Sabato 22 settembre, tutte le classi terze e alcune seconde della scuola secondaria di primo grado di Casalgrande hanno incontrato, presso il teatro De Andrè, la figlia del magistrato Antonino Scopelliti, accompagnata dal coordinatore dell’associazione “E adesso ammazzateci tutti”, Ciccio Blaganò e da Mauro Ponzi, presidente del consorzio Oscar Romero. L’iniziativa è stata organizzata, nell’ambito della Fiera di Settembre, dall’Amministrazione comunale di Casalgrande nella persona di Marco Cassinadri, assessore al volontariato-associazionismo. Alle 9.30 era stato inaugurato Piazzale Scopelliti che si trova davanti alla nuova palestra della scuola primaria.
Mauro Ponzi, a teatro, ha avuto il compito di presentare Rosanna Scopelliti e Ciccio Blaganò.
Nonostante gli innumerevoli alunni presenti all’evento (circa 300) l’incontro è stato quasi personale, toccante e coinvolgente, perché Rosanna Scopelliti, nel raccontare con tanto coinvolgimento la storia del padre, ha fatto rivivere agli alunni le emozioni da lei provate durante i primi sette anni di vita trascorsi con il genitore.
La figlia del magistrato è riuscita a catturare l’attenzione dei ragazzi, perché ha utilizzato un linguaggio semplice, diretto e chiaro, permettendo loro di intendere il significato di: mafia, associazioni mafiose, associazioni antimafia e li ha esortati ad essere cittadini consapevoli e rispettosi. Raccontando la vita di suo padre ha parlato del valore di essere magistrato e li ha sollecitati a pensare e a cogliere l’importanza di vivere nel rispetto della legalità, soprattutto nella loro vita quotidiana. Significativa è stata questa frase, riportata in seguito da alcuni studenti,“…non siete troppo piccoli per fare delle scelte, dovete decidere se stare dalla parte della giustizia e della legalità o dalla parte dell’ingiustizia, dell’illegalità, della mafia … anzi siete già in ritardo”.
I ragazzi sono tornati a scuola arricchiti dalle parole dette da Rosanna, da alcune sue espressioni hanno veramente colto cosa significano legalità e rispetto della legge: “Io mi ribello quando dicono che sono la figlia di un eroe, perché in realtà lui svolgeva solo il suo lavoro”, questa espressione ha permesso loro di cogliere che siamo tutti chiamati a svolgere il nostro dovere nel rispetto delle leggi e degli altri non perché siamo degli eroi, ma in quanto cittadini.
Sono rimasti inoltre colpiti dal racconto della vita familiare del giudice: “mio padre ha vissuto senza mai dichiarare di avere una famiglia per proteggerci, ma anche per evitare di essere ricattato dalla mafia” . “Io non ho mai avuto un passeggino, ma viaggiavo in una sacca da tennis rossa e questo era il mio modo di proteggere mio padre”. Carica di significati è stata anche la risposta ad una domanda posta da una alunna sul perché il padre non avesse una scorta: “mio padre non ha voluto una scorta, perché non voleva mettere a repentaglio la vita degli altri”.
Molto diretto, e vicino a quello che i ragazzi utilizzano tra di loro, è stato il linguaggio utilizzato da Ciccio Blaganò per spiegare il perché del nome dell’associazione “E adesso ammazzateci tutti”. Ai ragazzi, grazie al suo intervento, è risultato molto chiaro il paragone tra il mafioso e il bullo, visto come “sfigato”che acquista forza solo all’interno di un gruppo. E’ piaciuto molto anche questo messaggio: “se i mafiosi sono pochi e le persone che vivono nel rispetto della legge sono tante allora si può fare tanto per cambiare” e proprio da lì si apre uno spiraglio per il futuro.