Mercoledì 10 aprile alle ore 21 presso la fonoteca comunale nuovo appuntamento dedicato al rapporto tra musica e arti visive. Raffaella Troiero, esperta di arti visive e appassionata di musica, racconterà Fluxus, uno dei movimenti che nel Novecento ha elaborato in maniera clamorosa, spesso radicale, l’intreccio tra le arti. Nato ufficialmente nel 1962, Fluxus è un movimento internazionale (mai ufficialmente sciolto, e quindi potenzialmente ancora attivo) che dagli Stati Uniti si diffonde in Europa e in Giappone, all’insegna della massima libertà espressiva. Prendendo a numi tutelari Cage e Duchamp, i fondatori di Fluxus sostengono infatti che “tutto è arte e tutti possono farne. L’arte deve occuparsi di cose insignificanti, deve essere divertente, accessibile a tutti…” (George Maciunas). Questa provocatoria volontà di sconfinamento tra arte e vita, espressa attraverso la creazione di prodotti ed eventi in cui spesso prevale il gusto dell’effimero, è ciò che distingue Fluxus dagli altri movimenti, che però rivendicano principi artistici ben definiti, legati a comportamentismo, gioco e casualità. Mail art, happenings, performances e concerti di musica sperimentale sono state le forme espressive più utilizzate da artisti quali Wolf Vostell, Nam June Paik, Charlotte Moorman, Shigeiko Kubota, George Brecht, Ben Vautier, Dick Higgins, Yoko Ono, Giuseppe Chiari, Joseph Beuys e La Monte Young (per non fare che alcuni nomi), in un continuo sconfinamento ideologico e geografico. Reggio Emilia, negli anni Settanta e Ottanta, è stata una delle innumerevoli sedi del movimento, e recentemente gli ha dedicato l’importante esposizione intitolata “WOMEN IN FLUXUS & Other Experimental Tales. Eventi Partiture Performance 1962-2012”. A Modena, nelle sedi espositive della Galleria Civica, è tuttora in corso la mostra “Nam June Paik in Italia”, sul precursore della videoarte che di Fluxus è stato uno dei protagonisti.