“Non servono le prove di infiltrazioni mafiose” con queste incredibili parole del consiglio di stato si esclude ancora una importantissima azienda da quell’infernale sistema denominato “white list”, condannandola di fatto alla chiusura definitiva e la conseguente dispersione di conoscenze, professionalità e grandi capacità tecniche.
Come consigliere provinciale ma ancor più come cittadino sono letteralmente scandalizzato, devo purtroppo prendere atto che lo stato di diritto è diventato soltanto una flebile opinione, discutibile e malleabile a seconda delle convenienze, non più certo la colonna portante del nostro sistema giuridico.
Se questo è il sistema emiliano romagnolo, allora tale sistema è compromesso e lesivo delle più elementari regole di libertà, il libero mercato è infatti quotidianamente messo in discussione da queste incredibili decisioni, che non posso condividere nel modo più assoluto.
Le White List, anche se sarebbe più opportuno chiamarle Red List, rappresentano un sistema di caccia alle streghe non certo in grado di salvare il territorio da infiltrazioni mafiose.
Tale sistema infatti, ovviamente diverso, nonchè maggiormente articolato e garantista, si dovrebbe occupare anche dei piani regolatori delle singole amministrazioni comunali che compongono la nostra regione e la nostra provincia, piani che inflazionano il mercato a tal punto da rendere appetibili i nostri territori per le aziende realmente dedite al riciclaggio del danaro sporco, ma tutto questo non lo si vede e non lo si è visto soprattutto negli anni passati, ma, strana lotta all’infiltrazione mafiosa questa.
Questa caccia alle streghe, rischia di eliminare la parte sana dell’imprenditoria, che sempre opera in buona fede e spesso con grandi difficoltà economiche, lasciando in pacifica libertà streghe e stregoni, i quali potranno sempre più avventurarsi in quello che oramai è diventato un vero e proprio sabba economico.
Una sola parola: “Vergogna!”
(Rinaldi Bruno)