Un regolamento discusso per anni, quello che ha istituito nella scuola il Servizio Nazionale di Valutazione. Il testo ha diviso tra mille polemiche associazioni professionali di insegnanti e presidi, sindacati e partiti politici, ma è stato portato avanti fino all’approvazione finale nei giorni scorsi in Consiglio dei Ministri.
Al centro delle contestazioni le cosiddette prove Invalsi, che vengono somministrate ogni anno a tutti gli studenti del secondo e quinto anno delle scuole primarie, del primo e terzo anno delle scuole medie e del secondo anno delle superiori.
Ma cosa ne pensano i dirigenti scolastici, i primi chiamati ad applicarlo nelle scuole modenesi?
“A noinon interessa e non serve una valutazione che si limiti a stilare classifiche, o peggio ancora a erogare premi o infliggere punizioni – spiega Omer Bonezzi, presidente provinciale dell’Andis (Associazione Nazionale DIrigenti Scolastici) -. La valutazione che serve alla scuola è quella che le permette di lavorare in modo più consapevole, favorendo la qualità dei risultati e mettendola in condizione di migliorare il servizio reso all’utenza.
Riguardo in particolare alle prove Invalsi, “le rilevazioni condotte nelle scuole e la loro continuità nel tempo rappresentanoun elemento altamente positivo sia perché forniscono informazioni qualificate sulla realtà delle nostre scuole a livello di sistema, sia perché rappresentano importantissimi elementi perlo sviluppo dei processi di autovalutazione e di autoanalisi. In questo senso, esse rappresentano, in forma certamente perfettibile ma decisiva, una delle poche misure di sostegno all’autonomia assunte in questi ultimi anni e sicuramente un’alternativa alle norme sulla valutazione emanate all’epoca del ministero Gelmini”.