Bologna, dopo aver raggiunto il picco delle nascite durante il periodo del “baby boom” (7.083 nati nel 1964), per circa tre decenni ha attraversato una fase di drastico calo della natalità, che si è progressivamente riscontrato anche a livello nazionale. Nella seconda metà degli anni ’90 è iniziata una ripresa delle nascite, che è andata consolidandosi fino a raggiungere nel 2009 il massimo dal 1977 con 3.177 bambini; anche nel 2012 la natalità si mantiene su livelli elevati con 3.071 nati da genitori residenti in città.
Nel corso degli anni le nascite che avvengono fuori del matrimonio stanno gradualmente acquisendo maggior rilievo. Dal 1991 ad oggi i nati da genitori non sposati (nati naturali) sono più che triplicati, passando da 362 a 1.145 unità. In termini percentuali la quota di nati da coppie non coniugate ha raggiunto a Bologna nel 2012 il 37,3% del totale, un’incidenza assai più elevata rispetto al 15,5% registrato a inizio periodo. Si tratta di un dato che testimonia la tendenza a costituire sempre più spesso unioni stabili con figli anche senza formalizzarle con il matrimonio; infatti tra i nati naturali la quasi totalità dei bambini (92,3%) è stata riconosciuta da entrambi i genitori.
Negli ultimi decenni sono avvenuti importanti cambiamenti nelle scelte riproduttive da parte delle coppie, in particolare nella decisione del momento della vita in cui avere figli. Si diventa genitori sempre più tardi: a Bologna nel 2012 le madri avevano mediamente 33,2 anni, con un posticipo della maternità di due anni e mezzo rispetto al 1991, mentre nello stesso arco di tempo i padri sono progressivamente passati da una età media di 33,8 anni a 36,6 anni.
Nel periodo considerato acquisiscono maggior peso le nascite da donne sempre più prossime al limite dell’età feconda, mostrando che questo fenomeno è divenuto ormai strutturale. Quasi un terzo delle madri ha tra i 30 e i 34 anni (32,7%); il numero di donne che affrontano la maternità tra i 35 e 39 anni è progressivamente aumentato e negli ultimi vent’anni è quasi raddoppiato, passando dal 16,3% nel 1991 a oltre il 30% tra il 2005 e il 2011 fino ad assestarsi nel 2012 al 29,8%. Nel complesso le madri trentenni sono il 62,5%. Contestualmente si registra un drastico calo della percentuale di madri in età da 25 a 29 anni, passate dal 30,9% nel 1991 al 18% nel 2012. A conferma che l’orologio biologico si sposta in avanti, aumenta anche la frequenza dei nati da donne ultraquarantenni, che nel 2012 costituiscono ben il 10,3% (erano appena il 2,8% nel 1991), con un’incidenza superiore a quella dei nati da madri fino a 24 anni (9,2%).
Nell’ultimo quarto di secolo i parti gemellari sono progressivamente aumentati: le mamme bolognesi che hanno affrontato un parto plurimo nel 1991 erano 20, nel 2012 risultano 53, ovvero più del doppio. Su questo fenomeno ha sicuramente pesato l’innalzamento dell’età dei genitori ed un più frequente ricorso alla fecondazione assistita con l’impianto contemporaneo di più embrioni. Così se a metà degli anni ‘80 2 nati su 100 erano gemelli, nel 2012 i gemelli rappresentano il 3,5%.
Fecondità stabile negli ultimi anni
Tra il 1991 e il 2012 si è registrato un notevole innalzamento del quoziente di fecondità (rapporto fra i nati e la consistenza delle donne in età feconda); partendo nel 1991 da un livello di 25 nati ogni 1.000 donne in età 15-49 anni, la fecondità bolognese ha conosciuto una graduale, sensibile ripresa raggiungendo il massimo di 39 nati ogni mille donne in età feconda nel 2009 per poi attestarsi a 37 nati ogni mille donne in età feconda nel 2012.
