Il prossimo aumento dell’IVA avrà effetti negativi anche per gli enti pubblici, per i quali l’IVA è un costo non deducibile, esattamente come per i consumatori privati. Sarà un ulteriore onere per bilanci pubblici già in sofferenza. Proviamo a pensare cosa significa un punto in più di IVA per la nostra Provincia e per i nostri Comuni impegnati nella ricostruzione post terremoto. Per i cittadini colpiti dal sisma e per gli Enti Locali il danno si aggiunge alla beffa per i contributi che non arrivano e per la mancata concessione della No Tax Area.
Stupisce l’assordante silenzio di amministratori di Comuni, Province e Regioni, gli stessi che, a prescindere dall’appartenenza politica, si lamentano sempre con il Governo per i tagli e la mancanza di risorse.
Il presidente dell’UPI, Unione Province Italiane, è troppo impegnato a contrastare la ventilata abolizione delle Province, mentre Fassino, presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), ha recentemente dichiarato che sono scelte del Governo su cui i sindaci non entrano e si limitano a prenderne atto, perché il governo è libero di fare le sue scelte e purché il conto non debba essere fatto pagare ai Comuni.
In definitiva i sindaci reclamano ad alta voce maggiore risorse, magari con nuove tasse locali, e si lamentano ad esempio per il minor gettito IMU a causa dell’abolizione del tributo a carico della prima casa. Contestualmente però accettano con rispetto l’aumento dell’IVA, che andrà a diminuire le risorse disponibili.
E’ una situazione paradossale: parte delle tasse prelevate dalle tasche dei contribuenti serviranno a pagare l’aumento dell’IVA. A prima vista può sembrare una partita di giro tra Istituzioni, in realtà è una presa in giro delle Istituzioni a danno dei cittadini.
(Dante Mazzi, capogruppo PdL in Consiglio provinciale di Modena)