelle di garantire l’occupazione, messa gravemente in discussione dalla natura e dall’evoluzione del sistema delle prestazioni, lo sviluppo e la crescita degli investimenti e, nel lungo periodo, la “sostenibilità e l’equilibrio” della società, “nel tempo e nelle condizioni date”. “Escludiamo dai fini – ha detto – una unificazione con Lepida, di cui nessuno dei soci ha mai parlato”, così come non c’è alcuna “volontà di retrocedere e sminuire il brand Cup 2000 come soggetto strategico per lo sviluppo di Ict (tecnologie della informatizzazione e comunicazione) nel distretto della sanità”. Non sono infine previsti ingressi di soci privati nel capitale. Nel dettaglio, per conseguire gli obiettivi strategici il documento approvato da soci prevede da un lato l’affidamento a Cup 2000 di un ruolo di governo e traino di tutto il sistema Ict delle aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, con il risultato di quadruplicare la quota di mercato, e dall’altro si procederà alla completa internalizzazione dei servizi di back office e front office. “Si tratta – ha precisato Tiziano Carradori, direttore generale Sanità e politiche sociali della Regione – di un attività dalla scarsa contendibilità rispetto all’evoluzione di questi servizi (‘webbizzazione’, rete prenotazione nelle farmacie e altro), quindi non produttiva economicamente”. Basti pensare “che a parità di altre condizioni il costo del personale per il committente è gravato dall’Iva”.

Alle numerose domande dei consiglieri sulle procedure che saranno adottate per garantire gli oltre 300 lavoratori dei servizi che dal Cup 2000 passerebbero alle Ausl, Lusenti ha precisato che, con un percorso che fa leva sul recupero del turn-over, saranno garantiti contratti a tempo determinato per tutti e nell’arco di 3-5 anni, con regolari concorsi, come prevede la legge per il pubblico impiego, essi potranno essere stabilizzati a tempo indeterminato.

Molte altre le questioni sollevate dai consiglieri. Roberto Pollastri (Pdl) ha fatto riferimento al progetto di uscita “dall’in house” e della quotazione della società, prospettato come una delle possibili soluzioni dai vertici di Cup 2000 in una precedente riunione della commissione Bilancio e ha chiesto in che cosa questo si differenzi con la riorganizzazione profilata dal documento approvato dai soci.

Per Marco Monari (Pd) sono condivisibili le linee guida tese a salvaguardare il marchio e i prodotti di valore della società e a tutelare il personale. A questo proposito, ha chiesto chiarimenti sulle procedure che verranno adottate per il passaggio alle Ausl. Secondo Silvia Noè (Udc) la riorganizzazione presentata sta mettendo in discussione il progetto della società inoltre – ha detto – non è chiaro il rapporto tra la compagine societaria e il managment. Quest’ultimo, avvalendosi di una merchant bank, “ha proposto una piano per consentire l’entrata dei privati e la quotazione in borsa, ma – ha sottolineato – non c’è stata la volontà dei soci a prenderlo in considerazione”. Dello stesso avviso Alberto Vecchi (Pdl), che ha evidenziato la “divaricazione” tra le conclusioni a cui sono pervenuti i vertici della società, che hanno proposto l’ingresso nel mercato rispetto alle linee dettate dai soci, per i quali la società continuerà ad essere “in house”, e ha chiesto conto di questa “distanza”.

Apprezzamento per le linee strategiche è stato espresso da Giuseppe Paruolo (Pd), “rassicurato” dal fatto che si ribadisca la natura “in house” della società, distinguendo tra le attività che comportano crescita in servizi senza aumento del personale, cosa che invece avverrebbe con l’attuale modello.

Molto critico Giovanni Favia (Misto), per il quale il progetto presentato corrisponde ad un cambiamento di ragione sociale, cosa che pertanto – a suo avviso – “deve prevedere un passaggio in Assemblea legislativa per l’approvazione: non si tratta di riorganizzazione- ha detto- ma di smembramento in due rami d’azienda”.

 

















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