La recente legge di riforma del mercato del lavoro non soddisfa pienamente le aspettative delle piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi aderenti alla Confesercenti dell’Emilia Romagna in quanto, nonostante le modifiche introdotte rispetto all’impostazione originaria, riduce gli elementi di flessibilità del lavoro “in entrata” e rende di fatto inapplicabile alcuni istituti molto utilizzati da questa tipologia di imprese, come ad esempio il lavoro a chiamata. E’ quanto emerso oggi nel corso del convegno “Riforma del lavoro e impatto sulle piccole e medie imprese”, tenutosi a Bologna e organizzato dalla Confesercenti dell’Emilia Romagna.
All’incontro, coordinato da Beppe Boni, Vicedirettore de Il Resto del Carlino, hanno partecipato l’Onorevole Giuliano Cazzola, il Senatore Tiziano Treu, la Responsabile del servizio lavoro della Regione E.R Paola Cicognani, il Professor Michele Faioli dell’Università Tor Vergata di Roma, Stefano Bollettinari, Direttore della Confesercenti E.R. e Mauro Bussoni, Vicedirettore generale Confesercenti nazionale.
“I contratti a tempo determinato e a chiamata, così come altre forme di flessibilità – sostiene Stefano Bollettinari –Direttore di Confesercenti Emilia Romagna- non vanno penalizzati perché, se gestiti correttamente, rappresentano una necessità per il settore terziario e per il turismo, in quanto corrispondono ad esigenze oggettive e peculiari di questo comparto. Basti pensare, per fare un esempio, alla stagionalità turistica, ai picchi di lavoro durante i weekend e nelle festività, che ormai fanno parte dei cambiamenti del mercato e delle abitudini dei consumatori o a volte sono indotti da cambiamenti legislativi. Inoltre, in tanti casi questi strumenti hanno permesso ai giovani di entrare nel mondo del lavoro trovando poi un’ occupazione più stabile.
Oltre a ciò, Confesercenti Emilia Romagna ritiene importante continuare a riproporre due temi che nella riforma recentemente varata non sono contenuti: la riduzione del costo del lavoro, e quindi del cuneo fiscale, e la previsione di misure significative di incentivazione all’occupazione particolarmente importanti in questa fase di forte crisi economica”.