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Successo per il Congresso di Endoscopia a Modena

Grande successo per il convegno nazionale della Sied (Società italiana di endoscopia digestiva), “Il carcinoma colorettale. Il ruolo dell’endoscopia nella prevenzione e nel trattamento”, che è cominciato ieri pomeriggio e che si prolungherà sino a mercoledì 3 ottobre. 300 iscritti e relazioni di grande interesse per questa kermesse, per la prima volta ospitata nella nostra Regione, che si tiene alla Camera di Commercio di Modena e che riunisce il gotha degli specialisti della materia, per fare il punto sull’mportanza dei programmi di screening nella prevenzione dei tumori al colon retto.

Modena vanta una grande tradizione nello screening del colon-retto. Nel 2009, secondo i dati ufficiali del Registro Tumori di Modena, sono circa 600 le persone (260 le donne) cui è stato diagnosticato un tumore a carico del distretto colorettale. Un ruolo fondamentale per arginare questo tipo di carcinoma è rappresentato, attualmente, dai programmi di screening che consentono una diagnosi precoce di tale patologia. Nella nostra provincia, tra il 2011 e il 2012, nonostante i disagi provocati dal terremoto, si prevede che partecipino al programma di prevenzione e diagnosi precoce dei tumori al colon retto circa 166mila persone, tra i 50 e i 69 anni.

“Il carcinoma colorettale rappresenta una delle grandi sfide della sanità e il corso di Modena ne affronta le tematiche più rilevanti, evidenziando tra l’altro il ruolo fondamentale dei programmi di screening nella prevenzione e nel trattamento di questi tumori” sostiene il Presidente del corso il prof. Emilio Di Giulio. “L’endoscopia occupa un ruolo centrale nella prevenzione, nella diagnosi e nella gestione terapeutica di gran parte delle malattie dell’apparato digerente. E’ per questo che la Sied ha voluto dedicare il suo corso nazionale a questo tema” sottolinea il dottor Alberto Merighi, responsabile della Struttura Semplice di Endoscopia digestiva del Policlinico e Direttore del corso.

Un corso che giunge a Modena anche in considerazione dell’impegno messo in campo dalle aziende sanitarie locali per promuovere la “cultura” della prevenzione sul territorio. Importante ricordare, infatti, che ogni due anni le aziende sanitarie modenesi invitano le persone di età compresa tra i 50 e i 69 anni, residenti nei vari distretti, a partecipare al programma di screening, fornendo un semplice campione di feci per la ricerca del sangue occulto (l’esame FOBT). Questo test rappresenta uno strumento che “in prima battuta” serve a individuare eventuali problemi legati al distretto rettale: nel solo 2010 sono state più di 39mila le persone residenti in provincia che hanno effettuato tale esame (con una adesione del 57% del totale degli invitati). Di queste, il 4,4% è risultato positivo alla presenza di sangue occulto, e ha quindi eseguito un’indagine di approfondimento rappresentata dalla colonscopia. Ogni anno i servizi di Endoscopia effettuano più di 2.500 esami legati allo screening.

Domani, ultimo giorno del convegno, sarà l’occasione per parlare delle innovazioni diagnostiche in campo endoscopico, con una sezione speciale, svolta per la prima volta congiuntamente al Corso Nazionale, il Club Italiano Capsula Endoscopica ed Enteroscopia (CICEE) coordinato dal prof. Roberto de Franchis. Tema dell’incontro sarà il ruolo della videocapsula endoscopica e dell’enteroscopia “device assisted” nella diagnosi e terapia di diverse patologie. Una prima sessione sarà dedicata alle forme più rare di neoplasie del colon ed al ruolo diagnostico della video capsula nello studio del colon. La videocapsula endoscopica è una videocamera miniaturizzata inserita in una capsula ingeribile, monouso, delle dimensioni di 26 per 11 mm, in grado di visualizzare il piccolo intestino in tutta la sua lunghezza; viene eseguita su indicazione e richiesta specialistica, è di semplice esecuzione, non invasiva e non richiede la sedazione. L’indicazione principale all’esecuzione di un enteroscopia con videocapsula o “deviced assisted” nello studio del piccolo intestino è il sanguinamento gastrointestinale oscuro definito come sanguinamento di origine sconosciuta che persiste o si ripresenta dopo una prima valutazione endoscopica negativa (EGDS e Colonscopia). L’enteroscopia viene eseguita con un endoscopio di maggior lunghezza; oltre all’enteroscopia push esistono altri sistemi di enteroscopia definiti “divices assisted”; si parla infatti di enteroscopia a singolo, a doppio pallone o spirale. L’enteroscopia può essere eseguita con approccio orale o anale e la scelta dipende dalla supposta localizzazione della lesione. L’enteroscopia richiede la sedazione e possiede oltre ad un ruolo diagnostico (con possibilità di prelievi bioptici) anche un ruolo terapeutico risultando pertanto spesso complementare alla videocapsula che è invece al momento un’indagine solamente di tipo diagnostico.

Immagini: l’aula – da sinistra Alberto Merighi, Roberto de Franchis, Emilio Di Giulio

















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