Sono stati presentati questa mattina, sabato 5 ottobre, nel corso di un incontro pubblico svoltosi in sala Biasin in occasione del week end del Volontariato che caratterizza la prima delle quattro Fiere d’Ottobre, i risultati della ricerca dal titolo “Solitudine, bisogni e risposte sociali per le persone anziane nella frazione di San Michele, svoltasi a San Michele nei mesi estivi da Zancan Formazione Srl in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Sassuolo, il Centro Servizi per il Volontariato e grazie al contributo di Sergio Tosi, cittadino di San Michele che ha sostenuto i costi dell’iniziativa.
A presentare i risultati, questa mattina in sala Biasin, oltre all’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Sassuolo Giorgio Barbieri ed a Sergio Tosi, c’erano al docente universitaria Elisabetta Neve e la ricercatrice di Zancan Formazione Giulia Barbero.
“Il tema della solitudine è sicuramente una condizione essenziale particolarmente sentita nella nostra società – ha affermato l’Assessore barbieri – che pare investire in maniera maggiore la fascia anziana della popolazione . L’incontro con la dottoressa Neve di Zancan Formazione, ha permesso di affrontare questa tematica in maniera seria e compiuta, utilizzando modalità di analisi utili a comprendere il fenomeno ed arrivare a proposte per la progettazione di una più efficace rete di servizi. Aver poi potuto contare – prosegue Barbieri – sulla collaborazione del Centro Servizi per il Volontariato, ha assicurato un coinvolgimento diretto delle realtà associative e di volontariato che rappresentano la particolare forza e ricchezza del nostro territorio; un ringraziamento particolare, infine, vorrei riservarlo a Sergio Tosi che ha creduto assieme a noi nel progetto garantendo il finanziamento della ricerca”.
Questi, in sintesi, i risultati della ricerca svolta nella frazione di San Michele.
La rete familiare.
Le tipologie familiari più a rischio sono: anziani che vivono soli o in coppia, senza altri parenti. Il 20% degli anziani che risiede a San Michele vive solo. In generale, comunque, le persone anziane che vivono a San Michele possono contare su una forte presenza di relazioni familiari, con figli, il coniuge e altri parenti, che vivono nella stessa casa o comunque a una breve distanza. In particolare il 62% degli anziani convive con il coniuge, l’82% può contare sulla presenza dei figli che convivono (il 37% dei casi) o abitano molto vicini.
La rete di aiuti e di cura.
All’aumentare dell’età crescono le difficoltà nelle attività di tutti i giorni, il numero di aiuti e di servizi ricevuti. L’aiuto più diffuso è quello per acquisti e spese alimentari: è quasi sempre l famiglia che lo fornisce e ne beneficia un anziano su tre.
Il servizio di accompagnamento e trasporto (per visite mediche, attività ricreative ecc.) è anch’esso abbastanza diffuso (ne usufruisce un anziano su quattro) ed è gestito quasi esclusivamente dai famigliari.
I servizi pubblici specifici per anziani sono poco utilizzati dagli abitanti di San Michele. Dalle interviste a 123 anziani risulta che nell’ultimo anno nessuno ha usufruito del servizio di assistenza domiciliare, assistenza riabilitativa a domicilio, consegna pasti a domicilio, centro diurno a domicilio; un terzo, invece, ha usufruito del medico di famiglia a domicilio.
Garantirsi l’assistenza in futuro
Alla domanda “Ritiene che il suo reddito ed eventuale patrimonio che possiede possano essere sufficienti per garantirsi l’assistenza di cui potrebbe avere bisogno in futuro?” il risultato non è rassicurante: soltanto il 38% degli intervistati risponde in modo affermativo, il 29% giudica invece insufficienti le proprie risorse per un’assistenza in futuro. Le persone che non hanno difficoltà (autonomia ed indipendenza nelle attività quotidiane) tendono ad essere maggiormente ottimiste chi, invece, ha alcuni problemi nei movimenti e nelle attività quotidiane, che riceve prestazioni sanitarie, è più scettico.
La partecipazione alla vita sociale
La maggior parte delle persone anziane che vivono a San Michele è coinvolta in almeno un’attività socializzante. Il 93% delle persone , ad esempio, riceve visite da figli e parenti; più dell’80% riceve visite da amici e vicini di casa.
Pochi, invece, fanno volontariato o attività ricreative. Oltre ai motivi di salute ed agli impedimenti fisici, gli anziani riferiscono problemi negli spostamenti (“sono senza patente”), impegni nell’accudire i nipoti o parenti malati, difficoltà economiche per partecipare ad attività ricreative. Anche la partecipazione ad attività organizzate (in parrocchia, circoli ricreativi, gruppi locali dia nziani, società sportive, associazioni culturali, associazioni di volontariato ecc.)è ridotta: solo una persona su tre riferisce di aver partecipato ad una di queste attività nell’ultimo anno.
La Solitudine
Tre anziani su dieci hanno sperimentato almeno una volta un sentimento di paura quando erano in casa da soli. Sono le donne ad essere più intimorite: il 24% ha spesso paura, il 19% a volte. La situazione familiare non è irrilevante: il 19% degli anziani che vivono da soli dice di provare spesso paura, diversamente da coloro che vivo con altri familiari (il 7%).
Le persone che riferiscono di essersi sentite sole sono soprattutto donne e vedove: il 40% contro il 9% degli uomini.
Tra le persone che hanno risposto “mi è capitato di sentirmi solo almeno qualche volta”, la cosa che in assoluto incide di più è la mancanza di persone care decedute (indicata dai due terzi dei casi), segue la difficoltà motoria nell’uscire di casa, il “sentirsi incompreso”, la mancanza di amici o conoscenti con cui condividere i problemi.
Cosa desidererebbero per sentirsi meno soli? La risposta più frequente è : ricevere visite di conoscenti o di parenti.
La vecchiaia inevitabilmente fa sentire soli? Più della metà crede di si.
Le indicazioni della ricerca
Il fattore che protegge maggiormente gli anziani dalla solitudine sembra essere la presenza di reti sociali e familiari, su cui poter contare per un aiuto concreto ed un sostegno psicologico.
Diventa cruciale, dunque, promuovere stili di vita orientati alla salute e all’invecchiamento attivo, valorizzando e promuovendo l’esercizio fisico, specie se fatto in compagnia. Uno stile di vita sano, con un’attività fisica quotidiana, oltre a produrre indiscutibili guadagni di salute può facilitare anche all’integrazione sociale. Le istituzioni potrebbero svolgere un ruolo di regia, di integrazione degli interventi attuati dai diversi soggetti in campo: il volontariato, l’associazionismo, le famiglie, i servizi privati. Si tratta di estendere e condividere responsabilità per la promozione di una società più solidale, sensibile e capace di prendersi cura.