Con la determina n.131 del 14 agosto 2013 della Provincia di Modena l’inceneritore Hera della città sito in via Cavazza è stato balnearmente riclassificato. Da “impianto di incenerimento” diviene “impianto di recupero energetico”. Si è così autorizzato, di fatto: a) il conferimento a questo inceneritore modenese di rifiuti provenienti anche da fuori Regione; b) il bruciare di più e riciclare di meno.
Considerate le tabelle allegate all’atto è balzato subito agli occhi come alcuni dati portati a supporto dell’autorizzazione fossero da valutare attentamente. In particolare il quantitativo di energia prodotta in rapporto all’arco temporale preso in considerazione ed il sistema di recupero di calore dal camino che, ad oggi non è chiaro dove finisca e con quali finalità. Se si aggiunge che questa determina si pone in contrappone con la Legge Regionale che regola la materia, smentisce quanto richiamato nella determinazione n. 41 del 17 aprile 2013 della stessa Provincia di Modena, che il Governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani ha immediatamente defenestrato l’assessore regionale competente che ha osato muovere rilievi squisitamente tecnici a questa concessione, il cerchio si chiude. Anomala e in controtendenza questa determina? Ecco il nostro parere. Siamo convinti che Hera non sappia più con quali rifiuti mantenere a pieno regime il mastodontico inceneritore di Modena ( e non solo questo). Pare che il suo piano sull’incenerimento rifiuti concordato e condiviso nel 2009 con diverse amministrazioni locali emiliano-romagnole compiacenti sia a rischio. L’umido non fa gola poichè abbassa di molto la temperatura del forno: servono tanti rifiuti altamente infiammabili per tenere alta la temperatura di combustione e rifiuti tossici/nocivi in regime di libero mercato, altamente remunerativi. Inoltre, mentre Hera si fa pagare per ritirare rifiuti, pare vi sia chi è disposto a pagare per prenderseli e cercare fra essi tutto quanto di riciclabile vi sia. Una differenza non trascurabile. Se si aggiunge che sono in progressivo aumento le percentuali dei rifiuti che non vengono più destinati all’incenerimento e che la legislatura Europea, recepita anche dall’Italia, visto il rapporto costi/benefici e impatti determinati da questi impianti ne ha decretato la prossima dismissione, questa delibera parrebbe un controsenso. Ma non lo è affatto.
Non si tratta solo di forma, di “mancato coinvolgimento di tutti i soggetti territoriali interessati“ così come sostenuto anche in un recente ordine del giorno da Amministratori e Consiglieri nonantolani fra cui il segretario del P.D locale ( che se non ricordiamo male era fra chi in Consiglio Comunale non disdegnò poi tanto la costruzione della ulteriore linea di incenerimento HERA in via Cavazza da 60 tonnellate a completamento di quella attuale di 180 ).
Parlare di mancato coinvolgimento significa rischiare il ridicolo e cercare di intorbidire le acque. In realtà la Provincia sta procedendo secondo le linee guida già delineate a suo tempo, concordate, approvate e deliberate col benestare della maggior parte dei Sindaci Modenesi e le rispettive giunte . Dunque con questa delibera la Provincia non ha per niente scavalcato il livello decisionale locale. Qui il tema è squisitamente economico: si tratta di utili ed incentivi statali ( questi ultimi introdotti ad hoc per gli inceneritori dalle Leggi nazionali promulgate dal centrodestra ) che qualcuno ha già legittimamente messo in preventivo. Se non si procede rispettando impegni e deliberazioni assunti ( permettere di bruciare più rifiuti ) sono guai. Il tema è sempre il solito: politica e affari.
Ma il vero capolavoro lo hanno confezionato Adriana Giannini, direttore del Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl, e Carlo Alberto Goldoni, direttore del Servizio epidemiologia e comunicazione Ausl, nel corso della recente Conferenza territoriale sociale e sanitaria, che all’ordine del giorno dell’ultima seduta aveva un approfondimento sul tema dei controlli ambientali nell’area del termovalorizzatore e le possibili conseguenze sulla salute. Lo scorso 26 settembre a mezzo stampa abbiamo appreso che sono state sostanzialmente tre le loro grandi rivelazioni/conclusioni.
1. È ormai assodato che l’inquinamento, in particolare atmosferico, produce effetti sulla salute delle popolazioni esposte, sia a breve che a lungo termine.
2. Non è univoca la valutazione delle possibili eventuali conseguenze derivanti dalla presenza degli inceneritori le cui emissioni, per quanto rilevanti, restano sempre una frazione relativamente ridotta del totale.
3. In campo oncologico si assiste a una riduzione della mortalità e anche del numero assoluto di casi. Gli studi epidemiologici svolti in Emilia Romagna sugli inceneritori, non hanno evidenziato effetti in termini di danno alla salute pubblica.
Che l’inquinamento atmosferico produca danni alla salute non ci pare una grande novità, mentre affermare che quello provocato dall’inceneritore è relativamente ridotto rispetto a quello totale è una castroneria. Ogni tonnellata di rifiuti ingoiata dall’inceneritore Hera di via Cavazza produce 1,3 tonnellate di rifiuti e sostanze tossiche inquinanti e nocive a loro volta da smaltire. Considerando solo il peso specifico delle polveri sottili e le micro polveri che escono dal suo camino , si evince che il tasso dell’ inquinamento atmosferico da esse provocato è superiore a tutto quello complementare. La qualità della nocività di queste polveri è altresì esponenzialmente più pericolosa per l’uomo e l’ambiente circostante rispetto agli altri generi di inquinamenti ed inquinanti in circolo. Adriana Giannini e Carlo Alberto Goldoni evidentemente non sono a conoscenza della vasta letteratura epidemiologica anche solo Italiana pubblicata in merito a“incenerimento e tumori”. Infine i dati relativi alle rilevazioni ambientali e alle indagini epidemiologiche citati nei loro interventi sono generalmente basati su campioni presi in zone ( a Modena è così) di bassa ricaduta degli inquinanti provocati dall’inceneritore. Nonostante ciò essi destano preoccupazione. I decessi per tumori sono calati in percentuale ai soggetti colpiti grazie al continuo miglioramento delle terapie oncologiche e alla prevenzione. Le statistiche parlano chiaro: stiamo andando verso all’uno su due cittadini che almeno una volta hanno avuto a che vedere con una minaccia tumorale.
Per concludere.
Finchè Emilio Sabattini e altri amministratori e politici continueranno a sollecitare queste autorità sanitarie a “fare ulteriori approfondimenti per avere a disposizione maggiori elementi conoscitivi e dati il più possibile aggiornati” in merito anziché:
– deliberare la progressiva riduzione dei rifiuti da destinare all’incenerimento;
– promuovere e costruirne un impianto per la loro separazione e riciclaggio a freddo, tale da determinare quanto prima lo spegnimento dell’inceneritore Hera;
la sensazione è quella che a Modena, come altrove, continueremo a dovere smaltire anche tanta immondizia politica.
(Comitato Ambiente è Salute di Nonantola)