In Emilia-Romagna sono 768 milioni di euro le risorse del Fondo Sociale Europeo destinate alla formazione già impegnate a maggio 2013, pari al 95% del totale delle risorse a disposizione per il periodo 2007-2013, che corrispondono ad oltre 806 milioni. La capacità di pagamento della Regione si attesta al 72,5% con un ammontare di spesa di oltre 584 milioni di euro.
Sono alcuni dei dati del Rapporto annuale di esecuzione 2012, aggiornati al maggio 2013, presentati questa mattina dalla Regione Emilia-Romagna al Comitato di Sorveglianza, l’organismo previsto dai regolamenti comunitari con il compito di accertare la qualità e l’efficacia dell’attuazione del Programma Operativo Regionale, cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo.
Il Comitato di Sorveglianza è composto dalla Commissione dell’Unione Europea, dai Ministeri competenti in materia, dalle Province emiliano-romagnole, dalle Parti sociali regionali, dalla consigliera regionale di Parità, ed è presieduto dall’assessore regionale alla Formazione Patrizio Bianchi. All’incontro odierno erano presenti Pietro Tagliatesta della Direzione generale Occupazione, Affari sociali e Pari opportunità della Commissione europea, Rosita Caputo e Giulia Platone del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
“La Regione ha investito le risorse a disposizione per realizzare una struttura effettivamente intelligente e inclusiva – ha detto l’assessore Patrizio Bianchi – una grande operazione collettiva che ha unito scuole, enti di formazione, imprese, mondo della ricerca e tutte le istituzioni della regione, un sistema di coesione territoriale che richiama il valore necessario dell’integrazione che deve esistere tra i Paesi e l’Europa”.
“L’Emilia-Romagna ha già ampiamente raggiunto il target di spesa previsto – ha detto Pietro Tagliatesta della Commissione europea – Storicamente l’Emilia-Romagna è una delle Regioni più performanti, anche per la qualità delle azioni messe in campo. Apprezzabili gli interventi già messi in campo per contrastare il fenomeno della disoccupazione giovanile”.
“Gli orientamenti europei sono perfettamente rappresentati dalle strategie realizzate dalla Regione Emilia-Romagna – ha spiegato Rosita Caputo del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – Mi riferisco in particolare all’impegno nell’individuare e perseguire degli obiettivi molto significativi, come l’inclusione sociale per giovani e e persone a rischio di esclusione sociale”.
Nel 2012 la Regione Emilia-Romagna ha concentrato i propri sforzi da un lato per l’attuazione di politiche per i giovani e dall’altro per impostare una politica mirata per i territori colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012.
Dopo un percorso di concertazione con le parti sociali ed economiche e di confronto e collaborazione interistituzionale, è stato approvato il “Piano per l’accesso dei giovani al lavoro, la continuità dei rapporti di lavoro, il sostegno e la promozione del fare impresa”. Il Piano vuole dare una risposta alle criticità che incontrano i giovani ad entrare nel mercato del lavoro, puntando sull’innalzamento delle competenze per favorire un ingresso qualificato e incentivando le imprese che investono sulla formazione e sulla stabilizzazione dei giovani. Il Piano prevede inoltre interventi per il sostegno alla nuova imprenditorialità di supporto alle imprese per affrontare i processi di riorganizzazione, di riposizionamento e di innovazione per affrontare la ripresa economica.
Per sostenere la ripresa economica e produttiva dei territori colpiti dal sisma, attraverso le risorse del contributo di solidarietà delle Regioni, pari a 40 milioni e 714 mila euro, la Regione ha finanziato piani formativi aziendali, interaziendali e settoriali di imprese con sede nei comuni colpiti dal sisma e azioni di formazione degli imprenditori in integrazione alla formazione finanziata dai fondi interprofessionali. Inoltre si sono sviluppati interventi formativi in impresa su fabbisogni specifici, realizzati prima dell’avvio di un nuovo contratto di lavoro per sostenere l’occupazione nelle aree colpite dal sisma. Accanto a questi interventi si sono realizzati piani territoriali condivisi dalle istituzioni e dalle parti sociali, realizzati in rete tra istituzioni scolastiche, enti di formazione, istituti tecnici superiori, università, enti di ricerca e imprese, per adeguare le competenze dei lavoratori alla domanda delle imprese
Nelle diverse sedi del partenariato socio economico e istituzionale sono successivamente stati condivisi i nuovi interventi che, nel loro insieme, dovranno permettere di dare una risposta alle diverse esigenze emerse, e in particolare piani complessi di intervento per il lavoro che accompagnino e supportino i processi di ristrutturazione e riposizionamento strategico di singole imprese o di comparti produttivi, affrontando le eventuali ricadute sul versante occupazionale. Inoltre ci si concentrerà su interventi ad accesso individuale per l’accompagnamento al fare impresa, su percorsi formativi ad accesso individuale a sostegno dell’inserimento lavorativo realizzati prevalentemente in impresa e a percorsi formativi a sostegno della spendibilità dell’esperienza del servizio civile in contesti lavorativi.
