L’azienda era registrata, la proposta di fidejussione viaggiava su una mail certificata e c’erano in ballo 200mila euro in merce e anche il nome di un direttore generale di una banca effettivamente esistente. Ma era una truffa. Sventata dal personale di UniCredit di Molinella, in provincia di Bologna.
La settimana scorsa un cliente della banca, titolare di un’azienda del settore ortofrutticolo comunica al suo referente UniCredit che sta chiudendo una transazione di vendita della frutta di sua produzione con una nuova azienda acquirente; e visto che si tratta di una transazione che supera i 200 mila euro, chiede aiuto per avere informazioni sulla ditta con cui sta trattando. Una ditta con sede in Sicilia.
L’azienda risulta registrata presso la CCIAA e vedendola costituita da pochi mesi con amministratore delegato un giovane poco piu’ che ventenne, il dipendente UniCredit consiglia al cliente di prendere delle opportune garanzie.
Il cliente riferisce allora che, per quanto, gli risulta l’azienda siciliana non ha problemi a prestare una fidejussione bancaria per 200mila euro a garanzia del buon esito della transazione.
Così, su richiesta dell’imprenditore emiliano, il funzionario UniCredit si rende disponibile ad analizzare il testo per verificarne la regolarità. E riceve a stretto giro una mail certificata, con tanto di dizione “pec” a firma del direttore generale di un istituto di credito locale, con sede in Sicilia, nella quale viene spiegata l’operazione con allegato una bozza di fidejussione pronta per l’autentica notarile. Intanto il cliente di UniCredit si reca in agenzia con una persona che dice di occuparsi degli acquisti di frutta per la ditta siciliana e che mostra la stessa bozza di fidejussione che era stata inviata via mail.
Il dipendente UniCredit prova quindi a mettersi in contatto con il direttore generale della banca sicula, per avere conferma dell’operazione, ma senza successo. In seguito riceve una chiamata da una persona che, sostenendo di essere il direttore dell’istituto di credito siciliano, conferma l’operazione e specifica che l’azienda non è altro che una prosecuzione di una consolidata azienda familiare e che l’operazione e interamente garantita da tutto il nucleo familiare proprietario di immobili e depositi bancari.
Ma il funzionario UniCredit nutre ancora dei dubbi e prova a mettersi di nuovo in contatto con il direttore dell’istituto siciliano. Riesce a farsi dare l’email del funzionario. E gli scrive così da poter sistemare alcuni errori nel testo e verificare direttamente l’operazione.
Ieri la svolta: era mattina presto quando all’UniCredit di Molinella arriva una telefonata dalla Sicilia, dal vero direttore generale. Il quale riferisce che l’operazione è inesistente e che non conosce la ditta locale. Era tutto finto. La proposta di fidejussione, le email e pure le telefonate del direttore generale. Era vero che il cliente stava per cadere nella trappola tesa ad arte da un team di truffatori.