“Abbiamo depositato un’interrogazione per fare piena luce sull’impianto Inalca di Castelvetro, e capire perché mai sia ancora a caccia di finanziamenti europei se brucia materiali che non sono più finanziabili… La Regione che ne pensa?” – domanda Andrea Defranceschi, Capogruppo del Movimento 5 Stelle Emilia-Romagna, depositando l’atto – “Abbiamo anche un esposto ormai perfezionato, perché questa è una vicenda intricata. Qui c’è un’azienda che brucia carcasse animali e pretende soldi pubblici come se producesse energia verde. Non ci siamo proprio… Andremo fino in fondo”.
LA STORIA
“La ditta INALCA spa con sede a Castelvetro (MO) l’11 Luglio 2011 sottopone, ai fini di ottenere la Valutazione di Impatto Ambientale un progetto denominato: ‘Impianto per la produzione di energia elettrica e termica dalla combustione di biomasse di origine animale’” – dice Andrea Defranceschi, – “che prevedeva motori in parte alimentati da una pasta/artefatto di grasso ottenuta attraverso un processo di trasformazione di carcasse animali, scarti classificati come ‘categoria 1’. Ma il 29 luglio 2011” – spiega Defranceschi – “l’ Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea ha modificato la legge 142/2011, escludendo i materiali di categoria 1 tra quelli destinati alla produzione di combustibili rinnovabili, vietando quindi anche i relativi finanziamenti europei per chi li brucia. L’impianto Inalca sembra quindi escluso. Invece no, perché insiste nel richiedere l’approvazione del progetto e dei finanziamenti; e anche gli Enti locali (Comune, Provincia e Regione) sembrano per un lungo periodo ignorare la modifica della legge europea, evitando tra l’altro di chiedere pareri sanitari agli enti competenti, ed evitando di informare la cittadinanza in merito al nuovo impianto. Solo a seguito dell’intervento di un Comitato cittadino, e conseguenti articoli sui giornali” – ricorda il Capogruppo – “la Provincia di Modena, dopo richieste di integrazioni, decide di riaprire i termini delle osservazioni il giorno 2 Febbraio 2012. Il 22 Maggio 2012 la Conferenza di servizi (CDS) esprime parere negativo in quanto non risultavano soddisfatte le direttive sanitarie europee come esplicitato nella nota ministeriale DGSAN 20201 presentata dal proponente. Più precisamente l’autorizzazione è stata negata con le seguenti motivazioni “sulla base delle verifiche effettuate, con la documentazione progettuale depositata ed alla luce dell’attuale situazione normativa, non risulta possibile concedere l’autorizzazione a realizzare l’impianto di cogenerazione”.
Nove giorni dopo l’espressione di non ammissibilità del progetto da parte della CDS della Provincia di Modena, Inalca chiede alla Provincia di stralciare dal progetto l’impianto di cogenerazione, presenta un progetto relativo alla realizzazione di un impianto di “rendering” come da primo progetto, con le 84 ton /giorno di materiale categoria 1;
Però anche sul nuovo progetto (approvato in un paio di settimane circa, saltando le naturali tempistiche di approvazione e relative tempistiche per le osservazioni) rimangono dubbi; in particolare si continua ad ignorare la modifica alla legge 142/2011 e si continuano a citare i finanziamenti per le fonti rinnovabili, nonostante l’impianto tratti sempre materiale di categoria 1 quindi – chiaramente – da escludere dai finanziamenti.”
(Andrea Defranceschi Capogruppo Gruppo Assembleare Movimento 5 Stelle-Beppegrillo.it Emilia-Romagna)