Il passaggio dal primo figlio a quelli di ordine successivo è diventato un evento più frequente che in passato. Il tasso di fecondità totale in città negli ultimi vent’anni mostra così un recupero; da meno di un figlio per donna nel 1991 (0,85) risale a 1,23 figli nel 2012. La ripresa della fecondità è un segnale certamente positivo, ma siamo ancora ben lontani dalla soglia minima per garantire il rimpiazzo generazionale (pari a 2,1 figli per donna).
I tassi di fecondità mostrano che negli ultimi due decenni è aumentata la propensione alla procreazione sia fra le donne sposate che tra quelle prive di un legame coniugale. In particolare la fecondità di queste ultime è quasi triplicata, passando da 8 a 22 nati per mille donne non coniugate in età feconda. Nello stesso periodo, a fronte di questo notevole incremento della fecondità naturale, è opportuno segnalare anche l’aumento della fecondità legittima, che sale da 41 a 60 nati per mille donne coniugate tra i 15 e 49 anni.
Dal confronto dei tassi specifici di fecondità 1991-2012 emerge un innalzamento generalizzato che ha riguardato tutte le generazioni. Il miglioramento più consistente si registra tra le madri più mature; in particolare nel 1991 nascevano 30 bambini ogni 1.000 donne tra i 35 e i 39 anni, mentre ora ne nascono 60 e nello stesso periodo si è passati da 4 a 19 nati ogni 1.000 donne tra i 40 e i 44 anni.
L’affermarsi di un ritardo nell’età procreativa è confermato anche dal più elevato livello di fecondità della classe 30-34 anni (76 nati ogni mille donne), che si conferma quella più feconda. Per le ragazze fra i 15 e i 19 anni il quoziente, per quanto estremamente basso, risulta più che raddoppiato, mentre fra le giovani in età da 20 a 24 anni l’indicatore mostra un aumento di 12 nati ogni mille donne.
Dopo una fase caratterizzata da fecondità a livelli minimi conclusasi nella prima metà degli anni ’90, è iniziata una graduale ripresa che ha riguardato soprattutto la fecondità delle trentenni. In particolare a partire dal 1999 la fecondità delle donne fra i 35 e i 39 anni aumenta in modo rilevante e supera stabilmente quella delle giovani fra i 25 e i 29 anni, avvicinandosi molto a quella della classe tuttora più feconda delle donne tra i 30 e i 34 anni.
Le mamme in età da 25 a 29 anni sono state interessate invece da una lieve contrazione della fecondità nel corso di tutti gli anni ’90 per poi mostrare una ripresa che ha avuto le sue punte tra il 2006 e il 2009.
Un nato su tre ha almeno un genitore straniero
Negli ultimi dieci anni Bologna è diventata meta di nuove intense correnti migratorie, in particolare dall’estero, che hanno portato i cittadini stranieri residenti a superare le 56.000 unità alla fine del 2012. I flussi migratori sono fenomeni complessi in grado di influenzare molti aspetti non solo sociali ed economici, ma anche demografici come la fecondità. Lo scorso anno sono nati 1.106 bambini che hanno almeno un genitore straniero, un valore di 8 volte superiore a quelli del 1992. Fra questi sono 843 i bambini di nazionalità straniera (vale a dire con entrambi i genitori stranieri), che rappresentano oltre un quarto del totale delle nascite (27,5%). Sono 263 i figli di coppie miste, che hanno pertanto cittadinanza italiana, pari all’8,5% dei nati nel 2012. In sintesi oltre un nato su tre ha almeno un genitore straniero (36%).
La componente straniera in città è la risultante di un complesso mosaico di provenienze; risiedono infatti a Bologna cittadini di ben 148 diverse cittadinanze, caratterizzate da culture, usi e storie migratorie diverse, che naturalmente influiscono anche sulle scelte procreative. Tuttavia quasi 9 madri straniere su 10 appartengono a 15 nazionalità, che coincidono per lo più con le cittadinanze più rappresentate nella nostra città. In dettaglio, tra le donne straniere che diventano madri a Bologna le più numerose sono bengalesi, rumene, marocchine, moldave, cinesi, filippine, pakistane e albanesi.
