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Tractorbronzo e RSM Group, Fiom/Cgil Modena e Carpi: un trasferimento d’azienda che mette a rischio diritti acquisiti e posti di lavoro

Rischiano il posto di lavoro circa una decina di lavoratori nel trasferimento d’azienda che, in barba alle norme di legge, è stato attuato tra la Tractorbronzo e la RSM Group, due aziende metalmeccaniche modenesi specializzate in produzione e lavorazione a disegno di materiali non ferrosi.

“Un trasferimento d’azienda che non rispetta le norme in vigore” spiegano Alessandro Santini e Alessandro Cambi di Fiom/Cgil di Carpi e Modena. Il sindacato venuto a conoscenza del fatto, ha subito chiesto alle due aziende un tavolo di confronto per gestire al meglio il processo di trasferimento, con l’obbiettivo di tutelare tutti i lavoratori, nessuno escluso, e dicendosi altresì pronto a mettere in campo ogni azione sindacale utile se non si trovasse una soluzione condivisa.

La Tractorbronzo Srl, azienda di una trentina di dipendenti con sede a Modena, e la RSM Group, piccola azienda metalmeccanica con sede legale a Formigine e sede operativa a Modena (anche se in fase di trasferimento a Soliera), già nel 2012 avevano provato ad unirsi per risolvere le difficoltà finanziare della Tractorbronzo, senza però garantire ai lavoratori alcun trattamento di legge come il trasferimento senza soluzione di continuità.

Particolare non di poco conto, le due aziende appartengono alla stessa famiglia, la Tractorbronzo al padre e la RSM Group al figlio, e prima del trasferimento su Soliera della RSM, le due società condividevano lo stesso capannone.

Quest’anno a fronte di un peggioramento della situazione finanziaria di Tractorbronzo, la RSM Group tenta di nuovo di salvare produzione e posti di lavoro di entrambe le aziende, con un’operazione però a dir poco discutibile.

“Durante ben tre tavoli sindacali” spiegano dalla Fiom di Modena, “abbiamo confermato più volte che l’operazione che avevano in mente non era compatibile con quanto previsto dalle leggi in vigore che normano il trasferimento d’azienda. Le loro intenzioni erano di licenziare tutto l’organico da Tractorbronzo e riassumere solo una parte dei dipendenti. Inoltre, con la procedura di fallimento, i crediti maturati dai lavoratori in Tractorbronzo sarebbero finiti a carico del fondo di garanzia dell’Inps, gravando così anche sull’istituto statale di previdenza”.

Nonostante il sindacato avesse suggerito alle aziende di non avventurarsi in operazioni al limite della legalità, Tractorbronzo ed RSM Group hanno però ugualmente proceduto, senza alcuna comunicazione alle organizzazioni sindacali, prevista per legge per le aziende con più di 15 dipendenti.

“Ci giunge voce – continuano Santini e Cambi della Fiom – che molti lavoratori, sotto il ricatto di un licenziamento definitivo abbiano già firmato una lettera di dimissioni imposte, per essere poi riassunti con contratti assolutamente meno tutelanti”.

“Sappiamo anche che molti lavoratori, perdendo il diritto alla continuità lavorativa e l’anzianità acquisita, sono oggi a tempo determinato con tanto di periodo di prova da superare” aggiunge il sindacalista.

“Inoltre, non ci risulta che tutti i lavoratori siano stati coinvolti dall’operazione. Ne deduciamo quindi che alcuni verranno semplicemente tagliati fuori senza alcuna garanzia di ammortizzatori sociali, che la Fiom aveva invece proposto in caso di impossibilità ad assorbire tutta la forza lavoro”.

Inoltre, in mancanza di trasferimento senza soluzione di continuità, tutti i lavoratori, per recuperare il loro TFR, dovranno ricorrere al fondo di garanzia dell’Inps a fronte del possibile fallimento di Tractorbronzo.

Una situazione insostenibile e contraria alle regole sul trasferimento d’azienda, che Fiom/Cgil e lavoratori chiedono di sanare al più presto, ribadendo di essere pronti anche ad azioni di lotta a fronte di indisponibilità aziendale.

 
















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