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Tesi per la Green Economy

L’ultimo workshop della maratona di cinque giorni del Green Economy Festival di distretto è affidato alle tesi e agli studi universitari, quasi a costituire un ponte sul futuro dei progetti e delle tecnologie Green. Ieri sera al Palagreen si sono quindi presentati Rosa Taurino, ricercatrice a Ingegneria dei materiali dell’Università di Modena e Reggio, e Davide Giuranna, studente a pochi giorni dalla presentazione di una tesi di laurea per Ingegneria della sostenibilità ambientale dello stesso ateneo.

Tema trasversale dei lavori presentati riguardava il recupero del vetro e il suo utilizzo in impasti e prodotti per l’edilizia.

La ricerca presentata da Rosa Taurino ha analizzato le possibilità di un impiego alternativo del vetro di scarto dalla raccolta differenziata. Risulta infatti che per diversi problemi relativi a composizione e granulometrie, il 15 per cento circa del vetro che dalla campana finisce al riciclo (per il 98% a fare altro vetro e per il 2% in edilizia) viene in realtà scartato perché inadatto e avviato alla discarica oppure all’uso come inerte nell’asfaltatura delle strade. L’Università si è chiesta se esistano altri possibili impieghi più redditizi e più green di questa frazione.

Diverse sono state le possibilità analizzate: fra queste l’impiego negli autobloccanti per edilizia e la possibilità di creare un nuovo impasto lavorabile a caldo, per colaggio, stampaggio, pressatura o laminatura.

In entrambi i casi i risultati sono stati ampiamente positivi e nel caso della nuova pasta di vetro, che è arrivata anche a una composizione con l’80 per cento di materiale sottratto allo scarto, è stato possibile creare numerosi oggetti di vario uso, grazie all’ottima plasmabilità del materiale: da una linea di maniglie per porte ispirata a un marchio celebre del settore (e montata su un’imbarcazione presentata al salone della nautica di Genova) a gadget e oggettistica di vario tipo.

Anche lo studio di Davide Giuranna, che si è concentrato in particolare sui vetri recuperati dai Raee, rifiuti elettronici che sono in fortissimo aumento (nel 2010 260mila tonnellate, più 16,9 per cento) e nello specifico dei vetri di televisori con tubo catodico, si è focalizzata in particolare sugli autobloccanti.

Una prima prova di uso di questi vetri nell’impasto (sia quelli del tubo che quelli dello schermo) è stata realizzata a Fiorano nei laterizi, in collaborazione con la Fornace San Lorenzo, con uso del 20 per cento circa di materiale vetroso nell’impasto e risultati positivi.

La ricerca si è poi indirizzata agli autobloccanti, nei quali la percentuale vetrosa nell’impasto è arrivata fino all’80 per cento. Per entrambi i materiali i risultati sono stati ampiamente positivi, con prestazioni analoghe alle tipologie tradizionali per quanto riguarda resistenza alla compressione, con valori decisamente superiori in termini di assorbimento di acqua, ridotto proprio dalla componente vetrosa.

La ricerca si è anche concentrata sulla produzione di un schiuma vetrosa utile da impiegare come isolante, specialmente nelle facciate degli edifici, anche in questo caso con risultati competitivi.

Gli effetti positivi dell’impiago di questi materiali vetrosi di scarto sono sia di tipo “green” che economici: risparmio di materie prime più costose sostituite con un materiale di riciclo, risparmio di energia per la cottura che con il vetro avviene a livelli più bassi, minor impatto ambientale con minori quantità conferite in discarica; il tutto con un prodotto comunque competitivo rispetto a quelli tradizionali.

I due ospiti del workshop, Paola Careddu, direttore di Cerform, e Francesco Bergomi, delegato per la formazione di Confindustria Ceramica, hanno auspicato che dall’edilizia queste e altre ricerche si spostino anche verso la ceramica. Bergomi ha anche manifestato l’intenzione dell’associazione, già impegnata in diversi progetti green con le scuole superiori, di allacciare più stretti rapporti anche con il mondo accademico, arrivando fino a ipotizzare forme di apprendistato qualificato, una sorta di master aziendali che potrebbero essere realizzati in partnership fra gli industriali e l’Ateneo.
















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