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Matteo Brancaleoni: “Il mio sound? E’ come una campana Capanni”

Chi ha mai detto che le campane sono stonate? E che ai giovani non piace il jazz? Che è roba per grandi, intellettuali o altro del genere? Non è affatto così!”. Parola di Matteo Brancaleoni, 31 anni, milanese di nascita ma cuneese d’adozione (divide infatti la propria vita tra la frenesia del capoluogo lombardo e le dolci colline piemontesi, terre di vini e ottimi sapori).

Fortunatamente, i luoghi comuni non hanno sempre ragione, ma questo in realtà pochi lo sanno.

Il Belpaese della musica di qualità pullula di personaggi in grado di far battere di emozioni il cuore della gente.

Con Copacabana, rivisitazione inedita del celebre successo di Barry Manilow, Matteo Brancaleoni ha segnato il suo ritorno in grande stile sulle scene musicali a due anni dal suo ultimo disco già al secondo posto della ITunes Jazz Chart, e ora fa tris con questo brano, delicato e sprizzante di energia, che ha anticipato l’uscita di New Life, terza opera della sua carriera discografica, prodotta dal talent scout torinese Renato D’Herin e pubblicata da Irma Records, prestigiosa label del settore con distribuzione Self, che arriva sul mercato dopo grandi attestati di stima ricevuti in passato da Fiorello e duetti insieme al grande Michael Bublè.

Il mio sound? E’ come una campana Capanni: unico e artigianale, come il suono dei bronzi prodotti dalla nota secolare e omonima fonderia emiliano-romagnola, la più antica e riconosciuta al mondo nell’arte della fabbricazione delle campane”. L’Emilia Romagna evidentemente porta bene al giovane artista milanese, essendo del medesimo territorio anche la sua etichetta discografica.

E aggiunge: “Lo stesso vale per il jazz e lo swing: contrariamente a quanto erroneamente credono i più, non sono affatto musica di nicchia, bensì appartengono al patrimonio di tutti: sono alle radici della sette note, i pilastri portanti e imprescindibili dello sviluppo musicale moderno. Un repertorio senza tempo e senza età, quello che canto da sempre, custode attento dei valori di una civiltà, quale quella occidentale, che anche in materia musicale ha bisogno di guardare al passato per non lasciarsi travolgere in tempo di crisi da un presente asfittico e senza frontiere”, dichiara Matteo Brancaleoni. “Così sono infatti anche le mie canzoni, o meglio quelle che ho fatto mie vestendole di nuove sonorità sotto la guida di Papik, l’arrangiatore di “New Life”: sono la voce di una comunità proprio come le campane di una chiesa, capaci di richiamare fra parole e note alla mente scenari evocativi, fatti, storie e ricordi di un secolo, quale il Novecento, che tanto ha dato alla storia dell’umanità e dal quale non possiamo prescindere”.

 
















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