«In mancanza dei fondi comunitari, chiediamo che sia il Governo Italiano a farsi carico del rimborso delle risorse già anticipate dalle nostre Amministrazioni per i danni prodotti dall’emergenza neve. Senza questa copertura non saremo più in grado di intervenire in alcun modo, né per completare i tanti interventi iniziati, né tanto meno per prevenire nuove emergenze».
È questa la richiesta avanzata dal presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani assieme ai presidenti della Provincia Forli-Cesena Massimo Bulbi e della Provincia Rimini Stefano Vitali, in una lettera inviata al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri.
«Chi come noi – spiega la missiva – ha agito con scrupolosità e seguendo nel dettaglio le direttive comunitarie si trova oggi non solo senza parole, ma anche senza più risorse. Da soli siamo riusciti ad uscire dall’emergenza, senza i fondi attesi dalla Commissione Europea non siamo però più in grado di continuare».
Nella lettera – motivata dalla preoccupazione per l’ormai certa bocciatura da parte della Commissione Europea dei fondi per le zone colpite dal maltempo di febbraio – evidenzia che « le province di Forlì-Cesena e di Rimini sono state tra le più colpite dall’emergenza neve che ha comportato danni ingenti non solo di tipo infrastrutturale, ma anche per quanto concerne il blocco della produzione che tante piccole e medie imprese».
Inoltre, «le imprese, l’agricoltura, la zootecnica, i singoli privati, ma anche gli stessi edifici pubblici (ospedali e scuole su tutti) hanno subito danni per centinaia di milioni di euro, durante quei drammatici 18 giorni invernali, che hanno tenuto un’intera porzione della nostra regione in isolamento dal resto del paese. Danni veri, problemi tremendamente reali, migliaia di euro spesi e documentati per pagare i primi interventi di soccorso. Risorse anticipate con grande difficoltà e sacrificio; 70 milioni di euro spesi dagli enti locali dell’Emilia Romagna negli interventi di soccorso; almeno altri 20 milioni di euro sarebbero necessari per intervenire sugli assi viari e sugli edifici pubblici ammalorati. C’è poi l’indotto di questa calamità: ancora oggi, a mesi di distanza, centinaia di imprese faticano a risollevarsi, costretti a fare i conti con l’incertezza dei risarcimenti e di converso la certezza della fiscalità che non si è fermata».