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PSC, Trande (PD): “Ora un dibattito di idee sulla Modena del futuro”

Il Consiglio comunale ha varato il documento di indirizzo sul nuovo PSC di Modena. Molte le novità contenute nel documento che segna discontinuità con gli anni dell’espansione edilizia come volano della economia. Ora quel documento deve diventare la base di discussione per tutta la città: non solo le associazioni e la rappresentanza organizzata, ma anche gruppi e singoli cittadini dovranno poter dire la loro sulla Modena del futuro. Il commento del capogruppo Pd in Consiglio comunale Paolo Trande:

Un documento di indirizzo in cui si parla della Modena dei prossimi 20 anni. Un documento che contiene indubbi elementi di novità e di discontinuità rispetto alla vecchia politica urbanistica perseguita negli anni dell’espansione edilizia. Un documento che presenta idee nuove, ma che è aperto al confronto con le idee ulteriori che saranno proposte dai modenesi. Il capogruppo Pd in Consiglio Comunale a Modena, Paolo Trande, individua in questi elementi la portata innovativa del documento di indirizzo sul nuovo PSC varato, nella seduta di lunedì 18 marzo, dal Consiglio cittadino, pur tra molte polemiche. “La Modena del 2030 che ipotizziamo è una città media, che si attesta sui 200mila abitanti, che per crescere non vuole consumare altro suolo agricolo, che non si espanderà oltre quello che è l’attuale perimetro urbanizzato. – spiega Paolo Trande – Più che a costruire nuove abitazioni si punterà a riqualificare e recuperare l’esistente, prova ne è che vengono ridotte le potenzialità edificatorie del vecchio PRG (“saldo zero” di abitazioni rispetto allo strumento urbanistico in vigore). Ma attenzione all’ambiente e alle risorse naturali non significa non avere attenzione per le necessità delle famiglie, soprattutto le meno abbienti, e per le esigenze del lavoro, inteso dal punto di vista dei lavoratori e delle imprese: “Sostenibilità economica, ambientale, sociale e democratica devono andare insieme – conferma Trande – E un grande partito della sinistra non può trascurare nessuno di questi aspetti”. Quello che è stato votato dal Consiglio comunale non è il vero e proprio Piano Strutturale Comunale, è un documento di indirizzi, è, quindi, una proposta di idee aperta che deve e può diventare base di discussione per la città tutta, non solo nelle sue espressioni di rappresentanza formalizzate. “A noi del Gruppo del Pd – continua Trande – piacerebbe che i prossimi mesi fossero utilizzati in una sorta di “sfida positiva” in cui ogni modenese, organizzato e non, possa esprimere la propria idea. Per fare questo ci vuole tempo e ci vogliono gli strumenti tradizionali ma anche quelli innovativi e pensiamo soprattutto a delle piattaforme, di ultima generazione, in cui è possibile anche dialogare con i cittadini sperimentando forme di “democrazia liquida”. Non si può fossilizzare il dibattito sulla Modena del futuro alle sole “aree F”, ma anche di quelle si potrà e si dovrà parlare nel confronto con i cittadini: “Chiediamo che su questo documento – conclude Paolo Trande – si inneschi un confronto con la città vero, forte, ampio e partecipato, senza esclusioni, ascoltando e interloquendo anche con chi critica aspramente. Tutte le opinioni hanno diritto di cittadinanza a condizione che non siano chiara espressione di interessi estranei al “Bene Comune” della nostra comunità”. Ora tocca a tutti i modenesi: avanti!

 

















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