I dati del Rapporto annuale di esecuzione 2012
Al 31/12/2012 sono stati impegnati oltre 732 milioni di euro, pari al 90,8% del Programma operativo ed effettuati pagamenti per oltre 538 milioni di euro, pari al 66,6%. La capacità di certificazione è stata pari al 59,4%
L’asse di intervento che presenta la miglior performance di impegno è l’Asse Occupabilità (94,8%), prioritario anche in termini di valori assoluti con quasi 382 milioni di euro pari al 52% del totale impegnato. Anche a livello di efficienza realizzativa prevale l’Asse Occupabilità (69,3%), seguito dall’Asse Adattabilità (67,2%).
Sono 25.401 gli interventi approvati nel 2012, di cui 24.650 quelli già avviati.
Le persone che hanno già concluso le attività formative al 31 dicembre 2012 dal 2007, anno di avvio della programmazione, sono 188.664. Di questi le donne rappresentano complessivamente il 45,7%, i lavoratori occupati sono il 61,7% seguiti dai disoccupati (22%).
La fascia di età prevalente è quella degli adulti da 25 a 54 anni, con il 70% circa. Gli over 55 sono il 4,8%. Il 44,8% dei destinatari ha un titolo di studio di istruzione primaria e secondaria inferiore, mentre il 39,8% ha un’istruzione secondaria superiore e il 15,3% dei destinatari ha una formazione universitaria o post-universitaria.
Avanzamento del Programma Operativo al 31 maggio 2013
Nei primi 5 mesi del 2013 aumenta la capacità di impegno e di pagamento del Programma Operativo, con un incremento del 4,9% rispetto al dicembre 2012 delle risorse impegnate e del 8,8% dei pagamenti.
I percorsi formativi avviati nei primi mesi del 2013 sono 641, per un totale di 25.291, le persone che hanno avuto accesso ad una opportunità formativa sono 229.178, 10.091 persone in più rispetto a dicembre del 2012.
La Programmazione 2007-2013
Per il periodo 2007-2013 l’Emilia-Romagna ha un Programma Operativo che dispone di 806 milioni di euro. A seguito del terremoto e grazie al contributo di solidarietà delle Regioni Competitività, il programma dispone di ulteriori 40 milioni di euro da destinarsi ai territori ed alla popolazione colpiti dagli eventi sismici di maggio 2012.
L’obiettivo generale individuato per l’attuazione del programma di competitività e occupazione attraverso il FSE è quello di sostenere la crescita economica e sociale e il suo impatto occupazionale, coniugando la qualità dell’occupazione e la valorizzazione delle risorse umane con la qualità dello sviluppo economico e la coesione sociale.
I passaggi fondamentali della Programmazione del Fse:
– la Regione individua i settori in cui intervenire e programma le attività che ritiene prioritarie (programmazione);
– gli enti accreditati si candidano a realizzare le attività formative;
– la Regione approva le azioni proposte dagli enti che ritiene meritevoli e impegna le risorse necessarie a finanziarle (impegno);
– successivamente, rimborsa le spese sostenute dagli enti per le attività effettivamente svolte (pagamenti);
– i pagamenti vengono sottoposti ai controlli da parte di più autorità, secondo le regole comunitarie, per essere definitivamente certificati (certificazione).
Le linee strategiche per la programmazione Fondo Sociale Europeo 2014/2020
La Regione Emilia-Romagna ha avviato il processo di coinvolgimento del partenariato per la definizione delle linee di indirizzo per la prossima programmazione.
Considerando l’efficienza regionale nell’utilizzo delle risorse FSE 2007/2013 e partendo dal presupposto di voler proseguire la programmazione 2014/2020 senza soluzioni di continuità, la Regione, pur in mancanza dei Regolamenti e del Bilancio Comunitario approvati, ha avviato concretamente il processo di definizione della prossima programmazione.
Rispetto ai target di Europa 2020, la Regione Emilia-Romagna si posiziona tendenzialmente meglio della media dell’Italia e del Centro-Nord, ma le distanze con i target europei sono ancora visibili.
Quindi le sfide da raccogliere sono molto importanti anche per un territorio come quello dell’Emilia-Romagna sempre caratterizzato da un certo dinamismo.
Sulla base dell’analisi del contesto e degli esiti della programmazione condotta in questi ultimi anni, la Regione ha deciso di avviare i ragionamenti sulla prossima programmazione 2014/2020 partendo dal sistema “E-R Educazione ricerca” quale infrastruttura sociale finalizzata alla crescita del territorio attraverso l’innalzamento delle competenze professionali, tecniche e scientifiche, l’occupabilità, l’adattabilità e l’inclusione sociale e lavorativa di tutte le persone.
La Regione Emilia-Romagna intende focalizzare i propri interventi:
– sui giovani e in particolare sui Neet che nel nostro territorio sono aumentati del 50% negli ultimi 5 anni. Tali interventi saranno realizzati in integrazione con l’iniziativa per l’occupazione giovanile promossa a livello comunitario (Youth Garantee);
– adattamento dei lavoratori e delle imprese ai cambiamenti, con priorità per i lavoratori in mobilità e cassa integrazione al fine di una loro ricollocazione e stabilità nel mercato del lavoro;
– migliorare la mobilità professionale transnazionale;
– Inclusione per l’ingresso e la permanenza dei soggetti più svantaggiati nel mercato del lavoro;
– riduzione dell’abbandono scolastico e l’aumento delle competenze dei giovani;
– valorizzazione della cultura tecnica e scientifica nel nostro territorio, attraverso il potenziamento di una formazione terziaria non universitaria per alte competenze tecniche tecnologiche;
– formazione permanente per la qualificazione e riqualificazione del capitale umano