Unioncamere Emilia-Romagna: “Ci aspettano ancora mesi difficili. E’ necessario far fronte comune tra Istituzioni e associazioni di rappresentanza per sostenere la imprese nella ripresa. Internazionalizzazione, aggregazione attraverso i contratti di rete e patrimonializzazione dei confidi per garantire liquidità sono tre linee di intervento prioritarie del sistema camerale regionale per accompagnare la ricerca di competitività delle imprese”. Confindustria Emilia-Romagna: “Tutti gli indicatori, dalla produzione al fatturato alla domanda, restano in territorio negativo. Si accentua il rischio di perdere pezzi importanti del sistema produttivo. Sono urgenti interventi anticiclici dal Governo e dalla Regione”. Intesa Sanpaolo: “Ancora debole il credito a imprese e famiglie: slancio e sforzo corale da banche e imprese per tornare a crescere”.
Nei primi tre mesi del 2013 si approfondisce la fase recessiva che ha caratterizzato tutto il corso del 2012. Fatturato, produzione e ordini sono risultati in deciso calo. A soffrire maggiormente sono state le piccole imprese, che sono quelle più orientate verso il mercato interno, che è stato penalizzato dalla riduzione di consumi e investimenti. La tendenza negativa interessa tutti i settori e le classi dimensionali. Anche la domanda estera ha dato segnali di appannamento e le esportazioni hanno subito un rallentamento, segnale preoccupante che proietta ulteriori ombre sull’evoluzione dei prossimi mesi.
Nella sostanza, il dato congiunturale trimestrale, ancora più negativo di quello lasciato in eredità dal 2012, suscita preoccupazione anche perché non si intravvedono prospettive immediate di ripresa.
Sono queste alcune indicazioni che emergono dall’indagine congiunturale relativa al primo trimestre 2013 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.
La produzione in volume dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna è diminuita del 4,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012, in termini più accentuati rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (-4,3 per cento).
Il fatturato a valori correnti ha subìto una flessione del 4,8 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012, più ampia rispetto al trend negativo dei dodici mesi precedenti (-4,3 per cento).
Al calo di produzione e fatturato, non è rimasta estranea la domanda che ha accusato una flessione del 5,3 per cento, in misura superiore al trend negativo dei dodici mesi precedenti (-4,8 per cento).
La negatività degli indicatori è stato il tratto comune di tutti i settori e dimensioni di impresa.
In questa situazione di difficoltà, anche le esportazioni hanno accusato una stasi, interrompendo la fase positiva in atto dai primi mesi del 2010. I primi tre mesi del 2013 si sono chiusi infatti con una diminuzione tendenziale dell’1,5 per cento, a fronte della crescita prossima al 2 per cento riscontrata nei dodici mesi precedenti.
Tutto questo si collega ad una diminuzione dell’occupazione: secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, il primo trimestre del 2013 si è chiuso in termini negativi, consolidando la fase calante in atto dai primi tre mesi del 2012. L’occupazione è diminuita del 4,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012 (-2,5 per cento in Italia), per un totale di circa 22.000 addetti.
Per quanto concerne la movimentazione avvenuta nel Registro delle imprese, nel primo trimestre del 2013 il saldo fra iscrizioni e cessazioni dell’industria in senso stretto è risultato negativo per 692 imprese, in misura uguale all’analogo trimestre del 2012 (-691).
La consistenza delle imprese attive, pari a fine marzo 2013 a 48.436 unità, è apparsa in diminuzione del 2,0 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012. Da questa tendenza negativa si è distinto il solo comparto energetico, le cui imprese attive sono aumentate
Sotto l’aspetto della forma giuridica, la novità più saliente è stata rappresentata dalla nuova battuta d’arresto delle società di capitale, dopo un lungo periodo di crescita.
