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Cosa c’è di Green Economy nei Distretti Italiani?

Nell’ambito del Festival Green Economy di Distretto organizzato dai comuni del distretto ceramico modenese e reggiano della ceramica e da Confindustria Ceramica, si è svolto al Bla di Fiorano Modenese il seminario ‘Cosa c’è di Green Economy nei Distretti Italiani?” suddiviso in tre parti.
Nella prima, dopo il saluto iniziale del sindaco Claudio Pistoni, Carlo Piemonte dell’Asdi Sedia di Manzano, Cristian Pasquon del Distretto del Mobile di Livenza, Marta Stefani del Parco Agroalimentare di San Daniele e Rossella Giannotti di Assa, Distretto Pellame Santa Croce sull’Arno hanno sintetizzato i dati principali dei rispettivi distretti e le pratiche di green economy: situazioni estremamente diverse, realtà di imprese altrettanto diverse, influenza della crisi più o meno forte, ma tutti i distretti con l’obiettivo di valorizzare la green economy come opportunità e fattore di competitività, attraverso progetti su prodotti, processi, logistica e politiche territoriali.
A concludere questa prima parte e in pratica a costituire una fase a se stante è stato l’intervento di Walter Sancassiani, direttore tecnico del festival, che ha presentato la 2° indagine Green Economy 2012 realizzata da Focus Lab con il sostegno del Comune di Fiorano, per misurare la temperatura green del ‘distretto’ attraverso una indagine web alla quale hanno risposto 52 imprese, contro le 40 del 2011, con l’allargamento dei settori alla filiera ceramica e non solo ai produttori di ceramiche.
Fra i numerosi dati, che saranno pubblicati sul sito del festival, emerge che il 57,1% ha fatto interventi di green production attraverso la riduzione dei consumi energetico, il 50% attraverso la riduzione dei consumi idrici, il 47,6% attraverso la riduzione del consumo di materie prime, il 31% attraverso impianti di cogenerazione, il 26,2% attraverso le energie rinnovabili e il 19% attraverso il recupero di cascami energetici.
Sul fronte degli acquisti versi l’impegno maggiore è stato rivolto alle materie prime (31%), ai mezzi industriali alternativi (19%), ai materiali da ufficio (12%), alla flotta mezzi (12%), sotto il 10% gli approvvigionamenti energetici e i materiali di supporto. Ridotta anche la diffusione di strumenti di green packaging (19%) e di green mobility (19%); in questo settore il 19% utilizza la intermodalità, il 14% l’ottimizzazione dei carichi e delle tratte, il 2% il mobility management. Il 29% delle imprese utilizza strumenti di gestione fornitori in ottica green  eil 48% strumenti di green communication.
Le aziende che investono in green economy perseguono: aumento efficienza e risparmio (73%), cultura d’impresa (45%), scelta strategica di distinzione (45%), prevenzione rischi (23%), richiesta fornitori (9%), indotta da nuove normative (5%).
I benefici derivanti? Aumento efficienza e risparmio (59%), cultura d’impresa (50%), ascelta strategica di distinzione (36%), prevenzione rischi (32%), richiesta fornitori (32%).
Le condizioni chiave per lo sviluppo della green economy nel settore stia nella formazione ai dipendenti (59%), in incentivi premianti da enti pubblici (59%), in criteri omogenei condivisi (50%), in informazioni ai vari pubblici di riferimento (41%), in acquisti green da enti pubblici (32%).
La terza parte del seminario ha visto protagonisti Emilio Mussini del Gruppo Ceramiche Panaria, Maurizio Torreggiani della Camera di Commercio di Modena e Giovanni Rompianesi della Provincia di Modena, con la moderazione di Domenico Sturabotti della Fondazione Symbola che nella sua introduzione ha subito chiarito che la green economy può essere soltanto in parte risolta in ambito aziendale perché in parte si deve intervenire a livello territoriale e che, dopo un iniziale approccio generalistico alla green economy, ogni settore e ogni distretto ha avviato propri percorsi per essere in grado di rispondere a esigenze specifiche.
Emilio Mussini, ricordando il percorso svolto dal settore della ceramica italiana che l’ha portata ad essere all’avanguardia per tecnologie, processi e prodotti green, ha sottolineato il gap energetico che pesa sul settore e ha posto il problema della giungla di marchi e di certificazioni, ostacolando la loro riconoscibilità presso il consumatore e quindi una risposta che premi le imprese.
Maurizio Torreggiani oltre all’azienda e al territorio, nel percorso di sviluppo della green economy come fattore di competitività, aggiunge il ruolo della Comunità Europea e richiama il Made in Italy come un marchio conosciuto in tutto il mondo, sinonimo di alta qualità e alta tecnologia, che deve essere coniugato in ottica green in ogni suo aspetto, ma che deve essere difeso dalle contraffazioni. Ha infine ricordato come è importante ricostruire l’economia delle zone terremotate per ridurre le conseguenze sull’intera provincia e come opportunità di green economy.
Giovanni Rompianesi ha ricordato come le singole imprese ceramiche del distretto abbiano le migliori prestazioni ambientali a livello mondiale, è l’alta concentrazione a determinare criticità e a richiedere risposte di territorio e non solo di singola azienda; la nascita della nuova provincia può favorire la semplificazione e l’unità di intenti.
















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