La fecondità delle donne straniere racchiude al suo interno un’ampia variabilità: a seconda della nazionalità si va dai 20 nati per mille donne residenti a oltre 200 per mille. Da questo eterogeneo panorama risulta un quoziente di fecondità straniera che è pari in complesso a 55 nati per mille donne straniere in età feconda, quasi il doppio rispetto ai 31 nati ogni mille donne italiane. La crescita della presenza femminile straniera in città, accompagnata da elevati tassi di fecondità, è senza dubbio uno degli elementi che negli anni più recenti ha influito positivamente sulla ripresa della fecondità e sull’aumento delle nascite.
Si arresta negli ultimi anni il calo della popolazione femminile in età feconda
Per una valutazione più complessiva della dinamica delle nascite è opportuno esaminare anche l’andamento della popolazione femminile in età feconda. Fra il 1991 e il 2012 la popolazione femminile tra i 15 e i 49 anni ha subito una contrazione pari al –10%, attenuata dalla lieve crescita degli ultimi anni. Il ridimensionamento è dovuto soprattutto alle fasce d’età più giovani (le meno feconde), in particolare al drastico calo sia delle donne fra i 15 e i 19 anni (-35,5%) sia di quelle fra i 20 e i 24 anni (-41,9%). La rilevante diminuzione nelle età giovanili è stata in parte compensata dall’aumento delle donne tra i 35 e i 44 anni (+13,7%). La progressiva uscita dalle classi di età feconde di queste ultime avrà nei prossimi anni conseguenze negative, che potrebbero però essere controbilanciate, come già avvenuto, dagli effetti positivi della dinamica migratoria.
Nell’ambito della tendenza generale di lungo periodo alla riduzione della popolazione femminile in età feconda si assiste invece ad un notevole aumento delle donne straniere residenti in età da 15 a 49 anni, che nel 2012 risultano più che decuplicate rispetto al 1991. L’intensità delle correnti migratorie e la conseguente presenza di un contingente femminile straniero sempre più rilevante, caratterizzato da elevati tassi di fecondità, contribuisce e potrà contribuire ulteriormente in futuro ad attenuare gli effetti del calo previsto della popolazione femminile italiana in età feconda. Un altro importante fattore da considerare è legato alla decisione di numerosi stranieri di stabilirsi definitivamente nel nostro paese. Le scelte procreative delle giovani generazioni straniere cresciute in Italia, portatrici da un lato delle proprie tradizioni e dall’altro dei modelli sociali del Paese che li ha accolti e in cui sono cresciute, giocheranno un ruolo importante nel determinare gli scenari futuri della natalità in città.
Le previsioni demografiche recentemente realizzate dal nostro Dipartimento confermano che la diminuzione delle donne in età feconda si è arrestata. Nel breve periodo ci si aspetta infatti che nell’ipotesi più probabile (ipotesi intermedia) la numerosità delle donne in età da 15 a 49 anni si mantenga sostanzialmente stabile, mentre nell’ipotesi alta potrebbe anche verificarsi un leggero aumento. All’interno del contingente delle donne in età feconda dovrebbe ulteriormente crescere la componente straniera ancora caratterizzata da una fecondità assai più elevata.
Le previsioni demografiche, che ipotizzano nei prossimi anni un ulteriore innalzamento della fecondità, indicano che a Bologna nel breve periodo le nascite dovrebbero mantenersi intorno all’attuale livello. Con riferimento invece al 2023 (ultimo anno della previsione) si prefigura nella migliore delle ipotesi un ulteriore incremento del numero delle nascite (+496 rispetto al 2012), mentre nell’ipotesi intermedia (la più probabile) ci si attende una crescita più contenuta (+157 nati a fine periodo). Le recenti tendenze della natalità fanno presumere che tra i nati in città dovrebbe ulteriormente aumentare la quota di bambini di nazionalità straniera, anche se appare opportuno seguire l’evoluzione dei comportamenti procreativi delle donne immigrate, che potrebbero progressivamente uniformarsi o quanto meno avvicinarsi a quelli delle donne italiane.