“I dati congiunturali del primo trimestre dell’anno testimoniano la profonda crisi che sta investendo l’industria nazionale e regionale. – dice il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Carlo Alberto Roncarati. Penalizzata dal difficile contesto attuale è ancora e soprattutto la piccola impresa, più legata ai consumi interni che stentano a ripartire. In questa fase – aggiunge il presidente Roncarati – è necessario ancora di più far fronte comune tra Istituzioni e associazioni di rappresentanza per supportare le imprese con azioni mirate. Il sistema camerale regionale ha individuato tre priorità di intervento, per attenuare gli effetti negativi di questa fase recessiva: i progetti integrati di internazionalizzazione sui mercati emergenti; l’aggregazione delle imprese attraverso i contratti di rete; la patrimonializzazione dei confidi per garantire liquidità alle PMI. Questa strategia passa necessariamente anche attraverso la valorizzazione del capitale umano in azienda, aspetto pure imprescindibile per cercare di guardare avanti”.
Lo scenario negativo è confermato da Confindustria Emilia-Romagna: “I timidi segnali di inversione del ciclo economico dei primi mesi dell’anno – dichiara il presidente Maurizio Marchesini – sono purtroppo smentiti. Tutti gli indicatori, dalla produzione al fatturato alla domanda, restano in territorio negativo. Il prolungarsi della crisi comporta la perdita di pezzi del sistema produttivo”.
L’economia è in condizioni molto critiche: la produzione a livello nazionale è quasi del 25% al di sotto dei livelli pre-crisi. “Le due recessioni hanno inciso profondamente anche sull’Emilia-Romagna – afferma il presidente Marchesini. La prima si è manifestata con un calo dell’export, mentre la seconda è stata causata dal crollo della domanda interna, quando invece le vendite all’estero erano tornate a crescere. Per questo i comparti più vocati all’export hanno risentito meno, ma comunque in modo significativo, degli effetti della più recente caduta della domanda interna.”
Anche l’export, che resta il vero punto di forza dell’economia regionale, tende a rallentare. Il suo ruolo di componente positiva del PIL riesce sempre meno a controbilanciare la caduta verticale della domanda interna in tutte le sue articolazioni: consumi delle famiglie, investimenti, domanda pubblica.
“Per difendere le vendite – sottolinea il presidente degli industriali – le imprese hanno tagliato i margini, che sono ai minimi storici. Tutto ciò è accentuato dalla crisi del credito, che colpisce le famiglie ma soprattutto rischia di minare la sopravvivenza di molte imprese, specie di piccole dimensioni.
Sono urgenti interventi anticiclici di stimolo della domanda e dell’occupazione. Sul fronte della domanda pubblica incidono negativamente il rigore del Patto di stabilità, che non distingue tra spesa corrente ed investimenti, e una incapacità di revisione strutturale della spesa.
Anche la Regione può e deve intervenire con provvedimenti mirati: pagamento immediato dei debiti verso le imprese, interventi specifici a favore degli investimenti tipo Legge Sabatini, internazionalizzazione, ricerca e innovazione, rafforzamento patrimoniale dei Consorzi fidi, politiche che favoriscano l’inserimento dei giovani e la formazione sulle competenze richieste dalle imprese. Il recente provvedimento della Regione a sostegno degli investimenti delle aziende delle aree del sisma ha dato risultati molto positivi, a conferma del fatto che nonostante la fase difficile la propensione delle imprese ad investire resta elevata”
Il credito in Emilia-Romagna, secondo l’analisi del Servizio Studi di Intesa Sanpaolo, è rimasto debole nel primo trimestre 2013, sebbene il calo si sia leggermente attenuato rispetto a quanto registrato nei tre mesi da settembre a novembre 2012 e a inizio dell’anno in corso. In regione il credito si è mosso in sintonia con la tendenza nazionale. Il complesso dei prestiti a famiglie e imprese ha segnato una riduzione del 2,5%, più contenuta rispetto al -3,2% di inizio anno, ma in linea con fine 2012. L’andamento continua a risentire della debolezza dei prestiti alle imprese che a marzo hanno registrato un calo del 3,2%, come a fine 2012 però un punto percentuale in meno di gennaio 2013. L’evoluzione dei prestiti alle imprese della regione non si discosta dalla tendenza nazionale: -3,7% medio nel 1° trimestre in Emilia Romagna, -3,6% per il sistema Italia.
