Ho letto con interesse e applicazione il documento della Direzione Provinciale Legacoop Modena titolato “Linee di indirizzo nelle politiche del lavoro e sindacali” e, con franchezza, l’ho trovato debole e difensivo ma, soprattutto, appiattito sulle posizioni che da anni caratterizzano le scelte del gruppo dirigente di Coop Estense.
Una chiamata a raccolta, quasi certamente imposta da Coop Estense, che rischia di schiacciare il movimento cooperativo modenese in difesa di posizioni contrattuali che nulla hanno di moderno ed avanzato, e che non sono in grado di far fronte ai problemi veri che attraversano, sia l’insieme delle imprese cooperative, che Coop Estense.
Non c’è niente di moderno nella scelta della cooperativa di distribuzione nel cancellare, con un atto di imperio, tutta la storia contrattuale degli ultimi trent’anni per sostituirla con un sistema di regole imperniato sulla centralità dell’impresa ed il suo diritto a governarla, priva di vincoli per quanto riguarda l’utilizzo e la prestazione dei lavoratori, l’organizzazione del lavoro, le flessibilità e le aperture domenicali. A questa inaccettabile e anacronistica filosofia rispondono sia la logica delle “pagelline”, che la dichiarata indisponibilità di Coop Estense a regolare flessibilità, lavoro domenicale ed i diversi regimi di orario di lavoro.
Un documento che vede apparentemente compattata l’intera rappresentanza delle imprese Coop modenesi, ma che, a mio avviso, rappresenta un’unità di facciata, resa possibile dal “peso” di Coop Estense e dallo “stato di necessità” in cui operano diverse imprese cooperative. Imprese, che per la qualità delle relazioni sindacali vigenti, per storia e tipologia delle attività svolte, sono invece animate dal bisogno di ricerca condivisa per la soluzione delle problematiche e delle vertenze aperte.
Una diversità di relazioni e stili gestionali che automaticamente si ripercuotono positivamente sulla qualità delle relazioni sindacali e questa semplice verità non può essere distorta da coloro che anziché interrogarsi sulle ragioni e l’asprezza dei conflitti aperti, preferiscono nascondersi dietro il malcelato tentativo di dividere il Sindacato, le sue categorie o le sue rappresentanze aziendali (RSU) in buoni e cattivi, aperti al nuovo od ostili a cambiamenti.
E’ un giudizio che non regge ai fatti e che respingo al mittente.
Nell’invitare quindi Legacoop Modena a rivedere le proprie valutazioni – e a non esprimere giudizi inaccettabili nei confronti di chi come la Cgil e l’insieme del Movimento sindacale hanno storicamente contributo alla nascita ed all’affermazione del movimento cooperativo, assegnandogli un ruolo fondamentale per lo sviluppo, la lotta alla disoccupazione e alla povertà, la promozione della dignità e dell’emancipazione dei lavoratori – dichiaro la piena disponibilità della Cgil di Modena al confronto sull’insieme delle questioni che riguardano il ruolo della cooperazione quale fattore di promozione per crescita e sviluppo e per l’avvio di una stagione di rilancio dell’occupazione e della dignità del lavoro.
Una disponibilità al confronto generale che può concretizzarsi solo a seguito di una positiva evoluzione delle vertenze aperte.
Chiedo perciò a Legacoop Modena di adoperarsi con forza per la soluzione delle vertenze legate ai processi di riorganizzazione o difficoltà aziendali (quali ad esempio, Civ & Civ, Coop Icea).
Chiedo una altrettanto chiara e immediata disponibilità di Legacoop Modena ad adoperarsi per favorire una rapida e positiva conclusione delle vertenza Coop Estense. Volontà che non ritrovo nel documento elaborato dalla sua Direzione Provinciale che, nei fatti, rappresenta una subordinata e acritica accettazione degli errori, delle decisioni e dei comportamenti assunti dalla Direzione di Coop Estense durante tutta questa lunga fase della vertenza.
Serve un cambio di passo.
(Donato Pivanti, segretario generale Cgil Modena)