Il debutto dell’IMU ci costa 1,3 miliardi. L’Emilia Romagna tra le regioni più care: pagati in media nel 2012, 523 euro da ogni cittadino (neonati compresi). Cifre che fanno della nostra regione una delle più costose in assoluto. I dati diffusi dal Dipartimento delle Finanze consentono di quantificare il gettito IMU in Emilia Romagna in 2.317 milioni di euro.
L’83% degli incassi è attribuibile alle seconde case e agli immobili commerciali e produttivi (laboratori artigiani, capannoni, alberghi, negozi, uffici), per un valore di 1.919 milioni di euro; l’IMU sull’abitazione principale vale, invece, 398 milioni.
E’ la provincia di Bologna quella che ha incassato di più con il 24,3% del totale a livello regionale, seguita da Modena (15,5%) e Parma (10,7%). Ben il 44% del gettito IMU riscosso in Emilia Romagna si concentra in appena 12 Comuni (vale a dire le città con più di 60.000 abitanti).
Sono queste le cifre che emergono dallo studio che CNA Emilia Romagna ha commissionato al Centro Studi Sintesi di Venezia per avere un quadro dettagliato dell’incidenza della nuova imposta sia regionalmente che territorialmente.
Cosa emerge dallo studio effettuato? Intanto che il gettito medio per contribuente nella nostra regione è superiore alla media nazionale, sia per quanto concerne l’abitazione principale, sia con riferimento agli altri immobili. I proprietari di prime case in Emilia Romagna hanno pagato in media 244 euro, circa 20 euro in più rispetto al dato nazionale; l’importo dell’IMU in regione è stato più elevato rispetto alla media nazionale anche per quanto riguarda seconde case e immobili produttivi (1.171 euro per contribuente in Emilia Romagna, quasi 300 euro in più rispetto alla media nazionale). Se si considera il gettito IMU complessivo, in Emilia Romagna il valore rapportato alla popolazione è pari a 523 euro (131 euro in più rispetto alla media nazionale).
Ravenna, Bologna e Parma sono le realtà territoriali che presentano il gettito IMU più elevato: a livello procapite, gli incassi complessivi nel 2012 valgono 578 euro a Ravenna, 567 euro a Bologna e 561 euro a Parma. Tutte le province della regione si contraddistinguono per un valore medio degli incassi IMU superiore al dato nazionale.
Nel dettaglio, l’IMU sulla prima casa si è rilevata in assoluto più cara a San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna (455 euro per contribuente), mentre risiedere a Sogliano al Rubicone (FC) sembra essere decisamente più “conveniente” (46 euro). Il gettito IMU relativo agli immobili produttivi e alle seconde case è stato maggiore a Fiorano Modenese (2.348 euro per contribuente), circa 14 volte i 174 euro del piccolo centro di Cerignale (PC). Nel complesso, il gettito medio IMU per abitante è stato più alto nel piccolo Comune piacentino di Zerba (1.351 euro), mentre il valore più contenuto si registra a Sogliano al Rubicone (125 euro).
Il passaggio dall’ICI all’IMU ha generato in Emilia Romagna un incremento della tassazione sugli immobili di 1.355 milioni di euro, pari al +141% nell’arco di un solo anno (2011-2012). I rincari hanno raggiunto punte del 168% nella provincia di Ravenna, del 165% nel Bolognese e del 158% nella provincia di Forlì-Cesena.
“Bisogna tuttavia precisare – spiega Alberto Cestari del Centro Studi Sintesi – che gli aumenti delle aliquote IMU si sono resi necessari al fine di compensare i tagli ai trasferimenti subìti dai Comuni: nel 2012 le minori risorse per i Comuni emiliano-romagnoli rispetto all’anno precedente sono quantificabili in almeno 250 milioni di euro (56 euro per cittadino), tagli ai quali si devono poi aggiungere gli effetti negativi del Patto di stabilità interno”. Inoltre– prosegue Cestari: “è opportuno ricordare che l’IMU è stata impostata in modo tale da non portare alcun beneficio alle Amministrazioni municipali: infatti, oltre ad incassare direttamente la metà dell’IMU sugli immobili diversi dalla prima casa (8 miliardi), lo Stato nel 2012 ha risparmiato risorse pari a 3 miliardi a titolo di minori trasferimenti ai Comuni. Nel 2013, invece, lo Stato conserverà il 50% del gettito IMU unicamente dei fabbricati ad uso produttivo e lascerà ai Comuni l’intero gettito su seconde case, laboratori e negozi.”
“E le prospettive per l’anno in corso – come evidenzia il segretario regionale di CNA, Gabriele Morelli – non sono rosee: il coefficiente moltiplicatore da applicare alla rendita catastale dei fabbricati produttivi passerà da 60 a 65, per non parlare dell’introduzione della TARES (che prevede una maggiorazione di 30 centesimi al metro quadro rispetto all’attuale tassa rifiuti), con unaconseguente crescita dell’imposizione sulle imprese. Inoltre, a seguito della Spending review iComuni subiranno tagli per complessivi 2.250 milioni di euro, col rischio di un nuovo incremento della tassazione locale”.
Nuove imposte all’orizzonte dunque. Una situazione che come sottolinea il Presidente di CNA Emilia Romagna, Paolo Govoni: “non potrà che aggravare ulteriormente la già difficile situazione delle piccole e medie imprese ed il reddito disponibile delle famiglie. Mentre al contrario, la ripresa economica, soprattutto nei territori a forte vocazione imprenditoriale, passa inevitabilmente attraverso la riduzione della pressione fiscale ed una riorganizzazione istituzionale improntata a maggior efficienza e razionalità, nonché mediante l’applicazione della golden rule nel Patto di stabilità interno (con l’esclusione degli investimenti)”.