Il Comune di Montese, dopo che il suo sindaco Mazza per cinque anni ha detto peste e corna dell’Unione Terre di Castelli, viene annesso dalla Regione proprio alla stessa Unione dove, peraltro, 8 Comuni stanno da tempo lavorando assieme per migliorare la qualità e l’efficienza dei propri servizi ai cittadini. L’innesto non sarà facile: Montese è un Comune con una grave crisi finanziaria e con alle spalle pure manovre discutibili. Il commento del coordinatore Pd della zona Terre di Castelli Luca Gozzoli:
«In merito alla vicenda di Montese e del suo possibile “arrivo” all’Unione Terre di castelli vorrei sottolineare alcune questioni. Innanzitutto ricordo che quando, nel 2009, la Utc si allargò avviando l’ambizioso ampliamento dei propri confini alla Comunità montana Est, i Comuni di Zocca, Guiglia e Marano seppero cogliere questa opportunità e avviarono una fase di reciproche armonizzazione che in quattro anni ha consentito di elevare gli standard dei servizi offerti ai cittadini: scuola, sociale, polizia municipale, sanità, gestione organizzativa degli uffici. Il candidato a sindaco di Montese Mazza (nel 2014 saranno 20 anni da sindaco e 5 da vicesindaco) attaccò duramente i Comuni confinanti e condannò la scelta di aderire all’Utc, aderendo, invece, al raggruppamento montano e dicendo peste e corna dell’Utc. A distanza di cinque anni, Mazza fa dietrofront e accumulando un ritardo di un lustro, con un Comune in grave crisi finanziaria e con sulle spalle alcune manovre più che discutibili (ad esempio, l’aumento retroattivo della tariffa dell’acqua!!!) cerca di scaricare le difficoltà che ha creato sull’Unione Terre di castelli. In una stagione di tagli e sacrifici per tutti, con le condizioni attuali, non sarà possibile far fronte alla grave situazione economica e finanziaria di Montese con una semplice “annessione” all’Unione. L’Unione da sola non può salvare Montese. Sappia la Regione Emilia-Romagna che la stagione delle Unioni, avviata con entusiasmo più di dieci anni fa, non fu costruita guardando confini e carte geografiche ma sullo slancio di un grande progetto che al centro aveva la razionalizzazione della gestione dei servizi, l’efficienza della macchina pubblica, la professionalizzazione dei servizi, la diminuzione dei costi e le medesime possibilità offerte ai cittadini residenti su di un’area vasta. Chiediamo alla Regione cosa rimane di quello slancio e cosa possa mettere in gioco per evitare che una scelta come quella che grava sull’Unione possa compromettere il delicato equilibrio di un territorio che cinque anni fa colse la sfida proponendo un’Unione a 8 comuni, riunendo in un unico percorso politico gestionale quasi 1/5 della provincia e dei suoi abitanti. Ora il confronto deve essere sui territori e deve considerare le esigenze dei cittadini e del rilancio di un territorio oltre la crisi».