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Farmaci e genetica per impedire al tumore di svilupparsi. Se ne parla domani a Reggio Emilia

Le cellule tumorali si modificano per resistere ai farmaci, “mangiano” se stesse e cambiano forma, sfuggono ai trattamenti e rispondono in modi diversi a seconda della neoplasia. Modulare il trattamento in base al caso specifico è l’obiettivo di molti studi, nel tentativo di prevedere quale risposta la malattia darà ai farmaci.

“Inibitori genetici e farmacologici dei tumori: nuovi scenari e questioni aperte” è l’oggetto del seminario previsto per giovedì 19 settembre alle ore 15 nella sede di Palazzo Rocca Saporiti in viale Murri 7 a Reggio Emilia.

L’incontro è il primo del nuovo ciclo di eventi di formazione Gained in Translation, promossi dal Dipartimento Infrastruttura Ricerca e Statistica dell’ASMN – IRCCS, ideati da Adriana Albini e organizzati da Lucia Mangone, cui prendono parte alcuni dei più illustri luminari italiani sull’oncologia e le tematiche correlate.

Tra i relatori dell’incontro ci sarà Bruno Calabretta, Professore Associato di Patologia Generale all’Università di Modena e ricercatore presso il Department of Cancer Biology and Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Il Professor Calabretta esporrà le sue più recenti scoperte sul processo di transizione epiteliale-mesenchemiale delle cellule, all’origine della formazione delle metastasi, e sulla possibilità di rallentarlo o arrestarlo per via farmacologica o genetica. “Alcuni nuovi farmaci potrebbero essere usati nella terapia antitumorale per bloccare il processo di diffusione metastatica – spiega Calabretta – Molti gruppi di studio sono impegnati nella messa a punto di questi farmaci e penso che ci sarà un impiego di questo tipo, anche in tempi ragionevolmente rapidi”. Negli ultimi anni il Professor Calabretta ha studiato l’autofagia tumorale, il processo attraverso il quale le cellule tumorali “mangiano” se stesse per resistere ai farmaci. “L’autofagia non è un processo che riguarda solo le cellule tumorali – afferma Calabretta – è un meccanismo che consente una maggiore adattabilità delle cellule in condizioni di stress. Nel contesto di un trattamento chemioterapico, le cellule tumorali possono reagire ai farmaci anche con questo comportamento”.

Nella seconda parte dell’incontro interverrà la professoressa Katia Scotlandi, Responsabile della struttura CRS Sviluppo di Terapie Biomolecolari dell’Istituto Ortopedico Rizzoli- IRCCS di Bologna e docente di Biologia Molecolare all’Alma Mater. La professoressa Scotlandi parlerà delle sue ricerche sui recettori del fattore di crescita IGF: un ormone che ha grande importanza nel nostro organismo, ma che accelera lo sviluppo di alcune neoplasie, come il Sarcoma di Ewing. Bloccare con i farmaci i recettori di questo ormone significherebbe rallentare la crescita del tumore. “A differenza di quello che è successo per alcuni altri recettori – spiega Scotlandi – in questo caso sono emerse difficoltà ulteriori quando si è passati dallo studio in vitro alla sperimentazione sull’uomo. Ciò ha costretto i ricercatori a fare un passo indietro, a tornare alla ricerca in laboratorio per capire come emergevano questi problemi”. “L’utilizzo di questi farmaci – conclude Scotlandi – va valutato caso per caso. Purtroppo la definizione dei marcatori che ci segnalano in anticipo se un paziente risponderà alla terapia o meno è molto complessa”.

Modereranno l’incontro due professionisti dell’Ospedale: Francesco Merli, Direttore della Struttura Complessa di Ematologia, e Ettore Sabetta, Direttore della Struttura Complessa di Ortopedia

Il seminario è gratuito ed aperto a tutti. Per maggiori informazioni contattare la segreteria del Dipartimento allo 0522-296979.

 

 

















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