“La Regione intende attivare immediatamente un tavolo di verifica con la direzione aziendale di Bologna per accertare che nessun comportamento improprio possa essere stato compiuto all’interno dell’Azienda Usl”. L’assessore regionale alla Salute Carlo Lusenti interviene in merito alle notizie riportate dalla stampa su presunte liste di attesa gonfiate per aumentare lo straordinario serale di dipendenti dell’Ospedale Maggiore.
“Non possiamo tollerare neppure il sospetto che si verifichino episodi di questo genere nella sanità dell’Emilia-Romagna – dichiara Lusenti – Intendiamo individuare ulteriori modalità di controllo da parte delle Aziende, che possano evitare qualsiasi comportamento improprio e opportunistico nello svolgimento di tali attività. Per questo avvieremo nei prossimi giorni una verifica straordinaria in tutte le aziende sulle modalità di utilizzo della simil Alp nelle aziende sanitarie”.
“La cosiddetta simil Alp – spiega Lusenti – costituisce una delle legittime fattispecie dell’esercizio dell’attività istituzionale da parte delle aziende sanitarie, nell’ambito delle quali il cittadino riceve, con oneri a carico del Servizio sanitario regionale, le prestazioni richieste.
In particolare questa attività è finalizzata alla riduzione dei tempi di attesa e viene svolta dagli operatori del servizio pubblico al di fuori dell’orario di servizio, con la finalità di garantire prestazioni aggiuntive in favore dell’utenza e rimediare a eventuali carenze di organico”.
“Per tale attività – aggiunge Lusenti – gli operatori ricevono compensi aggiuntivi secondo modalità e programmi concordati tra organizzazioni sindacali e le aziende di appartenenza. L’istituto della simil alp è riconosciuto e previsto dalla normativa nazionale e dal contratto collettivo dei lavoratori. La Regione Emilia-Romagna, riprendendo tali fonti, ha regolamentato già dal 2002, con apposito provvedimento, lo svolgimento delle attività di simil Alp, identificando limiti e criteri in merito ai volumi, ai compensi e agli ambiti nei quali tale attività può essere svolta”.
Complessivamente la spesa sostenuta dal sistema sanitario regionale per tale attività è pari mediamente solo all’1% del costo complessivo del personale medico del Servizio sanitario regionale.