Il 23 maggio si colloca tra due date, il 20 e il 29 maggio, che nel 2012 hanno segnato il drammatico “uno-due” col quale il terremoto ha stremato l’area nord della nostra provincia.
Ed è giovedì 23 maggio, alle ore 20.00, che le Associazioni Imprenditoriali Confcommercio, Confesercenti, Licom, CNA, Confartigianato Lapam, Fam, Apmi, Confagricoltura, Coldiretti, Coopagri, Cia, Confcooperative, Legacoop, indicono la manifestazione con la quale il mondo del lavoro reclama l’uscita dall’emergenza e l’accelerazione della fase di ricostruzione. Non a caso per la serata è stato scelto il titolo “Non ci basta sperare… rivogliamo il nostro futuro!”.
L’iniziativa, alla quale sono invitati imprenditori e cittadini di tutta la provincia, si svolgerà nel palazzo dello sport di Mirandola(Via Dorando Pietri, 11) e sarà introdotta dalla proiezione di un video sull’attualità attinente al sisma. È prevista la lettura di un documento redatto unitariamente dalle Associazioni, contenente la denuncia del disagio dovuto ai ritardi degli interventi e alla pesante burocrazia che ne intralcia l’operatività. La denuncia sarà affiancata da proposte volte a snellire procedure e ad eliminare pastoie invitando il mondo politico, istituzionale ed amministrativo, a condividere l’obiettivo di accelerare la ricostruzione e il ritorno ad una ordinaria vita economica e sociale.
Riappropriarsi del futuro sarà dunque il tema dominante che, giovedì 23 maggio, animerà le organizzazioni che chiamano a raccolta i propri associati, la cittadinanza, l’intera comunità, all’interno del palazzo dello sport di Mirandola. La manifestazione, alla quale interverranno rappresentanti nazionali delle Associazioni, si concluderà con un messaggio letto da un ragazzo delle scuole di Mirandola, cui seguirà un lancio di palloncini luminosi a simboleggiare il desiderio di vedere realizzate le proprie speranze, ma anche la determinazione degli imprenditori e dei cittadini a riappropriarsi del proprio futuro. Illuminando nella notte il cielo di Mirandola, si ricorderà a tutti che la l’Area Nord è un territorio magari ferito, ma non finito. A cui serve una mano per ripartire.