Cinque dei 17 castelli della provincia di Modena sono stati danneggiati in modo più o meno grave dalle scosse di terremoto. In alcuni casi i lavori di messa in sicurezza e consolidamento hanno consentito di riaprire progressivamente gli spazi; in altri casi la situazione, invece, è ancora fortemente compromessa.
La rete dei castelli di Modena – coordinata dalla Provincia di Modena e finalizzata al recupero, gestione, valorizzazione culturale e turistica dei castelli – sarà presente al Salone del restauro di Ferrara, dal 20 al 23 marzo, per richiamare l’attenzione della comunità scientifica sulla necessità di intervenire al più presto con progetti di recupero in grado di restituire alle comunità locali queste strutture, elementi di forte identità.
«Ci è sembrato giusto essere presenti a Ferrara – spiega Mario Galli, vicepresidente della Provincia e assessore alla Promozione del territorio – insieme ai Comuni dell’area nord, che si stanno impegnando moltissimo per salvare il patrimonio culturale ferito. Gli interventi di estrema urgenza sono stati adottati – aggiunge Galli – ma ora serve uno sforzo straordinario, sia dal punto di vista progettuale sia economico, per recuperare la fruibilità di questi beni. Il territorio provinciale ha uno straordinario patrimonio costituito da una rete di 17 castelli sorti in epoche diverse per il controllo del territorio, da sempre crocevia di percorsi che collegano la penisola. Ciascuno di essi possiede una propria specificità storica, artistica, ambientale. Ora però serve uno sforzo straordinario per riannodare i fili della storia».
Oltre ai cinque castelli più o meno gravemente danneggiati dal terremoto – il castello dei Pico di Mirandola, la Rocca Estense di San Felice, il castello delle Rocche a Finale Emilia, il Palazzo dei Pio a Carpi, il castello Campori di Soliera – la rete di Modena comprende i castelli di Formigine, Montegibbio, Spezzano, Levizzano, Guiglia, Montecuccolo, Sestola, Roccapelago, la Rocca di Vignola, la Rocca Rangoni di Spilamberto, quella di Montefiorino e Montese.
CROLLI, CEDIMENTI E SPAZI INAGIBILI: LE FERITE RIPORTATE A FINALE EMILIA, SAN FELICE, MIRANDOLA, CARPI E SOLIERA
La situazione più seria, dal punto di vista strutturale è quella dei castelli di Finale e San Felice, ma anche il castello di Mirandola, quello di Soliera e il Palazzo dei Pio a Carpi hanno riportato danneggiamenti seri in seguito al sisma.
Nel Castello delle Rocche di Finale il mastio è crollato e le tre torri sono state lesionate, nonostante le due recentemente restaurate hanno resistito. Anche il Torresino è stato danneggiato. La Torre dei Modenesi, appartenente allo stesso complesso fortificato, è caduta. In accordo con la Soprintendenza è stato definito un protocollo ad hoc, che prevede il recupero selettivo secondo le modalità di uno scavo archeologico per consentire la divisione e catalogazione dei detriti, in vista di una sua ricostruzione. Da questa operazione di recupero sono riemersi numerosissimi reperti archeologici, utili per la ricostruzione della vita quotidiana dell’antica Finale. Lo Studio Pier Luigi Cervellati di Bologna ha realizzato un progetto per la ricostruzione della Torre che verrà presentato al Salone del Restauro di Ferrara.
Inagibile anche il Castello dei Pico di Mirandola, complesso che ospitava il museo Civico, la mostra permanente del biomedicale, l’auditorium e alcune sale espositive e, al piano terra, l’Ufficio di Promozione turistica.
Fortemente compromesso a causa del sisma, sono state terminate le opere di messa in sicurezza; prossimamente saranno affidati i lavori per il recupero della struttura.
