È in questi giorni a Reggio Emilia il presidente dell’associazione sahrawi per le vittime di violazioni dei diritti umani Brahim Dahane, per una serie di incontri finalizzati a fare conoscere e sensibilizzare istituzioni e cittadini riguardo alla difficilissima situazione nella quale si trova la popolazione che vive nel deserto al confine tra Algeria e Marocco. Una popolazione che chiede da anni il riconoscimento della propria esistenza ed è costretta a vivere in condizioni di vita molto precarie.
Attraverso l’associazione ‘Jaima Sahrawi’, da molti anni Comuni e famiglie reggiane offrono aiuti concreti alle famiglie sahrawi, in particolare ospitando nel corso dell’estate decine di bambine e bambini, che possono così usufruire di qualche settimana di sollievo dal terribile caldo e da altri disagi dell’inospitale deserto algerino.
Accompagnato dalla presidente Federica Cani e da attivisti dell’associazione ‘Jaima Sahrawi’ di Reggio, Brahim Dahane è stato ricevuto oggi nella sede municipale dagli assessori del Comune di Reggio Emilia alle Politiche sociali Matteo Sassi e all’Educazione Iuna Sassi e dal consigliere di Sel Pierino Nasuti.
Nel corso dell’incontro, Dahane ha avuto modo di ricordare le continue violazioni dei diritti umani alle quali sono sottoposti i sahrawi, facendo tra l’altro riferimento a episodi dei quali egli stesso è stato protagonista già negli anni ’70 quando, ancora bambino, viveva in una costante atmosfera di paura e terrore, concretizzatasi nel 1987 e nel 1991 con un sequestro e due arresti, ai quali fecero seguito anni di carcere e torture. “In questo modo – ha detto tra l’altro Dahane – si voleva uccidere lo spirito di iniziativa e la volontà di sopravvivenza, che però non mi hanno mai del tutto abbandonato, tanto da poter dire oggi di aver fatto mia, nonostante questi terribili momenti, la scelta della soluzione pacifica dei conflitti”.
Matteo Sassi, rispondendo alle parole di Dahane, ha ricordato che “lo stato di diritto nel quale vive la nostra parte del mondo costituisce una situazione di privilegio, ma non dobbiamo mai considerare i diritti come conquiste definitive. Credo sia indispensabile dialogare con tutte le comunità, per avere coscienza di quanto sia necessario il rispetto delle persone e della loro integrità. Per questo, ribadiamo che Reggio Emilia è amica di tutti i popoli africani che hanno lottato e lottano ancora oggi per la propria autodeterminazione”.
Anche Iuna Sassi ha confermato l’appoggio di Reggio Emilia alla battaglia pacifica dei Sahrawi per i propri diritti e ha ricordato i progetti realizzati dal Comune per i bambini sahrawi diversamente abili. “I tagli ai bilanci ci hanno impedito di sostenere economicamente ulteriori progetti che avremmo voluto realizzare, ma per fortuna il rapporto con voi resta vivo grazie all’associazione Jaima Sahrawi e alla disponibilità e impegno di tante famiglie reggiane”, ha detto Iuna Sassi.
Ricordando che il sostegno alla causa sahrawi viene dalla sensibilizzazione dei cittadini, della quale si fanno promotori l’associazione Jaima Sahrawi e molti comuni reggiani, Dahane ha sottolineato come l’arma giuridica sia decisiva per risolvere la questione del riconoscimento dei sahrawi dal parte del governo marocchino. Infatti, dopo anni di guerra tra il Fronte Polisario e il governo di Rabat, il risultato è che “entrambi i popoli hanno molto sofferto e nessuno ha vinto”, ha detto Dahane auspicando che, ottenuto oggi il risultato che le organizzazioni internazionali parlano tutte lo stesso linguaggio con il Governo del Marocco, si possa raggiungere un cambiamento storico, rispetto al quale “ci troviamo a un passo. Anche per i Sahrawi – ha concluso Dahane – ci vorrebbe una figura come quella di Nelson Mandela, che è stata decisiva per il superamento dell’Apartheid in Sudafrica”.