Quattro anni di violenze e vessazioni alla moglie per indurla ad abbandonare gli usi occidentali. La convivenza – cessata lo scorso mese di marzo – si è mostrata sin da subito difficoltosa a causa della differenza di cultura tra i due e dell’aggressività di lui. La denuncia della vittima, dai contenuti agghiaccianti, racconta anni di sopraffazioni, soprusi, violenze fisiche e psicologiche: segnatamente percosse con lesioni (utilizzando cinghie e pentole bollenti), minacce di morte, offese, sputi, limiti nelle telefonate ai suoi genitori (una sola volta alla settimana e per non più di 5 minuti), obbligo a cambiare lavoro in quanto quello di estetista lo considerava non consono ad una moglie di un musulmano, obbligo di indossare abiti castigati e tutto ciò per fare qualche esempio. Violenze quelle subite dalla donna che sono state compiute anche quando versava in stato interessante. Le vessazioni si verificavano regolarmente ogni 3 giorni per circa 4 anni. Fuggita a marzo scorso e rifugiatasi presso i suoi genitori la donna, una 23enne reggiana, dopo un mese ha trovato la forza di rivolgersi ai Carabinieri formalizzando una denuncia agghiacciante nel corso della quale ha raccontato i 4 anni d’incubo vissuti con il marito. Del fatto si sono occupati i Carabinieri della Stazione di San Polo d’Enza che, nel corso delle indagini, hanno riscontrato il raccapricciante “racconto” culminato con la denuncia per maltrattamenti in famiglia a carico di un cittadino marocchino 35enne residente nel reggiano.
La Procura di Reggio Emilia condividendo con le risultanze investigative dei Carabinieri sanpolesi ha richiesto un provvedimento di natura cautelare. Richiesta accolta dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia che sottoponeva l’uomo alla misura coercitiva del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla moglie. Provvedimento coercitivo di natura cautelare che la scorsa mattina ieri è stato eseguito dai Carabinieri della Stazione di San Polo che hanno condotto le indagini.