I prestiti alle famiglie hanno continuato a mostrare un indebolimento più moderato, segnando nel 1° trimestre 2013 un assestamento sul -0,7%, in territorio negativo da luglio 2012. I prestiti alle famiglie dell’Emilia-Romagna dallo scorso ottobre mostrano un calo leggermente più contenuto della media nazionale (-1% il dato nazionale).
Anche a livello provinciale si nota qualche timido cenno di miglioramento, sebbene il quadro resti caratterizzato da contrazione in gran parte delle realtà territoriali. Nei prestiti alle imprese, Bologna e Ravenna sono tornate lievemente in positivo (+0,9% e +0,2% a marzo) e già a febbraio erano le meno negative. Tre province hanno contenuto il calo tra -1 e -3% circa: Ferrara (-1,4%), Forlì-Cesena (-2,0%) e Modena (–2,8%). Quattro province hanno continuato a registrare prestiti alle imprese in evidente contrazione: Rimini (-8,8%), Reggio Emilia (-7,5%), Parma (-6,2%), Piacenza (-5,7%). Nei prestiti alle famiglie, anche a marzo, come nei mesi precedenti, solo due province hanno mostrato un segno positivo, più significativo per Rimini (+1,3%) e marginale per Modena (+0,1%). All’opposto, Piacenza si è confermata la provincia più debole con un calo significativo (-3,5%). Le altre province si sono posizionate tra il -0,5% di Ferrara e il -1,7% di Reggio Emilia, senza particolari variazioni di performance rispetto ai due mesi precedenti.
A questi numeri, che danno la misura dell’impatto della recessione sul credito all’economia della regione, si aggiunge l’incessante deterioramento della qualità dei prestiti bancari. Il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese ha subito un significativo incremento nel 2012: dopo aver superato il 3% da giugno, l’indicatore ha registrato un’impennata a 3,7% nell’ultimo trimestre, presumibilmente anche per effetto dell’azione della Vigilanza bancaria. Il deterioramento della qualità del credito alle imprese ha trainato l’aumento del tasso di decadimento del complesso della clientela bancaria (2,9% a fine 2012 per il settore non finanziario dell’Emilia-Romagna).
“Sulla dinamica del credito – commenta Adriano Maestri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – continuano a pesare gli effetti del protrarsi della recessione unitamente alle prospettive quanto mai incerte, con la conseguente stagnazione della domanda e la caduta degli investimenti. Inoltre, la situazione critica delle sofferenze obbliga a una valutazione sempre molto attenta del merito creditizio. Per spezzare la spirale negativa che affligge il mercato del credito e uscire da questa impasse – aggiunge Maestri – occorre uno slancio, uno sforzo corale di tutti gli attori economici del territorio. Per quanto ci riguarda, puntiamo a rafforzare la collaborazione tra banche e imprese, non solo nel credito, con iniziative condivise tese al rafforzamento patrimoniale delle imprese, ad accompagnarle nella crescita dimensionale, nello sviluppo di progetti comuni anche attraverso contratti di rete, nei processi di internazionalizzazione, nell’investimento in ricerca e nell’innovazione. Un obiettivo prioritario per noi è quello di favorire la nascita di nuovi imprenditori attraverso il contributo ai progetti di sviluppo di start up. In tutto ciò, come Gruppo siamo determinati a fare la nostra parte. L’impegno delle nostre banche in regione in questi giorni è anche quello di accompagnare lo sforzo straordinario per la ricostruzione post-terremoto, per ripristinare e rafforzare la capacità produttiva del nostro territorio”.