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Fiorano: responsabilità sociale d’impresa, se ne è parlato al Festival Green Economy

 

La sostenibilità della produzione, la condizione dei luoghi di lavoro, il benessere della comunità che nell’azienda lavora e intorno ad essa vive e si intreccia: sono tutti aspetti che rientrano nella responsabilità sociale di impresa declinata nel senso più ampio. Se ne è parlato al Festival Green Economy di Distretto questo pomeriggio a Fiorano, presenti alcune eccellenze dell’imprenditoria italiana e mondiale, proprio dal punto di vista della responsabilità sociale.
Sandro Leonardi ha presentato il caso davvero unico di Tetrapak, multinazionale presente in 170 paesi con 22mila dipendenti che ha sviluppato, anche nella sede modenese, un ambiente di lavoro aperto, senza regole di comportamento se non quattro principi chiave, senza spazi e scrivanie definiti (si lavora con laptop portatile, le scrivanie si liberano a fine serata e sono tutte a disposizione di tutti, ma si può anche lavorare all’aperto o nello spazio preferito o per il 40 per cento del tempo anche da casa), fino ad arrivare all’abolizione del cartellino marcatempo, in un meccanismo interamente basato sulla fiducia. L’azienda promuove inoltre l’ascolto delle esigenze dei lavoratori tramite focus group e una serie di servizi, dalla scuola internazionale al nido aziendale, dal trasporto casa-lavoro ai summer job program per i figli, più molte altre pratiche che, oltre alla motivazione dei dipendenti e al loro benessere, hanno anche il positivo effetto di attrarre le professionalità presenti sul territorio emiliano, contese anche da altri grandi marchi.
La seconda esperienza illustrata è tutta fioranese ed è il Nido aziendale in fase di realizzazione in collaborazione fra il gruppo Concorde e l’amministrazione comunale. Nato come Nido interaziendale ma poi portato avanti da un solo gruppo, avrà un massimo di 60 posti (inizialmente 50), il 60 per cento dei quali dedicati a  facilitare il lavoro del personale dell’azienda, mentre il 40 per cento degli inserimenti saranno pubblici. Nella concezione stessa, si tratta di una struttura che bada molto alla responsabilità sociale e alla sostenibilità, con grandi spazi aperti e materiali, quasi esclusivamente ceramici, con caratteristiche autopulenti, anti-inquinanti e perfino battericide. L’apertura è prevista per il prossimo anno scolastico (settembre 2013).
A seguire è stata ripercorsa l’esperienza della prima grande azienda italiana ad aver ricercato i principi della sostenibilità e della responsabilità sociale, la Olivetti degli anni cinquanta, che ebbe una parte fondamentale nello sviluppo della stessa Ivrea. Paolo Rebaudengo ha ripercorso la strada che ha portato la famiglia Olivetti, a partire dal fondatore Camillo che aveva visitato le grandi aziende americane in gioventù, per arrivare a Adriano Olivetti negli anni Cinquanta, a una concezione di impresa in cui lo sviluppo industriale andasse di pari passo con quello culturale e anche urbanistico, sia per l’ambiente di lavoro o immediatamente prossimo, che per gli spazi riguardanti l’intera comunità che intorno a questi poli produttivi viveva: un modello impostato a Ivrea e poi riportato in altri stabilimenti anche nel sud Italia con successo.
Ultima esperienza riportata, per mostrare che non solo le grandi multinazionali hanno la possibilità di sviluppare importanti progetti sulla sostenibilità, quella della piccola Agc di Carpi, impresa che da una produzione di cartellini per l’abbigliamento carpigiano, ha saputo differenziare parte del suo impegno, prima verso il riutilizzo semplice dei materiali rimasti dalle lavorazioni, poi nel loro impiego per una nuova linea di prodotti di autentico design, Essential, realizzati con carta e altri materiali di recupero: poltrone e puff, borse e sacchetti, oltre una quindicina di idee che poi sono state sottoposte anche alla richiesta di certificazioni che ne attestassero la sostenibilità, dalla Fsc per il corretto impiego degli alberi nella produzione, a Remade in Italy, che certifica la qualità dei prodotti di riciclo italiani; fino all’approdo nel Club delle imprese modenesi di responsabilità sociale, a fianco di grandi marchi della provincia e della regione che si impegnano in progetti, singoli e in partnership, dedicati ad ambiente e responsabilità sociale di impresa.

A seguire le presentazioni si è tenuta una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato Daniele Donnarumma della Cisl, Glauco Roberti di Confindustria Ceramica e Andrea Bellani, del Centro servizi per il volontariato, in cui si è provato ad analizzare come la responsabilità sociale potrebbe diventare un’idea di sistema e un vantaggio riconosciuto per l’intero settore produttivo locale. Donnarumma ha rilevato come esistano già molte iniziative, in particolare nei settori della sicurezza e formazione, che possono essere ascritte a questo tipo di impostazione, mentre, a parere del rappresentante Cisl, a necessitare di un approfondimento è spesso il confronto e la partecipazione, insieme ai lavoratori e alle parti sociali, nell’elaborazione di queste idee.
Roberti ha invece rilevato come esistano già decine di progetti avviati da singole imprese o gruppi in ambiti di responsabilità sociale e sostenibilità ambientale; e come ci sia da lavorare anche nella formazione culturale dei lavoratori su questi temi. Alcuni esempi, la difficoltà nel far accettare progetti di mobilità sostenibile e di formazione al di fuori del normale orario di lavoro.
Bellani ha riferito quanto sia complesso per il mondo del volontariato e no-profit in genere entrare in contatto con le realtà produttive, al di là delle singole ed episodiche donazioni per qualche singolo progetto. Secondo Bellani invece in diversi ambiti il volontariato potrebbe essere addirittura portatore di competenze utili alle imprese. Dal 2009 esiste, in collaborazione con Provincia di Modena e Focus Lab, un progetto comune che ha proprio l’obiettivo di superare la logica unidirezionale del rapporto fra mondo produttivo e no-profit, nel tentativo di creare autentiche e durature sinergie.
















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