Brescello, un borgo di 5 mila anime che, nella fortunata serie di film, erano contese tra don Camillo e Peppone, tanto che ancora oggi migliaia di turisti vengono in gita sui luoghi che hanno fatto da set ai racconti di Giovannino Guareschi. Negli anni, però, sono cambiati i personaggi e la tranquilla a Brescello, con il passare del tempo, si è trasformata. Una metamorfosi che sembra aver toccato anche qualche bullo che non ha esitato a dar fuoco ad un’abitazione, peraltro sbagliando obiettivo, con il fine di intimorire un ragazzo del paese. Sarebbe proprio questo il “casus belli” ossia la molla che ha fatto scattare la spedizione punitiva nei confronti di un 20enne di Brescello, colpevole, secondo gli autori, di aver sparlato in paese di uno dei due indagati definendolo ubriacone.
Per questo motivo “armati” di accendini, in due hanno raggiunto l’abitazione di quella che, erroneamente, ritenevano essere la casa del ragazzo, dando fuoco prima ad un cartello vendesi e dopo al tendone che ricopriva la porta d’ingresso dell’abitazione presa di mira. Erano le 2,00 del 27 settembre scorso quando i due, dopo il raid ritorsivo, si davano alla fuga venendo notati proprio dalla loro vittima, un 20enne abitante nella zona, che resosi conto di quanto accaduto si adoperava per spegnere le fiamme che stavano interessando l’abitazione di due ignari anziani.
Sul posto intervenivano i Carabinieri della Stazione di Brescello che avviavano le indagini partendo dalle testimonianze dirette del ragazzo che descriveva ai militari i due autori. Dall’altra parte uno dei due bulli, per niente intimorito, avvicinava un parente del testimone “invitandolo” a far ritrattare il nipote altrimenti gli avrebbe dato fuoco. Un ulteriore passo falso in quanto la minaccia è stata riportata ai carabinieri di Brescello che stringevano le indagini convocando in caserma i due presunti responsabili che incalzati dalle domande e vinti dalle risultanze investigative dei carabinieri, rendevano piena confessione, fornendo l’assurda giustificazione del gesto.
Alla luce di quanto sopra i due bulli di 42 e 34 anni, entrambi disoccupati e residenti a Brescello, venivano denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia con l’accusa di concorso in danneggiamento, seguito da incendio ed estorsione per le minacce proferite allo zio del testimone affinché questi ritrattasse la sua deposizione.