Grave anche la situazione della Rocca Estense di San Felice sul Panaro: nel corpo di fabbrica centrale – con l’Archivio Storico, la Sala Consiliare, la sede del Gruppo Studi, il Museo Civico Venturini – il tetto è stato staccato, sollevato e spostato durante il primo sisma; nel secondo sisma del 29 maggio si è sgretolato. Così è stato anche per l’ingresso col ponte levatoio. Il Torrione centrale, consolidato, appare come contorto ed è stato messo in sicurezza con un’imbragatura. Un’altra torre presenta una grossa crepa. Messo in sicurezza anche il Torrione della Rocca, che presenta gravi crolli interni. Parzialmente crollate le altre quattro torri, coperte con teli di nylon per preservarle dall’acqua e dalle intemperie. Le sale interne non presentano grossi crolli dal momento che il fabbricato più grande, con la Sala Consiliare, ha resistito, anche se le infiltrazioni d’acqua possono comprometterne la stabilità. Anche il borgo medievale è stato fortemente colpito. Inoltre, sono crollate le tre torri di cinta.
Per quanto riguarda il Palazzo dei Pio a Carpi, il terremoto ha provocato lesioni tra le componenti orizzontali e verticali, tra le volte e gli archi di sostegno, tra le strutture portanti e le superfici di intonaco decorato, spesso distaccandole.
I danni principali sono stati rilevati a pinnacoli, merli e camini e alle coperture nelle tre torri del Palazzo (torre del Passerino, dell’Orologio e degli Spagnoli), nelle volte dei grandi loggiati del museo – a esclusione di quelle consolidate dopo il sisma del 1996 – e nei livelli superiori dell’area dell’Archivio storico e dei Musei. I danni si sono sostanzialmente manifestati con crolli e gravi lesioni degli elementi murari esterni, danni alle coperture, fessurazioni e cavillature nei sistemi voltati, cedimenti di strutture lignee nei tetti, lesioni di piattabande, archi e nelle murature di laterizio pieno, cedimenti nei laterizi di appoggio di travi e capriate lignee. Danni ingenti alle superfici affrescate e decorate. In più punti ci sono stati cadute e distacchi di porzioni d’intonaco. Nell’immediato sono state attivate con finanziamenti della Protezione Civile opere di somma urgenza per la salvaguardia dell’incolumità pubblica, di messa in sicurezza e per consentire di riaprire alcuni spazi degli istituti culturali che hanno sede nel Palazzo. Nella Torre dell’Orologio sono state realizzate cerchiature con curve di acciaio; nella Torre del Passerino, oltre alla rimozione di pinnacoli e di un merlo, sono state realizzate cerchiature e puntellamenti; nelle Logge del primo ordine sono stati eseguiti rinforzi con fibre di carbonio. Questi interventi hanno consentito la riapertura al pubblico del Castello dei Ragazzi e dei Musei, nell’area degli appartamenti rinascimentali ai piani ammezzato e primo.
Sia nel Palazzo che nel Torrione degli Spagnoli sono previsti ulteriori due interventi di ripristino della copertura mediante la risistemazione dei manti in coppi e di interventi di somma urgenza sulle superfici affrescate. Per riaprire anche gli spazi dell’ultimo livello del Museo della Città e della sommità delle due torri ora inagibili, è in corso di redazione un progetto strutturale definitivo, mentre per il Torrione degli Spagnoli (di proprietà demaniale) la situazione rimane tuttora da definire.
Anche il Castello Campori di Soliera ha riportato lesioni alle murature e alle volte del piano nobile. In particolare sono parzialmente crollate due volte nell’ala est, gravemente danneggiate tutte le altre, compresa la volta dello scalone monumentale che conduce al piano nobile. Tra luglio e settembre sono stati effettuati puntellamenti interni di tutti i locali del piano primo. Per quanto riguarda la torre dell’orologio e la torre sud-est, hanno riportato gravi fessurazioni sulle murature esterne, messe in sicurezza grazie all’intervento dei vigili del fuoco. Al piano inferiore la biblioteca è stata riaperta al pubblico a settembre dopo la messa in sicurezza delle volte del piano superiore. Attualmente il piano nobile e lo scalone monumentale settecentesco – il settore più cospicuo del Castello – rimangono inagibili.