“Questo sopralluogo insieme al prefetto, ai sindaci, alla Protezione civile e al Servizio tecnico di bacino è la conferma che, a livello locale, l’attenzione continua a rimanere alta sul fronte delle tante, estese frane che stanno minacciando il nostro territorio: insieme, chiediamo che la stessa attenzione ci venga riservata dal Governo. Le risorse fino ad ora destinate alla nostra provincia sono insufficienti, da Stato e Regione ci auguriamo arrivino ulteriori stanziamenti per arginare il dissesto della nostra montagna e della nostra collina”. Lo ha detto la presidente della Provincia di Reggio Emilia, Sonia Masini, questa mattina nel corso del sopralluogo compiuto insieme al prefetto Antonella De Miro sulle frane che nelle scorse settimane hanno interessato i comuni di Castelnovo Monti, Ramiseto, Vetto e Canossa.
“Abbiamo chiesto 9 milioni e 360.000 euro per gli interventi di somma urgenza: è il minimo indispensabile considerate le tante abitazioni, a volte intere frazioni, e le numerose strade provinciali e comunali che vanno messe in sicurezza – ha aggiunto la presidente Masini – ma proprio un anno fa ricordo che la Provincia aveva concluso un importante e capilare lavoro con tutti gli altri enti coinvolti, stimando in 100 milioni la somma necessaria per avviare una serie di lavori, immediatamente cantierabili, fondamentali per la sicurezza del nostro territorio”.
Finora la Provincia, insieme a Comuni e Servizio tecnico di bacino, ha già effettuato interventi per 900.000 euro. “E da lunedì, per un importo analogo, partiranno lavori anche sulla Sp 513, in zona cantoniera, una delle strade più compromesse”, ha annunciato l’assessore provinciale alle Infrastrutture, Alfredo Gennari.
Accompagnati dalla responsabile e dal collaboratore della Protezione civile della Provincia, Federica Manenti e Luciano Gobbi, dall’assessore Gennari, dai responsabili del Servizio tecnico di bacino Gianfranco Larini e Gaetano Sartini, la presidente Masini e il prefetto De Miro hanno incontrato questa mattina sindaco e vice di Castelnovo Monti, Gianluca Marconi e Cosetta Gattamelati, i sindaci di Ramiseto e Vetto Martino Dolci e Sara Garofoni, ed il vicesindaco di Canossa Fernando Cavandoli. Con loro, hanno effettuato sopralluoghi sulle principali criticità dei rispettivi comuni.
Prima tappa, due frazioni di Castelnovo Monti: Bellessere, dove una decina di case sono minacciate da un versante franoso molto lungo che si estende verso rio Maillo, e Virola, dove il 2 aprile dalla montagna si è staccato un enorme masso di circa 40 metri cubi che ha sfiorato due abitazioni, ovviamente da allora evacuate. A contribuire al distacco del masso, probabilmente, anche la vegetazione che cresce in maniera incontrollata, pure sulla Pietra di Bismantova: “E’ ora di affrontare questo problema senza pregiudiziali: noi siamo per la tutela della vegetazione anche spontanea, che è fondamentale proprio per arginare le frane: vogliamo più alberi, soprattutto per coprire piccoli e grandi ecomostri, ma non sulla Pietra dove, incuneandosi in modo selvaggio, allargano le fratture già causate da gelo e disgelo…”.
A Ramiseto, particolare attenzione è stata dedicata alla frazione di Taviano, dove sono ben 120 (quasi 200 d’estate) gli abitanti minacciati da una paleofrana, da tempo monitorata nella parte inferiore, che ora si è però attivata anche a monte e sul lato est del paese, a rio Vigne, interessando pure la strada. “Bisogna assolutamente intervenire subito, per evitare di dover ricorrere ad una nuova delocalizzazione, che oltre a conflitti e lacerazioni, comporta anche costi nettamente superiori a una seria opera di prevenzione – ha sottolineato la presidente Masini, che di Ramiseto è stata anche sindaco – In mezzo secolo abbiamo già dovuto delocalizzare tre frazioni, Succiso, Storlo e Poviglio, e sappiamo cosa significa…”.
Proprio mentre l’ennesimo nubifragio si abbatteva sul Ramisetano, la delegazione si è trasferita a Vetto, dove è stata visionata in particolare la strada che da La Costa sale fino a Spigone, martoriata in più punti, e successivamente a Canossa, dove le frane hanno colpito in particolare due importanti vie di collegamento, la Sp 513 e la Sp 54 dei castelli matildici.
Una delle primavere più piovose dell’ultimo secolo
A confermare l’eccezionalità delle precipitazioni che hanno investito la nostra provincia, anche i dati dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna, secondo i quali la primavera 2013 è risultata, per l’Italia settentrionale, tra le più piovose dell’ultimo secolo, con temperature che, nel mese di maggio, hanno diviso il Paese facendo registrare mezzo grado sopra la media al sud e nove decimi di grado sotto media al nord.
In particolare, per quanto riguarda le precipitazioni, l’Isac-Cnr ha registrato:
+20% (rispetto alla media del periodo di riferimento 1971-2000) a livello nazionale, che per il nord Italia sale fino al 50% di precipitazioni in più rispetto alla media (la 13esima più piovosa dal 1800 ad oggi); altrettanto piovose per l’Italia settentrionale furono le stagioni primaverili del 1936 e del 1905 (+51% e +53% rispettivamente), ma per trovarne una decisamente più piovosa bisogna spingersi fino al 1898 quando si ebbe l’88% di pioggia in più rispetto alla media 1971-2000.
Al dato della primavera hanno contribuito soprattutto i mesi di marzo (+60% a livello nazionale e +102% per il nord) e maggio (+23% a livello nazionale e + 50% per il nord).
Per quanto riguarda le temperature, sempre rispetto al periodo di riferimento 1971-2000,
a livello nazionale la primavera si è conclusa con un’anomalia positiva di circa 0.7 gradi (la 26-esima più calda dal 1800 ad oggi), con un grosso contributo dato dal mese di aprile che è stato di 2 gradi più caldo della media (il settimo più caldo di sempre).
Il mese di maggio ha visto l’Italia spaccata in due, con un’anomalia positiva al sud: mediamente con mezzo grado sopra la media del periodo di riferimento, e una forte anomalia negativa al nord: nove decimi di grado sotto la media. Nonostante le temperature eccezionalmente basse registrate nella seconda metà del mese, l’anomalia registrata a maggio per il nord Italia, sia pure significativamente negativa, non è stata però eccezionale a causa della prima parte del mese con temperature più miti: basta andare indietro al 2004 per trovare un’anomalia simile (-0.97) o agli anni 1991, 1987, 1984, 1980 per trovare dei mesi di maggio ben più freddi (con anomalie di -2.71, -1.79, -3.08 e -2.19 rispettivamente).
Resta comunque l’eccezionalità dei giorni tra il 24 e il 25 maggio che sono stati estremamente freddi.