“Licenziare 1500 lavoratori significa utilizzarli come scudi umani. Questo ricatto va respinto e il governo può estendere l’area del commissariamento”. Il ministro all’Ambiente Andrea Orlando interviene da FestaReggio sulla chiusura decisa dalla proprietà dei sette stabilimenti del gruppo Riva a seguito del sequestro disposto dall’autorità giudiziaria. “Oggi – ha proseguito Orlando – siamo di fronte a un tentativo di ritorsione davanti alle decisioni della magistratura. Il governo ha avuto una iniziativa senza precedenti a tutela dell’ambiente e dei lavoratori e oggi si deve continuare in questo senso”.
Intervistato dal giornalista Paolo Patria e introdotto dal responsabile Comunicazione PD Emanuele Cavallaro, il ministro all’Ambiente, dopo aver commentato a caldo le notizie che arrivano dalle agenzie di stampa, non si tira indietro di fronte al commento politico. A cominciare dal congresso del suo partito e dai suoi protagonisti, Matteo Renzi in primis. La rottamazione renziana? “Il ricambio va accompagnato dal rinnovo della piattaforma culturale del nostro paese”, dice Orlando. Perché se non cambia questa e si continua a guardare al mercato come elemento risolutore di ogni problema, allora non si risolve proprio nulla. “Renzi – continua il titolare del dicastero all’Ambiente – non ha mai detto una parola contro questo modello di sviluppo. E’ troppo facile così. L’Italia paga una crisi profonda della classe dirigente e la ricostruzione passa anche dalla rottamazione delle idee che ci hanno portato sin qui. Renzi è un continuista di quelle idee sennò non si capirebbe perché va dicendo che occorre stare con Marchionne senza se e senza ma”. Le stoccate verso il sindaco di Firenze non finiscono qui. Orlando che ha già fatto la sua scelta e porta il nome di Gianni Cuperlo, è proprio sui temi ambientali che fissa i paletti più alti. “Renzi non coglie tutte le contraddizioni legate all’ambiente. A chi tenta di emulare Tony Blair dico che non saranno gli individui a toglierci da questa situazione”. No ai leaderismi, quindi, si alla politica collettiva. “Abbiamo perduto l’idea – dice – che l’opinione si formi con il confronto e non solo dalla televisione”.
Sui 101 franchi tiratori e sull’affossamento di Romano Prodi Orlando spiega: “Ho votato Marini dopo essermi astenuto al gruppo. Ho votato Prodi convintamente, ma il problema è di assenza di identità politica nel Pd” e finché non verrà risolto questo e conteranno le correnti più del partito, quel pasticcio si potrà replicare.
Sul rapporto Pd-Movimento 5 Stelle, Orlando dice: “Abbiamo fatto questo governo perché loro hanno detto, no grazie, mettendo in frigo il loro 25 per cento. Io non sono in grado di dialogare con chi ritiene che un rapporto con un’altra forza politica sia una contaminazione”.
Orlando sottolinea poi il lavoro svolto dal governo per il disegno di legge sull’eccessivo consumo del suolo che al contempo promuove la rigenerazione di aree già interessate da processi di edificazione, ma dice: “E’ stato approvato a luglio ed è due mesi che è fermo perché la conferenza delle regioni (che è a maggioranza del centro sinistra) non procede”. E’ una critica che Orlando rivolge ai suoi, a volte troppo timidi. “Questa era una legge – sottolinea – sulla quale creare mobilitazione nel paese”.
C’è tempo per un passaggio sull’emergenza di illegalità ambientale che sta soffocando la Campania. “La terra dei fuochi, la vicenda più grave che sta affrontando il nostro paese, è la massima sconfitta dello stato. Anche se è una lotta impari, voglio andarmene pensando di aver impostato il lavoro correttamente”.