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Parmigiano Reggiano: CIA Reggio Emilia su Consorzio e magazzino

parmigiano_6La Cia di Reggio Emilia sta svolgendo riunioni tra gli allevatori propri iscritti, per discutere dei problemi del comparto del Parmigiano-Reggiano e del rinnovo dei vertici consortili, oggetto delle prossime assemblee dell’organismo di tutela: dopo montagna e bassa, stasera (3 aprile) si tiene l’ultima a Reggio, per la restante area provinciale.

“Come Cia – afferma il presidente Ivan Bertolini – più che partecipare ad una battaglia che ha assunto i toni e le forme dello scontro personale abbiamo interesse a tenere fermo il timone sulle cose da fare, e certo non ne mancano. Il nostro punto di partenza è necessariamente un giudizio su ciò che ha fatto la dirigenza uscente, e da questo punto di vista credo si debba esprimere un giudizio positivo, ed è quanto emerge anche dalle assemblee tra i nostri associati: molte cose sono cambiate e sono state intraprese azioni che riteniamo debbano proseguire anche con i nuovi dirigenti”.

“Negli ultimi cinque anni – ricorda Bertolini  – grazie al lavoro intrapreso, l’export è cresciuto da 21.900 ad oltre 45.000 ton. annue, vale a dire che un milione di forme e più del 30% della nostra produzione va all’estero. Importante in questo sviluppo è stato il ruolo della società consortile I4S, che deve continuare la strada intrapresa, pur con confini precisi. Oltre a questo, che è un risultato che ha portato indubbi benefici ai produttori, altri traguardi importanti sono stati tagliati: si è portato a compimento lo Statuto con la lavorazione in zona del formaggio, abbiamo avuto un nuovo regolamento per la produzione che ha aumentato l’orientamento alla qualità, abbiamo portato a casa la tutela delle denominazioni in sede europea, una battaglia in cui il nostro Consorzio ha svolto un ruolo chiave”.

“Dall’orientamento che emerge nei nostri incontri, come Cia pensiamo che questo lavoro meriti di proseguire, evidentemente con una rinnovata fiducia nell’attuale gruppo dirigente. Ma proprio per tenere l’attenzione sulle cose da fare, pensiamo che ci si debba orientare anche su ulteriori obiettivi: il Pacchetto Latte dell’UE ci aiuterà nel gestire la programmazione produttiva nata in forma volontaria, occorre mettere mano ulteriormente a misure che salvaguardino ed aumentino la qualità del prodotto, tra le quali c’è da definire certe situazioni sanitarie e superare i regimi di deroga, così come la possibilità di avere marchi territoriali come quello di montagna impegna ora i produttori di quell’area ad individuare le norme utili ad adottarlo; va poi affrontato il problema del formaggio “mezzano” o “rigato” che ritengo vada fatto sparire. Tra le azioni da intraprendere metterei anche la possibilità di ritiri di latte (specie in estate) per destinarlo ad usi diversi dalla trasformazione in Parmigiano Reggiano. Dobbiamo poter controllare i picchi produttivi che ci danneggiano con gli sbalzi di prezzo”.

“Quanto all’ipotesi di un nuovo magazzino per il formaggio, il cui progetto è stato presentato al Comune di San Martino in Rio – afferma Bertolini – il nostro giudizio resta sospeso, perché servono maggiori elementi. Va detto che da un lato il Consorzio afferma che a Reggio mancano 350mila posti-forma, dati alla mano quindi, mentre dall’altra parte si agitano ‘fantasmi’; alla nostra realtà servirebbe una struttura moderna dal punto di vista tecnico ed un aumento della concorrenza per contenere i costi. Tuttavia, sappiamo che chi propone la costruzione, commercializza la metà delle 500mila forme che potenzialmente dovrebbe contenere il nuovo magazzino; occorre quindi il massimo di trasparenza, se ci sono altri partners devono emergere e si devono capire bene le intenzioni. Solo allora potremo esprimere un parere, sulla base di dati oggettivi”.

“In ogni caso – sottolinea Bertolini – si dovrebbe evitare di costruire il magazzino in un’area agricola; meglio sarebbe recuperare qualche area commerciale o industriale dismessa. Il territorio agricolo è un bene finito e la sua difesa rappresenta per noi un elemento prioritario”.

“Insomma – conclude il presidente Cia – c’è da fare a volontà per i nuovi dirigenti, piuttosto che farsi guerre personali o di campanile!”.

 

















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