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Estetica, funzionalità, creatività e sostenibilità per la Green Economy

Si è tenuto ieri, domenica 28 ottobre, nel primo pomeriggio, l’incontro “Green Thinking: design e arte per la Green Economy”: all’interno del PalaGreen di Piazza Ciro Menotti a Fiorano Modenese quattro giovani designer hanno presentato progetti e idee scambiandosi opinioni su estetica, funzionalità, creatività e sostenibilità.

Ha aperto l’incontro Bruno Stefani della rivista e dello studio BioArchitettura, entrambi volti alla gestione oculata delle risorse, alla tutela della salute e alla progettazione e al recupero edilizio ed ambientale. Stefani ha sottolineato come la novità della bioarchitettura non risieda in una semplice sommatoria di tecnologie verdi, ma nelle connessioni di singole discipline, connessioni capaci di determinare una visione olistica del territorio e della qualità architettonica: una visione di questo tipo obbliga a confrontarsi con le specifiche realtà, a scoprire con rinnovata sensibilità la continuità con la storia, le tradizioni, il paesaggio, elementi da affrontare attraverso le nuove consapevolezze dell’ ecosostenibilità e della bio-compatibilità.

Stefani ha poi lasciato la parola al direttore artistico di OpenDesignItalia Elena Santi: Open Design Italia è un concorso-mostra-mercato internazionale che esplora il panorama nazionale ed internazionale dell’autoproduzione, una nuova modalità di fare design in cui l’attività creativa è direttamente collegata all’attività produttiva. Open Design Italia si pone come partner privilegiato nella promozione della collaborazione tra designer, imprese e artigiani del territorio, creando reti tra gli attori della filiera e stimolando la sostenibilità del ciclo produttivo. OpenDesignItalia si presenta come importante bacino di idee per le aziende che nell’attuale realtà socio-economica non riescono più ad investire in ricerche di mercato, attuate in questo caso direttamente dai designer.

Il terzo intervento è stato tenuto Andrea Cattabriga, ideatore e creatore di Slowd, piattaforma che mette in relazione cliente, designer e produttore creando una filiera corta a vantaggio di tutti. Slowd cerca di costruire un processo a “km zero” che parte dal progetto e finisce con la sua consegna al cliente attraverso il lavoro dell’artigiano più vicino possibile alla destinazione finale del pezzo stesso. A vantaggio di tutti significa poter dare a tutti il design ad un prezzo accessibile, riconoscere ai giovani designer emergenti royalties (remunerazioni di diritti derivanti da brevetti) che altrimenti non riuscirebbero a percepire, ridare agli artigiani la possibilità di realizzare gli oggetti che popolano le nostre case. Gli obiettivi principali di Slowd sono abbattere l’inquinamento derivante dal trasporto della merce, costruire relazioni tra chi fabbrica il prodotto e chi lo compra e localizzare l’economia. Attualmente Slowd conta tra i suoi collaboratori 18 designer e 24 artigiani, e si occupa di18 nuovi prodotti e 26 prototipi.

Ultimo relatore dell’incontro è stato l’ artista Fabrizio Loschi, che ha presentato la sua ultima creazione: ALF. ALF è un bicchiere ricavato dalla più classica delle bottiglie da lambrusco, la “borgognotta”: per la sua produzione Loschi utilizza le bottiglie di recupero, e attraverso cinque passaggi manuali riesce a convertire un oggetto di produzione industriale in un manufatto artigianale. Ogni pezzo è simile agli altri ma non uguale. ALF si ispira alla tradizione delle famiglie contadine in cui le bottiglie scheggiate, e quindi inutilizzabili per l’imbottigliamento, venivano tagliate con lo spago bagnato nell’alcol e utilizzate come bicchieri o vasi per fiori. Il nome ALF deriva dalla parola inglese “half” che significa “metà” e dal nome del bisnonno di Loschi che si chiamava Alfonso, e a cui è dedicato il progetto. ALF rispetta le coordinate etiche del green design e la personale ricerca dell’artista verso produzioni seriali di pezzi unici.
















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