Attenzione ai Caf che offrono assistenza fiscale a prezzi stracciati: spesso non sono professionalmente qualificati, sfruttano i loro operatori e non rilasciano regolare fattura ai cittadini cui hanno erogato il servizio. A lanciare l’allarme sono i Caf (centri di assistenza fiscale) di Cgil-Cisl-Uil di Modena. «La concorrenza è sempre legittima e stimolante. In questo caso, però, il problema è un altro: anche quest’anno numerosi contribuenti si rivolgono ai nostri sportelli per controllare la correttezza della propria dichiarazione dei redditi compilata da questi nuovi Caf e quasi sempre saltano fuori errori macroscopici – affermano i responsabili provinciali dei Caf di Cgil-Cisl-Uil – Vengono da noi anche gli operatori dei nuovi Caf per denunciare di essere sottopagati o assunti in modo irregolare. Abbiamo già segnalato questo fenomeno alla Guardia di Finanza e all’Agenzia regionale delle Entrate, ma non ci risultano provvedimenti nei confronti di queste attività, che continuano a essere presenti sul nostro territorio».
Cgil-Cisl-Uil ricordano che i loro Caf rispettano le normative e applicano correttamente i contratti di lavoro, anche se questo comporta inevitabilmente costi più alti. «Creiamo buona occupazione, garantiamo tutte le tutele e diritti agli operatori fiscali, offriamo un servizio qualificato e rispondiamo di eventuali errori, siamo presenti sul territorio in modo capillare e non solo durante il periodo della dichiarazione dei redditi – ricordano i Caf di Cgil-Cisl-Uil – I nostri servizi sono rivolti sia agli iscritti che ai non iscritti ai sindacati di riferimento. È ovvio che l’iscrizione al sindacato confederale offre vantaggi rispetto ai costi, ma soprattutto garantisce maggiore tutela e contrattazione nei luoghi di lavoro».
Sottolineando la qualità dell’assistenza e consulenza fornita dai propri Caf e la trasparenza delle tariffe applicate, Cgil-Cisl-Uil, invitano lavoratori e pensionati a porre la massima attenzione verso soggetti che nascono come funghi, e come funghi spesso spariscono. Soggetti che pagano una quota a fantomatiche associazioni di consumatori nei fatti inesistenti, oppure a sindacati privi di iscritti, a volte nati da pochi mesi. «In luogo di una fattura, rilasciano a volte un certificato di iscrizione a quel soggetto, non pagando le tasse e truffando così il fisco e la collettività. Spesso lasciano le persone, magari dopo quattro o cinque anni, a confrontarsi da sole con il fisco che – concludono i responsabili provinciali dei Caf di Cgil-Cisl-Uil – contesta gli errori commessi nella compilazione della dichiarazione dei redditi».